Dannazione, ed io che pensavo che questo tipo parlasse con gli elfi e con gli angeli…

– No – rispose Miles, facendo leggermente marcia indietro, – è come un pensiero, soltanto molto più dominante: ti pervade, ti brucia come un desiderio che non si può soddisfare. Non è come una trance perché ti sospinge verso l'esterno e non dentro te stesso. – A questo punto esitò, sgomento per la consapevolezza che le sue affermazioni erano state più vere di quanto fosse stata sua intenzione.

– Oh, bene – dichiarò Suegar, che appariva ora immensamente incoraggiato. – Per un secondo ho temuto che potessi essere uno di quei tizi che si mettono a parlare con gente che nessun altro può vedere.

Miles guardò involontariamente verso l'alto, poi riportò lo sguardo sul suo interlocutore.

– Dunque – stava proseguendo questi, il cui sguardo appariva ora più a fuoco e più intenso, – le visioni sono fatte così. È una sensazione che ho avuto anch'io.

– E non l'hai riconosciuta? – domandò Miles, in tono blando.

– Non per quello che era… essere scelto in questo modo non è una cosa comoda e ho cercato di sottrarmi ad essa per molto tempo, ma Dio ha il suo modo di trattare con chi tenta di evitare il reclutamento.

– Sei troppo modesto, Suegar: hai creduto nelle scritture ma non in te stesso. Non sai che quando ci viene dato un compito ci viene dato anche il potere per portarlo a termine?

– Sapevo che era un compito per due persone, proprio come affermano le scritture – sospirò Suegar, soddisfatto.

– Giusto, e adesso siamo in due… ma dobbiamo essere di più quindi penso che faremo bene a cominciare con i tuoi amici.

– Non ci vorrà molto tempo – commentò Suegar, in tono asciutto. – Devo dedurre che hai già in mente la seconda mossa da fare?

– A quel punto cominceremo con i tuoi nemici, o con chi conosci appena, cominceremo con il primo dannato prigioniero che attraverserà il nostro cammino. Da dove partiremo non ha importanza, perché alla fine li avremo tutti… tutti, fino all'ultimo. – In quel momento gli tornò in mente una citazione particolarmente adatta alla situazione e si affrettò a declamarla con vigore: – Che coloro che hanno orecchi per sentire ascoltino… li avremo tutti.

E nel proferire quelle parole levò una sentita preghiera dal profondo del cuore.

– D'accordo – proseguì poi, issando Suegar in piedi, – andiamo a predicare ai non convertiti.

– Una volta – rise Suegar, – avevo un comandante che era solito dire «andiamo a prendere a calci qualcuno» con un tono di voce identico al tuo.

– Ci sarà da fare anche questo – convenne Miles, con una smorfia. – Devi capire che non tutti i membri di questa congregazione raggiungeranno volontariamente la fratellanza universale. Comunque lascia a me le operazioni di reclutamento, d'accordo?

– Un impiegato, eh? – fece Suegar, fissandolo da sotto le sopracciglia inarcate e accarezzandosi il ciuffo di barba superstite.

– Esatto.

– Sì, signore.

Cominciarono con Oliver.

– Posso entrare nel tuo ufficio? – chiese Miles, accennando con un gesto.

Oliver si massaggiò il naso con il dorso di una mano e sbuffò.

– Lascia che ti dia un consiglio, ragazzo: qui non riuscirai a farti una posizione come comico, perché ogni possibile battuta è già stata sfruttata fino all'osso, perfino quelle macabre.

– Molto bene – replicò Miles, sedendo a gambe incrociate accanto alla stuoia di Oliver ma non troppo vicino ad essa, mentre Suegar si teneva accoccolato alle sue spalle, pronto a scattare all'indietro se fosse risultato necessario. – Allora verrò subito al dunque. Non mi piace come vengono condotte le cose qui.

Oliver contorse la bocca in una smorfia sardonica ma non fece commenti, perché non ce n'era bisogno.

– Quindi ho intenzione di cambiarle – aggiunse Miles.

– Merda – scandì Oliver, girando il volto dall'altra parte.

– A partire da adesso e da qui.

– Vattene, se non vuoi che ti pesti – aggiunse Oliver, dopo un momento di silenzio.

