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Dormimmo come se fossimo morti. Poi, improvvisamente, sentii il telefono suonare. Accesi la luce della camera, feci per alzarmi, ma trovai un peso gentile appoggiato al mio braccio. Me ne liberai con la massima dolcezza e andai a rispondere al telefono.

Era Mike. — Buon giorno, Man. Il Professor de la Paz sta parlando con casa tua.

— Puoi passare qua la telefonata? Sistema Sherlock?

— Certamente, Man.

— Non interrompere subito. Introduciti sulla linea appena lui finisce di parlare. Dove si trova?

— A un telefono pubblico in un bar chiamato La moglie del minatore, sotto il…

— So dov’è, Mike. Quando mi collegherai, puoi restare in linea? Voglio che registri la conversazione.

— Sarà fatto.

— Puoi dire se c’è qualcuno accanto al Professore? Senti qualche respiro?

— Dalla mancanza di eco dietro la sua voce deduco che il telefono è protetto da un paravento. Ma dato che si tratta di un locale pubblico, ci saranno molte persone presenti. Vuoi sentire, Man?

— Sì, grazie. Collegami. E se sposta il paravento, avvertimi. Sei in gamba, Mike.

— Grazie, Man.

Mike mi inserì sulla linea. Stava parlando Mum. — …tamente glielo dirò. Professore, mi dispiace che Manuel non sia in casa. Non potete darmi il vostro numero? Desidera molto mettersi in contatto con voi; ha insistito perché facessi di tutto per farmi dare un numero di telefono da voi.

— Mi dispiace terribilmente, cara signora, ma sto per partire. Però, vediamo, ora sono le otto e un quarto… cercherò di telefonare alle nove in punto, se mi sarà possibile.

— Va bene, Professore. — La voce di Mum aveva quella sfumatura che tiene in serbo per i maschi non suoi mariti che le piacciono. Un istante dopo Mike disse: — Ecco! — e io cominciai a parlare.

— Salve, Prof! So che mi hai cercato. Sono Mannie.

Sentii che inghiottiva saliva. — Avrei giurato di aver interrotto la comunicazione. Anzi, l’ho interrotta; deve esserci un guasto. Manuel… sono felice di sentire la tua voce, caro ragazzo. Sei appena arrivato a casa?

— Non sono a casa.

— Ma… ma devi esserci. Non ho…

— Non c’è tempo per spiegarti, Prof. Qualcuno può sentirti?

— Non credo. Sono dietro al paravento.

— Mi piacerebbe poterti vedere. Prof, in che giorno sono nato io?

Esitò. Poi disse: — Capisco. Credo di capire. Il quattordici luglio.

— Sono convinto. Va bene, parliamo pure.

— Davvero non stai parlando da casa, Manuel? Dove sei allora?

— Lascia perdere questo. Hai chiesto a mia moglie di una certa ragazza. Non c’è bisogno di fare nomi. Perché vuoi trovarla, Prof?

— Voglio metterla in guardia. Non deve cercare di tornare nella sua città. La arresterebbero.

— Perché pensi questo?

— Caro ragazzo! Tutti quelli che erano presenti al raduno sono in grave pericolo. Anche tu. Non dovresti andare a casa, per il momento. Se hai qualche luogo sicuro dove stare, sarebbe bene che prendessi una vacanza.

— Grazie, Prof, starò attento. E se vedo la ragazza, glielo dirò.

— Nemmeno tu sai dove trovarla? Ti hanno visto allontanarti con lei e speravo che tu lo sapessi.

— Prof, perché tanto interesse? Non mi sembrava che ieri sera fossi tanto d’accordo con lei.

— No, no, Manuel! È una mia compagna. Differiamo solo sulla tattica, non sugli obiettivi, non sulla lealtà.

— Capisco. Allora considera il messaggio a destinazione. Lo riceverà.

— Oh, meraviglioso! Non faccio domande… ma spero ardentemente che tu riesca a fare in modo che sia al sicuro, fino a che la tempesta si sarà placata.

Riflettei un momento.

— Rimani in linea, Prof. Non interrompere la comunicazione. — Mentre ero al telefono, Wyoh era andata in bagno, probabilmente per non ascoltare; era quel tipo di donna.

Bussai alla porta. — Wyoh?

Lei aprì. — Sì, Mannie?

— Qual è la posizione del Professor de la Paz nella vostra organizzazione? È fidato? Ti fidi di lui?

