– Sarà accontentato… soddisfarla rientra nel mio contratto – promise Miles. – Ora però è meglio che vada.

– Devo fare affidamento su di lei – annuì Canaba, con angoscia repressa, e se ne andò.

Gli altri attesero per qualche minuto nella fredda stanza per dare al genetista il tempo di allontanarsi: l'edificio silenzioso scricchiolava a causa del vento e poco dopo in un corridoio più in alto echeggiò uno strano strillo, seguito da una risata che s'interruppe bruscamente. Finalmente la guardia che aveva seguito Canaba tornò indietro.

– Ha raggiunto il suo veicolo senza incidenti, signore – riferì a Miles.

– Bene – commentò allora Thorne, – immagino che innanzitutto ci dovremo procurare una pianta dei laboratori di Ryoval…

– Non credo – lo interruppe Miles.

– Se dobbiamo organizzare un'incursione…

– Niente incursione. Non intendo rischiare i miei uomini per una cosa tanto idiota. Ho detto a Canaba che avrei ucciso al suo posto la prova del suo peccato, ma non gli ho detto come lo avrei fatto.

La consolle della rete di comunicazione commerciale dell'astroporto del pianeta parve a Miles un posto buono come un'altro per effettuare la sua chiamata. Entrato nella cabina inserì nella macchina la sua carta di credito e digitò la chiamata, mentre Thorne si teneva appena al di fuori dell'angolo di visuale dello schermo e le guardie sorvegliavano l'esterno.

Un momento più tardi sul visore apparve l'immagine di una telefonista dal volto dolce dotato di fossette e con una cresta di pelliccia bianca al posto dei capelli.

– Servizio Clienti della Casa Ryoval. In cosa le posso essere utile, signore?

– Vorrei parlare con il Direttore Deem, del settore Vendita e Dimostrazioni – rispose con disinvoltura Miles, – in merito ad un possibile acquisto per conto della mia organizzazione.

– Chi è che lo desidera, signore?

– L'Ammiraglio Miles Naismith, della Flotta dei Mercenari Liberi Dendarii.

– Un momento, signore.

– Credi davvero che te la venderanno? – borbottò Bel dal suo angolo, mentre sullo schermo il volto della ragazza veniva sostituito da un fluire di luci colorate accompagnate da una musica mielata.

– Ricordi quello che abbiamo involontariamente sentito ieri? – replicò Miles. – Sono pronto a scommettere che è in vendita e a buon prezzo.

Dentro di sé si ammonì di non apparire troppo interessato.

In un tempo notevolmente breve le strisce di colore furono sostituite dal volto di un giovane dalla bellezza incredibile, un albino dagli occhi azzurri che indossava una camicia di seta rossa e che aveva i bei lineamenti deturpati da un grosso livido che gli correva lungo tutto un lato del volto.

– Sono il Direttore Deem. In che cosa le posso essere utile, ammiraglio?

– Mi è giunta voce – replicò Miles, schiarendosi ad arte la voce, – che la Casa Ryoval potrebbe aver acquistato di recente dalla Casa Bharaputra un articolo che ha per me un certo interesse professionale. Pare si tratti del prototipo di una sorta di nuovo combattente perfezionato. Lei ne sa qualcosa?

La mano di Deem scivolò verso il livido, tastandolo con cautela prima di allontanarsi con un gesto nervoso.

– In effetti, signore, noi abbiamo un articolo del genere.

– È in vendita?

– Oh, s… voglio dire, credo che sia già stato preso qualche accordo, ma è possibile che lei sia ancora in tempo ad avanzare la sua offerta.

– Potrei avere modo di esaminare l'articolo in questione?

– Ma certo – assentì subito Deem, celando a stento la propria impazienza. – Quando?

In quel momento ci fu una scarica di statica e l'immagine sullo schermo si scisse in due: il volto di Deem rimpicciolì improvvisamente e si trasse di lato, mentre il resto dello schermo veniva occupato da un'altra faccia fin troppo familiare, la cui vista strappò a Bel un sibilo a denti stretti.

– Prenderò io questa chiamata, Deem – disse il barone Ryoval.

