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Sarebbero passate ore, giorni, prima che le nuove comunicazioni a fascia stretta potessero arrivare a Barrayar e Cetaganda. Gente agitata e frenetica poteva commettere errori fatali nel giro di pochi minuti. Secondi…

— Se lei prega, Vorpatril, preghi che nessuno faccia niente di stupido prima che quei messaggi arrivino, e che vengano creduti.

— Lady Vorkosigan — sussurrò Vorpatril. — Pensa che possano essere allucinazioni dovute all’infezione?

— No, no — rispose lei. — Sta solo pensando troppo in fretta, e saltando i passaggi intermedi. Miles, amore, ti dispiacerebbe aggiungere qualche dettaglio?

Miles fece un profondo respiro, e poi altri due o tre, per smettere di tremare. — Il ba. Non è un agente in missione. È un criminale. Un rinnegato. Forse folle. Sono convinto che abbia dirottato la nave annuale dei feti haut diretta a Rho Ceta, mandandola a precipitare nel sole più vicino con tutti a bordo, probabilmente già assassinati, e se la sia svignata con il carico. Poi è passato per Komarr, ed è ripartito con una nave commerciale appartenente all’Imperatrice Laisa… e mi si torce lo stomaco a immaginare l’effetto che farà questo particolare dettaglio a certe menti all’interno del Nido Celeste. I cetagandani credono che noi abbiamo rubato i loro feti, o tenuto mano al ladro, e, buon Dio, assassinato una consorte planetaria, e così stanno per dichiararci guerra per sbaglio!

— Oh — disse Vorpatril senza espressione.

— La sicurezza del ba dipendeva dalla totale segretezza, perché, una volta capita la verità, i cetagandani non si sarebbero fermati finché non avessero punito questo crimine. Ma il piano perfetto si è incrinato quando Gupta non è morto come prestabilito. Gupta ha coinvolto Solian, che ha coinvolto voi, che avete coinvolto me… — La sua voce rallentò. — Tuttavia rimane il mistero di cosa diavolo intende farsene il ba di quei feti haut.

Ekaterin suggerì esitante: — Potrebbe averli rubati per conto di qualcun altro?

— Sì, ma i ba non dovrebbero essere corruttibili.

— Be’, se non per denaro o altri guadagni, magari perché era ricattato o minacciato? Magari una minaccia a qualche haut cui il ba è fedele?

— O magari qualche fazione nel Nido Celeste — suggerì Miles. — Solo che… se i nobili ghem agiscono per fazioni, così come i nobili haut, il Nido Celeste si è sempre mosso in modo unitario. Anche quando stava, forse, commettendo un tradimento, dieci anni fa. Le dame haut non hanno mai preso decisioni separate.

— Il Nido Celeste ha commesso tradimento? — fece eco Vorpatril, attonito. — Questo di certo non è mai trapelato! È sicuro? All’epoca non ho mai sentito di esecuzioni a un livello tanto alto dell’Impero. — Fece una pausa, e aggiunse in tono perplesso: — Come avrebbe fatto, comunque, una banda di dame haut fabbrica-bambini a commettere tradimento?

— Non è precisamente riuscito. Per vari motivi. — Miles si schiarì la voce.

— Lord Ispettore Vorkosigan. Sta parlando dal suo comunicatore, vero? — si intromise una nuova voce, molto gradita.

— Sigillatrice Greenlaw! — gridò felice Miles. — Siete in salvo? Tutti?

— Siamo in salvo sulla Stazione Graf — rispose lei. — Sembra prematuro definirlo in salvo. E lei?

— Sono ancora intrappolato sulla Idris. Anche se non totalmente privo di idee.

— Ho bisogno di parlarle con urgenza. Lei può isolarsi da Vorpatril?

— No, il mio comunicatore ha un collegamento aperto con l’ammiraglio Vorpatril, signora. Può parlare con tutti e due allo stesso tempo, se vuole — interloquì in fretta Miles, prima che lei potesse esprimersi ancora più liberamente.

La quad esitò per un istante. — Bene. Abbiamo assolutamente bisogno che Vorpatril trattenga, ripeto, trattenga qualsiasi forza d’attacco al suo comando. Corbeau conferma che il ba ha effettivamente con sé una specie di controllo a distanza, collegato alla carica che ha nascosto sulla Stazione. Il ba non sta bluffando.