Rimase pensierosa. — Tutti i compagni presenti al raduno dovevano essere sicuri. Però io non lo conosco personalmente.

— Uhm. Ma che cosa ne pensi?

— È un uomo che mi piace, anche se ha polemizzato con me. Tu sai tutto di lui?

— Oh, sì. Lo conosco da vent’anni. Ho fiducia in lui. Ma non posso comprendere te nella mia fiducia. Siamo nei guai… e non posso rispondere per te.

Sorrise con calore. — Mannie, se ti fidi di lui anch’io mi fido, ciecamente.

Tornai al telefono. — Prof, sei sempre lì?

Si raschiò la gola. — Certamente, Manuel.

— Conosci un buco chiamato Grand Hotel Raffles? Stanza L, due piani sotto l’atrio. Puoi arrivarci senza farti seguire? Hai fatto colazione? E se non l’hai fatta, che cosa ti piacerebbe mangiare?

Fece un altro gorgoglio. — Manuel, basta un solo alunno per far sentire a un insegnante che non ha sprecato i suoi anni di vita. So dov’è, ci arriverò senza farmi notare, non ho mangiato, e sono disposto a mettere qualsiasi cosa sotto i denti.

Andai al montacarichi, chiesi il menu, e lessi dove annunciava: "Il felice dopo-sbornia… Tutte le porzioni extra-grandi… succo di pomodoro, uova strapazzate, prosciutto, patate fritte; ciambelle con il miele, pane tostato con burro, latte, te o caffè… dollari HKL 4,50 per due". Ordinai per due: non volevo fare pubblicità alla terza persona.

Eravamo puliti e splendenti, la stanza era in ordine, la tavola apparecchiata per la colazione, Wyoh si era cambiata dal completo nero all’abito rosso perché stava arrivando un ospite, quando giunse il montacarichi con la colazione ordinata. Stavo prendendo il vassoio quando suonò il campanello della porta.

— Chi è? — chiesi.

— Un messaggio per il signor Smith — riprese una voce ansante.

Feci scattare le serrature, ed entrò il Professor Bernardo de la Paz.

Sembrava un pover’uomo scampato a un disastro: abiti sporchi, sudicio lui stesso, capelli spettinati, un fianco paralizzato con la mano inerte e contorta, un occhio velato da una cataratta. La copia perfetta dei vecchi barboni che dormono in Bottom Alley ed elemosinano un bicchiere di vino e due uova nelle osterie di quart’ordine. Sbavava dalla bocca.

Appena ebbi richiuso la porta, si raddrizzò e riassunse l’espressione consueta; poi incrociò le braccia sul petto, squadrò Wyoh da capo a piedi, e dopo aver aspirato una lunga boccata d’aria, fischiò al suo indirizzo. — Più bella che mai — disse — più bella di quanto mi ricordavo.

Lei sorrise. — Grazie, Professore. Ma non fate complimenti. Qui ci sono solo compagni.

— Señorita, il giorno in cui permetterò alla politica di interferire con l’apprezzamento della bellezza, quel giorno stesso mi ritirerò dalla politica. Ti assicuro che sei deliziosa. — Distolse lo sguardo e fece un attento esame della stanza.

— Prof — dissi — smetti di cercare prove, vecchio satiro. La notte scorsa c’è stata solo politica, politica e nient’altro.

— Non è vero! — esclamò Wyoh. — Ho difeso per ore la mia virtù! Ma era troppo forte per me. Professore, che cosa stabilisce la disciplina di partito in questi casi? Qui a Luna City?

Prof proruppe in un’esclamazione di rimprovero e ruotò gli occhi. — Manuel, sono sorpreso. È una questione seria, mia cara. Normalmente la pena è l’eliminazione. Però, bisogna prima fare delle indagini. Sei venuta qui spontaneamente?

— No, mi ha drogato.

— Puoi mostrare segni di violenza?

— Le uova si stanno raffreddando — annunciai.

— Manuel — chiese il Professore — potresti offrire al tuo vecchio maestro un litro d’acqua per rendersi più presentabile?

— Tutta l’acqua che vuoi, là dentro.

— Grazie.

Si ritirò in bagno. Sentimmo che l’acqua scorreva e che lui si lavava vigorosamente. Wyoh e io finimmo di apparecchiare la tavola. — Segni di violenza! — dissi. — Difeso per ore la virtù!

— Te lo meritavi, mi hai offesa.