– Allora discutiamo la vendita di un campione di tessuto – propose questi, arricciando le labbra. – La cosa non la danneggerebbe e tu potresti continuare a godere senza interruzione dei suoi servigi unici nel loro genere.

– Danneggerebbe la sua unicità. La circolazione di doppioni abbassa sempre il valore dell'originale, Ry, e tu lo sai bene – sogghignò il Barone Fell.

– Soltanto dopo un certo tempo – puntualizzò Ryoval. – Il tempo minimo per l'evoluzione di un clone maturo è di almeno dieci anni… ah, ma del resto questo sei tu a saperlo bene.

Interrompendosi, Ryoval arrossì ed accennò un inchino apologetico, rendendosi conto di aver appena commesso un passo falso… e a giudicare dal modo in cui si erano serrate le labbra di Fell pareva che fosse proprio così.

– Effettivamente – convenne freddamente il barone.

– Non può vendere i suoi tessuti! – intervenne con orrore Bel Thorne, che aveva seguito la conversazione. – Lei non ne è proprietario, perché Nicol non è un clone elaborato sul Gruppo Jackson ma una cittadina galattica libera per nascita!

Entrambi i baroni si girarono verso di lui come se fosse stato un pezzo di mobilio che aveva improvvisamente acquisito la parola… soltanto per usarla a sproposito, si disse Miles, sussultando interiormente.

– Può vendere il suo contratto – precisò Ryoval, esibendo una tolleranza appena superficiale, – ed è di questo che stavamo discutendo… in privato.

– Qui sul Gruppo Jackson – insistette Bel, ignorando quel velato avvertimento, – che differenza fa se parlate della vendita di un contratto anziché della vendita di una persona in carne ed ossa?

– Assolutamente nessuna – convenne Ryoval, con un sorrisetto gelido. – Qui il possesso costituisce quasi i nove decimi della legge.

– È assolutamente illegale!

– Illegale, mio caro… ah, lei è un Betano, vero? Questo spiega tutto. Illegale è ciò che il pianeta su cui ci si trova decide di definire tale, riuscendo al tempo stesso a far rispettare tali decisioni… e qui io non vedo nessun poliziotto betano che possa imporre a tutti noi la vostra particolare versione di moralità. Tu ne vedi, Fell?

Fell stava ascoltando con le sopracciglia inarcate, combattuto fra il sentirsi annoiato e divertito.

– Quindi – ritorse Bel, sussultando, – se adesso io estraessi un'arma e le fracassassi il cranio anche questo sarebbe perfettamente legale?

La guardia del corpo s'irrigidì, mentre il suo equilibrio e il suo bilanciamento fluivano in posizione di attacco.

– Lascia perdere, Bel – borbottò Miles, sottovoce. Ryoval stava però cominciando a godere del suo scontro verbale con il Betano.

– Lei non ha armi, ma a parte la legalità i miei dipendenti hanno l'ordine di vendicarmi… la consideri una legge naturale o virtuale – replicò. – In effetti, scoprirebbe che un simile sconsiderato impulso è ritenuto altamente illegale.

Intanto il Barone Fell intercettò lo sguardo di Miles e accennò appena con la testa per fargli capire che era arrivato il momento di intervenire.

– È ora di muoverci, capitano – disse Miles. – Non siamo i soli ospiti del barone.

– Provate il buffet caldo – suggerì affabilmente Fell.

In maniera voluta ed evidente Ryoval si disinteressò del tutto di Bel e si rivolse a Miles.

– Se scenderete a terra, ammiraglio, venite a trovarci… perfino un Betano può trovare il modo di allargare gli orizzonti delle sue esperienze e sono certo che il mio personale potrebbe trovare qualcosa di interessante che rientri nelle vostre disponibilità economiche.

– Non più – rispose Miles. – Il Barone Fell ha già in mano la nostra carta di credito.

– Ah, un vero peccato. Forse al prossimo viaggio, allora – commentò Ryoval, voltando le spalle ad entrambi in modo da chiudere la conversazione.

Thorne non era però disposto a cedere.

– Non si può vendere un cittadino galattico laggiù – insistette, accennando con un gesto secco alla curva del pianeta visibile attraverso la parete trasparente. La quaddie Nicol stava intanto seguendo la scena fluttuando vicino al suo strumento, con il volto privo di espressione ma con gli occhi accesi da un violento bagliore.

