– Grazie signora – disse Miles e trasse un profondo respiro, cercando di riordinarsi come meglio poteva senza un'uniforme da assestare. – Per prima cosa permettetemi di scusarmi per aver intruso nella vostra privacy in questo stato, ma praticamente le prime persone che ho incontrato al mìo arrivo nel campo erano i componenti di un gruppo che ama servirsi da solo e che si è servito anche dei miei vestiti, oltre che di altre cose…

– Ho visto la scena – confermò inaspettatamente la rossa, Beatrice. – È stato il gruppo di Pitt.

– Infatti, e grazie – mormorò Miles, togliendosi il cappello immaginario ed eseguendo con esso un profondo inchino.

– Quando fai così offri lo spettacolo del tuo posteriore a chi si trova alle tue spalle – commentò lei, in tono spassionato.

– È il loro panorama – ribatté Miles. – Per quanto mi riguarda, io voglio parlare con il vostro capo… o capi, perché ho un serio piano per migliorare il tono di questo posto e vorrei invitare il vostro gruppo a collaborare alla sua applicazione. Per essere franchi, voi siete la sola grande sacca di civiltà… per non parlare di ordine militare… che esista ancora qui, e mi piacerebbe vedervi espandere i vostri confini.

– Ci vogliono già tutte le risorse di cui disponiamo per impedire che i nostri attuali confini siano sopraffatti, ragazzo – replicò il capo pattuglia. – Niente da fare, quindi vattene.

– E porta via anche le tue eventuali aspirazioni – suggerì Beatrice, – perché qui non troverai nulla.

Sospirando, Miles rigirò fra le mani il cappello immaginario tenendolo per l'ampia tesa, poi lo fece ruotare per un momento su un dito e incontrò lo sguardo della rossa.

– Osserva il mio cappello, il solo indumento che sia riuscito a salvare dall'aggressione dei grossi e cupi compari… del gruppo di Pitt, come tu lo chiami.

– Quei bastardi… ma perché proprio un cappello? Perché non i pantaloni? O un'uniforme da parata, già che ci sei? – commentò lei, in tono sarcastico.

– Un cappello è un oggetto più utile quando si deve comunicare, perché permette di fare ampi gesti – spiegò mimando, – oppure di manifestare sincerità o di indicare imbarazzo – proseguì, portando il cappello all'altezza del cuore e abbassandolo poi sull'inguine. – Ancora, un cappello può indicare rabbia… – continuò, scagliandolo a terra come se volesse conficcarvelo per poi raccoglierlo e pulirlo con cura… – o determinazione… – e se lo piantò in testa con decisione, abbassando la tesa sugli occhi… – oppure serve per fare inchini – concluse, togliendoselo in un nuovo gesto di saluto. – Vedi il cappello?

– Sì… – rispose la rossa, che cominciava a divertirsi.

– E vedi le piume su di esso?

– Sì.

– Descrivile.

– Oh… sono morbide e leggere.

– E quante sono?

– Due, riunite.

– E vedi anche il loro colore?

Beatrice si trasse indietro con imbarazzo, d'un tratto consapevole di quello che stava facendo, e scoccò un'occhiata in tralice alle sue compagne.

– No – dichiarò.

– Quando riuscirai a vedere il colore di quelle penne – dichiaro Miles, in tono sommesso, – riuscirai anche a capire come potete estendere i vostri confini all'infinito.

Beatrice non rispose e assunse un'espressione indecifrabile.

– Forse è meglio che quest'ometto parli con Tris – borbottò però il capo della pattuglia. – Soltanto una volta.

La donna che comandava il campo era senza dubbio stata un tempo un combattente di prima linea e non un tecnico, come la maggior parte delle altre donne del campo, e di certo non si era formata i muscoli che le scorrevano sotto la pelle come cuoio intrecciato standosene seduta davanti ad uno schermo olovisore in qualche postazione sotterranea alla retroguardia… Quella donna aveva maneggiato vere armi che sputavano fuori vera morte e qualche volta aveva avuto dei cedimenti, era andata a sbattere contro i limiti di ciò che poteva essere fatto dalla carne, dalle ossa e dal metallo, ed era stata marchiata da quella pressa deformante. Le illusioni erano state bruciate via dal suo spirito come un'infezione da combattere, lasciando al loro posto una cicatrice cauterizzata, mentre la rabbia ardeva perenne nei suoi occhi come un fuoco in una vena di carbone, profondo e inestinguibile. Al massimo, poteva avere trentacinque o quarant'anni.