Suegar accennò ad alzarsi, ma Miles gli segnalò di restare dov'era con un gesto irritato.

– Lui era nei Commandos – sussurrò Suegar, in tono preoccupato, – e ti potrebbe spezzare in due.

– I nove decimi delle persone presenti in questo campo potrebbero farlo, incluse le ragazze – replicò Miles, in tono altrettanto sommesso. – Non è una considerazione d'importanza significativa.

Si protese quindi in avanti e afferrò Oliver per il mento, costringendolo a girare la faccia verso di lui, una tattica pericolosa che indusse Suegar a trattenere il respiro con un sibilo.

– Sergente, c'è una cosa da dire in merito al cinismo, e cioè che è la posizione morale più passiva dell'universo. Estremamente comoda: se non si può fare nulla, allora non si è una sorta di verme se si resta inattivi e si può rimanere sdraiati in pace con la coscienza tranquilla.

Oliver allontanò di scatto la sua mano ma non distolse di nuovo il volto né lo sguardo in cui ora ardeva l'ira.

– È stato Suegar a dirti che ero un sergente? – sibilò.

– No, è scritto sulla tua fronte con lettere di fuoco. Ascoltami, Oliver…

Oliver si sollevò quanto gli era possibile continuando a tenere le nocche puntellate sulla stuoia e Suegar sussultò, senza però darsi alla fuga.

– Ascoltami tu, mutante – ringhiò il commando. – Abbiamo già fatto tutto. Abbiamo effettuato esercitazioni, organizzato giochi, fatto esercizi e docce fredde… tranne per il fatto che qui non ci sono docce fredde. Abbiamo cantato in gruppo e dato spettacoli, lo abbiamo fatto secondo le regole e poi con la forza, scatenando una vera guerra gli uni contro gli altri. Infine siamo passati al peccato, al sesso e al sadismo fino ad essere prossimi a vomitare. Credi davvero di essere il primo riformatore arrivato qui?

– No, Oliver – ribatté Miles, protendendosi verso di lui e incontrando il suo sguardo con il proprio senza restarne bruciato, poi abbassò la voce ad un sussurro e aggiunse: – Ma credo di essere l'ultimo.

Oliver rimase in silenzio per un momento, poi scoppiò a ridere.

– Per Dio, Suegar ha finalmente trovato la sua anima gemella. Due pazzi uniti, proprio come dicono le sue scritture.

Miles indugiò pensosamente, quindi squadrò le spalle nella misura in cui la sua schiena glielo permetteva.

– Leggimi di nuovo le scritture, Suegar – ordinò, – il testo completo.

E chiuse gli occhi, sia per concentrarsi completamente che per dissuadere Oliver da qualsiasi interruzione.

Suegar armeggiò un poco e si schiarì la voce nervosamente.

– 'Per coloro che saranno gli eredi della salvezza' – esordì. – 'E così essi si avviarono verso le porte. Dovete notare che la città si levava su una possente collina, ma i pellegrini salirono quella collina con facilità perché avevano questi due uomini a guidarli per la mano; si erano inoltre lasciati alle spalle gli abiti mortali nel fiume, perché sebbene vi fossero entrati con essi ne erano usciti senza. Pertanto salirono con molta agilità e rapidità, attraverso le fondamenta su cui la città sorgeva più alta delle nuvole. Attraversarono le regioni dell'aria…' S'interrompe qui – concluse in tono di scusa. – È a questo punto che ho strappato la pagina, e non sono certo del significato di quell'ultima frase.

– Probabilmente significa che a quel punto devi improvvisare tu stesso – suggerì Miles, riaprendo gli occhi. Dunque era quella la materia grezza su cui stava edificando… doveva ammettere che quell'ultima frase in particolare lo aveva colpito, generandogli un senso di gelo nello stomaco. Ma non importava, doveva andare avanti. – Ecco, Oliver, è questo che ti sto offrendo, la sola speranza per cui valga la pena di respirare: la salvezza stessa.

– La cosa mi solleva parecchio – sogghignò Oliver.

– «Sollevarvi» è esattamente ciò che intendo fare con tutti voi. Devi capire, Oliver, che io sono un fondamentalista e interpreto le scritture molto alla lettera.