Ryoval tornò a girarsi fingendo una sorpresa che era lungi dal provare.

– Chiedo scusa, capitano, ma me ne sono reso conto soltanto adesso… lei è un Betano, quindi deve essere un genuino ermafrodita genetico, il che significa che è a sua volta una notevole rarità. Potrei offrirle un impiego altamente istruttivo con una paga almeno doppia di quella che riceve attualmente… e non le sparerebbero neppure addosso. Le garantisco che sarebbe estremamente popolare, un'attrattiva di gruppo.

Miles si sentì pronto a giurare che fosse possibile vedere ad occhio nudo la pressione di Thorne salire alle stelle a mano a mano che lui afferrava il senso di quanto Ryoval aveva appena detto, e quando l'ermafrodita si scurì in volto, trattenendo il respiro, allungò una mano per afferrargli con forza una spalla, prevenendo un'esplosione.

– No? – fece Ryoval, piegando la testa da un lato – Oh, bene, come vuole. Ma parlando sul serio, sarei davvero disposto a pagare bene per avere nei miei archivi un campione dei suoi tessuti.

Il respiro di Bel eruppe con violenza dai suoi polmoni.

– Per creare dei cloni che diventerebbero… diventerebbero una sorta di schiavi sessuali entro il prossimo secolo! Avrai quei campioni dopo essere passato sul mio cadavere… o a prezzo del tuo… razza di…

Bel era tanto furente che stava balbettando, un fenomeno che Miles non aveva mai riscontrato nei sette anni in cui aveva avuto modo di conoscerlo, neppure durante i combattimenti.

– Così betano – ridacchiò Ryoval.

– Smettila, Ry – ringhiò Fell.

– Oh, d'accordo – sospirò Ryoval, – ma non è facile.

– Non possiamo vincere, Bel – sibilò Miles, – quindi è tempo di ritirarci.

Accanto a Ryoval, la guardia del corpo stava vibrando per la tensione, ma Fell indirizzò a Miles un cenno di approvazione.

– La ringrazio per la sua ospitalità, Barone Fell – disse questi, in tono formale. – Buon giorno, Barone Ryoval.

– Buon giorno, ammiraglio – rispose Ryoval, rinunciando con rincrescimento a quello che era evidentemente stato il maggiore divertimento della giornata. – Per essere un Betano lei sembra una persona cosmopolita, e forse le piacerebbe farci visita qualche volta, senza la compagnia del suo amico moralista.

Una guerra di parole doveva essere vinta con le parole.

– Non credo – mormorò Miles, spremendosi il cervello alla ricerca di un feroce insulto con cui accomiatarsi.

– È un vero peccato – commentò Ryoval. – Abbiamo un numero eseguito da un cane e da un nano che sono certo lei troverebbe affascinante.

Seguì un momento di assoluto silenzio.

– Inceneriscili dall'orbita – suggerì poi Bel, con voce tesa.

Miles però si limitò a sorridere a denti stretti e a congedarsi con un inchino, tenendo saldamente stretta in una mano la manica di Bel. Mentre si allontanavano giunse fino a loro la risata di Ryoval.

Un istante più tardi il maggiordomo di Fell apparve accanto a loro.

– L'uscita è da questa parte, ufficiali. Vi prego di seguirmi – avvertì con un sorriso, e Miles pensò di non essere mai stato buttato fuori da un posto con altrettanta squisita gentilezza.

Una volta rientrati a bordo dell'Ariel, che aveva attraccato ai moli, i due si ritirarono in sala ufficiali, dove Thorne prese a passeggiare nervosamente avanti e indietro mentre Miles sorseggiava una tazza di caffè nero e rovente quanto i suoi pensieri.

– Mi dispiace di aver perso il controllo con quel giovinastro di Ryoval – si scusò infine Bel, in tono brusco.

– Giovinastro un accidente – replicò Miles, inspirando l'aria fra i denti per dare sollievo alla lingua scottata. – Il cervello racchiuso in quel corpo deve avere almeno cento anni, lo dimostra il modo in cui ti ha massacrato verbalmente. No, non potevamo aspettarci di mettere a segno qualche colpo con lui, e ammetto che sarebbe stato bello se tu avessi avuto il buon senso di smetterla di parlare.