Dio, mi sono innamorato, pensò Miles. Il Fratello Miles vuole TE per l'Esercito Riformatore… Subito si affrettò a riportare i propri pensieri sotto controllo, perché quello era il momento determinante… per il meglio o per il peggio… di tutto il suo piano, e le distorsioni verbali, i fraintendimenti voluti, l'esibizione di fascino e le semplici menzogne che sarebbe riuscito a sfoderare non sarebbero bastati al suo scopo, neppure conditi con qualche profondo inchino.

Chi è stato ferito vuole il potere e niente altro, perché pensa che esso gli impedirà di essere ferito ancora. Questa donna non si mostrerà interessata al messaggio di Suegar… non ancora, per lo meno… rifletté, traendo un profondo respiro.

– Signora – esordì, – sono qui per offrirle il comando di questo campo.

La donna lo fissò come se fosse stato qualcosa che avesse scoperto su una parete in un angolo buio delle latrine, e il suo sguardo scrutò la sua nudità da capo a piedi in maniera così tagliente che lui ebbe l'impressione di avvertire i segni di quegli artigli invisibili.

– Che indubbiamente tieni riposto nella tua sacca da viaggio – commentò infine la donna, in un ringhio. – Il comando è una cosa che in questo campo non esiste, mutante, quindi non è tuo perché possa darlo ad altri. Riaccompagnalo un pezzo per volta fuori del nostro perimetro, Beatrice.

Miles schivò la presa della rossa, riservandosi di correggere in seguito quell'errore relativo alla sua natura.

– Il comando di questo campo è mio nel senso che posso crearlo, - asserì. – Ti prego di notare che quello che sto offrendo è potere, non vendetta, perché la vendetta è un lusso troppo costoso, che i comandanti non si possono permettere.

Tris si alzò dalla stuoia fino a raggiungere il massimo della sua altezza, e fu poi costretta a piegare le ginocchia per portare la faccia al livello di quella del suo interlocutore.

– È un vero peccato, ometto, perché eri quasi riuscito ad interessarmi. Io voglio la vendetta, contro ogni uomo di questo campo.

– Allora i Cetagandani hanno conseguito il loro scopo: avete dimenticato quale sia il vostro vero nemico.

– Diciamo piuttosto che io ho scoperto quale sia il mio vero nemico. Vuoi sapere le cose che ci hanno fatto i tuoi amici…

– I Cetagandani – ritorse Miles, abbracciando l'intero campo con un gesto del braccio, – vogliono indurvi a credere che questo è qualcosa che voi vi state facendo a vicenda, in modo che combattiate gli uni contro gli altri e diventiate così le loro marionette. E nel frattempo si divertono a guardarvi di continuo e ad assistere alla vostra umiliazione.

Lo sguardo di Tris si spostò in maniera infinitesimale verso l'alto, il che era un buon segno: il modo in cui quella gente era disposta a guardare in qualsiasi direzione piuttosto che verso l'alto della cupola aveva assunto quasi la forma di una malattia.

– Il potere è migliore della vendetta – insistette Miles, senza sussultare davanti al volto gelido e inespressivo e agli occhi roventi di rabbia della sua interlocutrice. – Il potere è una cosa viva, grazie alla quale ci si può protendere per afferrare il proprio futuro, mentre la vendetta è una cosa morta che si protende dal passato per afferrarci.

– … e tu sei un artista in menzogne che si protende ad afferrare qualsiasi cosa stia andando a fondo – lo interruppe la donna. – Adesso ti ho finalmente inquadrato. Questo è il potere – proseguì la donna, flettendo sotto il naso di Miles i muscoli del braccio robusto, – il solo potere che esista qui dentro. Tu non ce l'hai e stai cercando qualcuno che ti protegga. Però sei venuto a fare spese nel negozio sbagliato.