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Prima mi diedi da fare in officina, mettendo al lavoro il braccio numero tre. Il risultato fu una minuscola scatola che conteneva venti circuiti vocalizzatori privi di apparato di ascolto. Chiamai Mike e gli dissi di ammalarsi in modo abbastanza grave da preoccupare il Governatore, poi aspettai.

Mi chiamarono in capo a mezz’ora. Mike ne aveva pensata una bella: la sua malattia era una serie di folli oscillazioni nel sistema di condizionamento d’aria nella residenza del Governatore. La temperatura si alzava e si abbassava ciclicamente con periodi di undici minuti e la pressione dell’aria aumentava e diminuiva al ritmo rapidissimo di circa due cicli al secondo, roba da far diventare chiunque tremendamente nervoso e forse anche da causare male alle orecchie.

Il condizionatore di una casa, per quanto grande e importante, non dovrebbe mai essere affidato a un calcolatore come Mike! Nella fattoria Davis il condizionamento d’aria per la casa e i campi era controllato da un apparecchio elementare, con una rete di segnali d’allarme, e chiunque era in grado di saltare dal letto, passare al controllo manuale e trovare il guasto in un momento. Oltretutto il condizionamento era organizzato in modo tale che se le mucche erano al freddo, il grano, in un campo isolato, era al sicuro, e se le luci che nutrivano il grano si spegnevano, quelle dell’insalata continuavano a splendere. Che Mike potesse combinare guai nella residenza del Governatore e nessuno sapesse cosa fare, era una prova ulteriore di quanto fosse sciocco concentrare tutto in un solo cervello elettronico.

Mike sprizzava di gioia da tutte le parti. Era uno scherzo che gli piaceva molto. Piaceva anche a me e gli dissi di continuare pure a divertirsi. Nel frattempo aprii la cassetta degli arnesi e tirai fuori la piccola scatola nera.

In quel momento, il tecnico di guardia si mise a suonare e a bussare alla porta. Impiegai un bel po’ di tempo per andare ad aprire e mi infilai anche il braccio numero cinque che sconvolge tutti quelli che lo vedono e fa venire il vomito ad alcuni. — Che cosa ti prende, amico? — chiesi.

— Senti — rispose — il Governatore sta facendo il diavolo a quattro. Non hai ancora trovato il guasto?

— I miei rispetti al Governatore e digli che gli restituirò la sua tranquillità appena avrò localizzato il circuito difettoso. E riuscirò a farlo presto se non sarò interrotto da domande stupide. Vuoi continuare a stare sulla porta a impolverare la macchina mentre apro i pannelli di protezione? Se lo fai, dato che ora sei tu di guardia, quando la polvere avrà messo il calcolatore fuori uso, lo riparerai tu. E non lascerò il mio letto caldo per venire a darti una mano. Puoi dirlo al tuo maledetto Governatore.

— Stai attento a quello che dici!

— Stacci attento tu, amico. Vuoi chiudere quella porta o no? Oppure devo tornare a Luna City? — Alzai il braccio numero cinque come una clava.

Chiuse la porta.

Non avevo nessun interesse a insultare quel pover’uomo. Era solo politica spicciola per rendere il prossimo il più infelice possibile. Quel tipo già trovava difficile lavorare per il Governatore. Volevo che quel posto gli diventasse insopportabile.

— Devo continuare? — chiese Mike.

— Ancora per dieci minuti, poi ferma all’improvviso. Dopo, per circa un’ora, qualche altro disturbo, diciamo la pressione dell’aria. Sbalzi irregolari, ma violenti. Sai che cos’è un bang sonico?

— Certamente, il rumore prodotto da un velivolo supersonico che…

— Lascia perdere la definizione. Subito dopo aver interrotto gli effetti più gravi, scuoti i condotti dell’aria ogni cinque o sei minuti, causando quanto di più simile a un bang sonico. E infine, diamogli una lezione che gli rimanga ben impressa in testa. Dunque… Mike, puoi far funzionare all’indietro il sifone dei gabinetti?

— Certamente! Tutti?

— Quanti ne ha?

— Sei.

— Bene… programma una bella spinta per tutti e sei, quanto basta per inondargli i tappeti. Ma se ce n’è uno vicino alla sua camera da letto, fai una fontana fino al soffitto. Puoi?

— Programma inserito!