Miles alzò gli occhi sorpreso sul suo video muto del ponte di comando. Corbeau stava seduto nel posto del pilota, con la cuffia di controllo abbassata, il viso privo di espressione. — Corbeau conferma? Come? È nudo come un verme… e il ba lo tiene d’occhio costantemente! Ha un comunicatore sottocutaneo?

— Non c’è stato tempo di trovarne uno e inserirlo. Siamo rimasti d’accordo che avrebbe fatto lampeggiare le luci di posizione della nave secondo un codice prestabilito.

— Di chi è stata l’idea?

— Sua.

Svelto, il ragazzotto. Il pilota era dalla loro parte. Oh, questa sì che era una buona notizia… I tremiti di Miles stavano diventando insostenibili.

— In questo momento ogni quad della Stazione non impegnato in funzioni di emergenza sta cercando la bio-bomba — continuò Greenlaw — ma non abbiamo idea di che aspetto abbia, o di quanto sia grande, o se sia mascherata in qualche modo. E se ce ne sia più di una. Stiamo cercando di far evacuare i bambini su tutte le navi e navette che abbiamo a portata di mano, e sigillarle, ma in realtà non possiamo essere sicuri nemmeno di quelle. Se voialtri fate qualunque cosa per provocare quel pazzo, se fate partire una forza d’attacco non autorizzata prima che questa minaccia sia stata trovata e completamente neutralizzata, giuro che darò personalmente ordine alla nostra milizia di abbatterla in volo. Ricevuto, ammiraglio? Confermi prego.

— Ho capito — rispose Vorpatril con riluttanza. — Ma signora, lo stesso Ispettore Imperiale è stato infettato dal ba. Non posso starmene qui seduto senza far niente.

— Ci sono cinquantamila vite sulla Stazione Graf, ammiraglio… Lord Ispettore! — La sua voce venne meno per un momento, poi tornò rigida. — Mi dispiace, Lord Vorkosigan.

— Non sono ancora morto — replicò Miles, compassato. Una nuova, estremamente sgradita sensazione lottava con la paura che gli serrava lo stomaco. Aggiunse: — Attendete, torno subito.

Facendo cenno a Roic di restare fermo, Miles aprì la porta dell’ufficio, uscì in corridoio, aprì la visiera, si chinò, e vomitò sul pavimento. Niente da fare. Con un gesto rabbioso, rialzò la temperatura della sua tuta. Serrò gli occhi per respingere un capogiro, si pulì la bocca, rientrò e riaprì la comunicazione. — Continui pure.

Smise di prestare attenzione alle voci di Vorpatril e Greenlaw che discutevano tra loro, ed esaminò più attentamente la panoramica del ponte di comando. C’era un oggetto che doveva essere lì, da qualche parte… ah, eccolo, un piccolo crio-congelatore delle dimensioni di una valigetta, posato con cura su uno dei sedili vuoti, vicino alla porta. Un normale modello commerciale, senza dubbio acquistato da qualche fornitore di attrezzature mediche lì alla Stazione Graf. Tutto questo, tutto questo pasticcio diplomatico, questo esagerato percorso di morti che si dipanava per mezzo Complesso Iperspaziale, due imperi in bilico sull’orlo della guerra, dipendeva da quella valigetta.

Miles ricordò la vecchia favola barrayarana del malvagio mago mutante che teneva il suo cuore in uno scrigno per nasconderlo ai suoi nemici.

— Greenlaw — si intromise Miles. — Avete un modo per fare segnali a Corbeau?

— Abbiamo selezionato uno dei fari di navigazione che trasmette sui canali dei piloti ai controlli ciberneurali. Non possiamo trasmettere comunicazioni a voce, Corbeau non era certo di come sarebbero arrivate ai suoi sensi. Siamo sicuri di potergli far arrivare qualche semplice segnale visivo o sonoro in codice.

— Ho un messaggio semplice per lui. Urgente. Trasmettetelo se potete. Ditegli di aprire tutte le porte stagne interne nel ponte centrale. E, se può, di disattivare anche le telecamere di sicurezza della stessa zona.

— Perché? — chiese lei, sospettosa.

— Lì c’è intrappolato del personale che morirà tra breve se non lo fa — rispose prontamente Miles. Be’, era vero.