– Sì, mio signore – rispose Deem, sgranando gli occhi per la sorpresa, e subito troncò il canale mentre l'immagine di Ryoval ingrandiva ulteriormente fino ad occupare tutto lo spazio disponibile.

– Dunque, Betano – sorrise Ryoval, – a quanto pare sembra che in fin dei conti io abbia davvero qualcosa che lei vuole.

– Può darsi – replicò Miles, in tono neutro, scrollando le spalle, – se rientra nelle mie possibilità di pagamento.

– Credevo che avesse dato a Fell tutto il suo denaro.

– Un buon comandante ha sempre delle riserve nascoste – ribatté Miles, allargando le mani. – Tuttavia, il valore effettivo dell'articolo in questione non è ancora stato determinato… anzi, non è ancora stata determinata neppure la sua esistenza.

– Oh, esiste, su questo non ci sono dubbi, ed è… impressionante. Aggiungerlo alla mia collezione è stato un piacere unico e detesterei dovervi rinunciare, ma per lei – affermò il barone, accentuando ancora di più il proprio sorriso, – potrei studiare un particolare taglio del prezzo.

E ridacchiò per qualche scherzo personale il cui senso sfuggì a Miles.

È più probabile che stia pensando ad un particolare taglio della mia gola, pensò questi fra sé, senza replicare.

– Voglio proporle un semplice scambio – proseguì Ryoval. – Carne in cambio di carne.

– Forse sta sopravvalutando il mio interesse, barone.

– Non lo credo – replicò Ryoval, con un bagliore negli occhi.

Sa che se non fosse stata una cosa particolarmente importante non gli avrei rivolto la parola neppure attraverso il sistema di comunicazione. D'accordo, stiamo al gioco, rifletté Miles.

– Allora mi faccia la sua proposta – rispose ad alta voce.

– Baratterò il mostro domestico dei Bharaputra… ah, ammiraglio, dovrebbe vederlo!… in cambio di tre campioni di tessuti che, se sarà abile, non le costeranno nulla. Uno del suo ermafrodita betano – enumerò Ryoval, contando sulle dita, – uno proveniente da lei stesso e il terzo appartenente alla musicista quaddie del Barone Fell.

Nell'angolo, Bel Thorne stava dando l'impressione di essere impegnato a contrastare una crisi di apoplessia, fortunatamente in silenzio.

– Il terzo campione potrebbe risultare molto difficile da ottenere – obiettò Miles, cercando di guadagnare tempo per riflettere.

– Meno difficile per lei che per me – ribatté Ryoval. – I miei agenti sono conosciuti da Fell e adesso le mie proposte lo hanno messo in guardia, per cui lei rappresenta per me un'opportunità unica di passare sotto la sua guardia. Sono certo che con un'adeguata motivazione non avrà problemi a farlo, mercenario.

– Con un'adeguata motivazione sono ben poche le cose che mi creano problemi, barone – replicò Miles, quasi a casaccio.

– Bene, allora aspetterò sue notizie entro… diciamo ventiquattr'ore, tempo allo scadere del quale la mia offerta verrà ritirata. Buona giornata, ammiraglio.

Ryoval annuì allegramente con il capo e lo schermo si spense.

– Benissimo – commentò allora Miles.

– Benissimo cosa? – domandò Thorne, con sospetto. – Non starai prendendo in seria considerazione quell'immonda proposta, vero?

– Ma per quale motivo potrà mai volere anche i miei campioni di tessuto? – si chiese Miles.

– Senza dubbio per il suo numero del nano e del cane – commentò Thorne, con cattiveria.

– Temo che rimarrebbe notevolmente deluso nel vedere il mio clone risultare alto un metro e ottanta – osservò Miles, schiarendosi la gola. – Immagino che accontentarlo non farebbe del male a nessuno, perché così ci limiteremmo a prendere dei piccoli campioni di tessuti, mentre nell'incursione metteremmo a repentaglio delle vite.

– Non è vero – dichiarò Bel, appoggiandosi alla parete con le braccia incrociate, – perché dovrai combattere per ottenere il mio campione e il suo.

Miles si limitò a sorridere.

– Allora? – insistette Thorne.