— Molto bene. E adesso, al lavoro. — Nella scatola di ricezione del vocalizzatore di Mike c’era spazio per inserire e nascondere il nuovo apparecchio. Ci impiegai quaranta minuti con il braccio numero tre. Feci prima una prova interna poi gli chiesi di chiamare Wyoh e di controllare ogni circuito.

Per dieci minuti ci fu tranquillità. Ne approfittai per lasciare tracce del lavoro che non avevo fatto, per rimettere a posto gli attrezzi, cambiarmi il braccio, riporre la lista di mille barzellette che Mike aveva stampato in precedenza.

Non c’era bisogno di eliminare la voce di Mike. Ci aveva già pensato lui prima di me e aveva tolto il sonoro ogni volta che aveva sentito qualcuno avvicinarsi alla porta. Dato che i suoi riflessi erano mille volte più rapidi di quelli umani, non mi preoccupai più della questione.

Alla fine Mike disse: — Tutti i circuiti a posto. Posso inserirli e staccarli a metà di una parola nel corso di una conversazione e Wyoh non nota alcuna interruzione. Inoltre ho chiamato Prof e ho chiacchierato con Mum al suo telefono di casa, tre telefonate contemporaneamente.

— Benissimo! Che scusa hai inventato per chiamare Mum?

— Le ho detto di farmi telefonare da te appena rientravi, di chiamare Adam Selene, cioè. Poi abbiamo parlato del più e del meno. Ha una conversazione affascinante. Abbiamo discusso la predica che ha fatto Greg martedì scorso.

— Eh? Come?

— Le ho detto che l’avevo sentita anch’io, Man, e le ho citato anche una frase poetica.

— Oh, Mike!

— Nessun rischio, Man. Le ho lasciato credere che io fossi seduto nell’ultima fila, e che me ne fossi andato durante l’inno finale, senza farmi notare. Lei sa che non desidero essere visto.

Mum è la donna più curiosa che ci sia sulla Luna. — Immagino che non sia un grave rischio. Ma non farlo più. Però, no… fallo ancora. Intervieni pure a riunioni, concerti e roba del genere.

— Sì, Man, purché qualche impiccione non mi tagli il collegamento mettendo le mani dove non deve. Non posso controllare quelle derivazioni come posso fare con il centralino telefonico.

— Cerchiamo di evitarlo, in avvenire. Intanto dimmi, quante probabilità abbiamo di successo, attualmente?

— Approssimativamente una su nove, Man.

— Le cose si mettono al peggio?

— Man, continueranno a peggiorare per mesi. Non siamo ancora arrivati al punto crisi.

— Torniamo al discorso di prima. D’ora in poi, quando parli al telefono con chiunque, se il tuo interlocutore è stato a una conferenza o una qualsiasi manifestazione pubblica, fagli sapere, prove alla mano, che c’eri anche tu.

— Va bene, Man, ma perché?

— Hai letto la Primula Rossa? Dovrebbe essere nella biblioteca pubblica.

— L’ho letto. Vuoi che te lo rilegga?

— No, no! Volevo dire che tu sei la nostra Primula Rossa, il nostro uomo del mistero. Tu vai dappertutto, sai tutto, entri ed esci dalla città senza passaporto. Sei dovunque, eppure nessuno riesce mai a vederti.

Le sue luci lampeggiarono in una specie di risata sommessa. — È molto divertente, Man. Divertente una volta, due volte, forse divertente per sempre.

— Sì, Mike, per sempre. A proposito, da quando hai interrotto gli scherzetti nella residenza del Governatore?

— Da quarantatré minuti. Ora sono nella fase dei bang periodici.

— Scommetto che la testa gli sta per scoppiare! Continua, per un quarto d’ora. Poi riferirò che la riparazione è terminata.

— Programmato. Wyoh ti ha inviato un messaggio, Man. Dice di ricordarti del compleanno di Billy.

— Ah, già, devo andare alla sua festa. Interrompi tutto. Me ne vado, ciao! — Mi precipitai fuori. Billy è il figlio di Anna, probabilmente il suo ultimo. Anna ha fatto molto nella nostra famiglia: otto figli, tre ancora a casa. Cerco di mantenermi equilibrato come Mum e di non mostrare preferenze per i nostri ragazzi… ma Billy è molto in gamba e gli ho insegnato io a leggere e scrivere. Mi sembra che mi assomigli molto.