Respirando silenziosamente e muovendosi con lentezza, estrasse la pistola ad aghi dallo zaino e verificò che fosse caricata con la cartuccia giusta… penta-rapido con l'aggiunta di una sostanza paralizzante, un delizioso cocktail studiato appositamente per quello scopo dai tecnici medici dell'Ariel. Presa la mira attraverso la griglia puntò la sottile canna della pistola con precisione mista a tensione e fece fuoco. Centro pieno… l'uomo si batté un colpo sulla nuca con una mano e subito dopo rimase assolutamente immobile, con il braccio che gli ricadeva inerte lungo il fianco. Miles si concesse un accenno di sorriso, poi tagliò la griglia e si calò nella stanza.

L'uomo, vestito con eleganza con abiti di tipo civile… era forse uno scienziato?… ondeggiava sulla sedia con un sorrisetto sciocco sulle labbra e guardò in direzione di Miles senza traccia di allarme nello sguardo, cominciando al tempo stesso a cadere da un lato.

Sorreggendolo, Miles lo rimise a sedere diritto.

– Avanti, siediti – ordinò. – Così va bene… non puoi certo parlare con la faccia premuta contro il tappeto, giusto?

– Nooo… – convenne l'uomo, annuendo con un sorriso cordiale.

– Sai qualcosa di una creatura genetica, una mostruosità acquistata di recente dalla Casa Bharaputra e portata qui?

– Sì – sorrise l'uomo, sbattendo le palpebre.

Soltanto allora Miles si ricordò che i soggetti sottoposti al penta-rapido tendevano a dare risposte letterali.

– Dove la tengono? – insistette.

– Dabbasso.

– Dove esattamente?

– Nel locale sotto il seminterrato, lo spazio al di sopra delle fondamenta… speravamo che catturasse qualche topo, sai? – ridacchiò l'uomo. – I gatti mangiano i topi? I gatti mangiano i…

Miles controllò il cubo con la mappa. Sì, quella prospettiva appariva buona, almeno in termini di penetrazione e di fuga di una squadra, anche se si trattava pur sempre di una vasta area di ricerca, trasformata in un labirinto dagli elementi strutturali che erano conficcati nel terreno e soprattutto dalle speciali colonne antivibrazioni che salivano fino ai laboratori soprastanti. Nel punto dove il fianco della montagna digradava verso il basso, lo spazio sotto il seminterrato aveva il soffitto alto e correva molto vicino alla superficie, il che forniva un buon punto di penetrazione, mentre lo spazio si riduceva al massimo fino a cedere il posto alla roccia lungo il lato su cui l'edificio poggiava contro la montagna. Spento il cubo, Miles aprì il contenitore dei dardi per trovare qualcosa che lasciasse la sua vittima priva di sensi e impossibile da interrogare per il resto della notte; in quel momento l'uomo agitò una mano annaspando e la manica gli scivolò all'indietro, rivelando così un comunicatore da polso grande e complesso quasi quanto quello dello stesso Miles. Una luce intermittente ammiccava sul comunicatore e nel guardarla Miles avvertì un improvviso senso di disagio. Quella stanza…

– A proposito – chiese d'impulso alla sua vittima, – chi sei?

– Moglia, capo della sicurezza del Complesso Biologico Ryoval – recitò l'uomo con voce allegra. – Al suo servizio, signore.

– Oh, certamente – borbottò Miles, cercando in maniera sempre più frenetica all'interno del contenitore dei dardi. Dannazione!

In quel momento la porta si spalancò con violenza.

– Fermo, amico!

Miles attivò il congegno di allarme e di autodistruzione del suo comunicatore da polso e con un rapido movimento levò di scatto in alto le mani, lanciando al tempo stesso in aria il congegno. Non a caso, Moglia sedeva fra Miles e la porta, impedendo così alle guardie di aprire il fuoco. Il comunicatore si disintegrò nell'aria… adesso gli uomini della sicurezza di Ryoval non avrebbero più avuto modo di rintracciare la squadra appostata all'esterno e Bel avrebbe almeno saputo che qualcosa era andato storto.

Mentre il capo della sicurezza ridacchiava fra sé, momentaneamente affascinato dall'impresa di contare le proprie dita, un sergente in divisa rossa spalleggiato dalla sua squadra entrò a precipizio in quella che ormai era ovvio essere la Sala Operativa della sicurezza e sbatté Miles con la faccia contro il muro, procedendo a perquisirlo con violenta efficienza: entro pochi momenti il sergente lo privò di una quantità di attrezzi incriminanti, della giacca, degli stivali e della cintura, mentre lui si appoggiava al muro tremando per il dolore dovuto a parecchie prese applicate con abilità alle terminazioni nervose e per il repentino cambiamento della sorte a suo svantaggio.

Una volta che ebbe finalmente smaltito gli effetti del penta-rapido, il capo della sicurezza si mostrò tutt'altro che soddisfatto della confessione del sergente quando questi ammise di aver lasciato andare in precedenza quella stessa sera tre uomini in uniforme e mise subito in allarme l'intero turno di guardia, mandando una squadra all'esterno perché cercasse di rintracciare i Dendarii fuggiti. Poi, con il volto atteggiato ad un'espressione apprensiva molto simile a quella sfoggiata dal sergente durante la sua mortificante confessione… ma unita ad un'acida soddisfazione per la cattura di Miles e ad un'aria nauseata dovuta ai postumi della droga… effettuò una chiamata video.

– Mio signore? – esordì, con cautela.

– Cosa succede, Moglia – domandò il Barone Ryoval, il cui volto appariva assonnato e seccato.

– Mi dispiace disturbarla, signore, ma pensavo che volesse essere informato che qui abbiamo appena catturato un intruso. A giudicare dal vestiario e dall'equipaggiamento non si tratta di un comune ladro: è un tipo strano, una specie di nano alto, che si è introdotto attraverso le condutture – spiegò il capo della sicurezza, esibendo il contenitore per i tessuti, gli attrezzi per disattivare gli allarmi e le armi di Miles come prova delle sue affermazioni, mentre il sergente spingeva il prigioniero fino a farlo entrare nel campo di ricezione del video. – Ha fatto un sacco di domande a proposito del mostro dei Bharaputra.

Ryoval accennò a parlare, poi un bagliore gli affiorò nello sguardo e gettò il capo all'indietro, scoppiando in una risata.

– Avrei dovuto immaginarlo. Ruba mentre dovrebbe comprare, ammiraglio? – ridacchiò. – Oh, molto bene, Moglia!

– Conosce questo piccolo mutante, mio signore? – chiese il capo della sicurezza, mostrandosi leggermente meno nervoso.

– Certamente. Si fa chiamare Miles Naismith, è un mercenario e si presenta come ammiraglio… senza dubbio autopromosso. Un ottimo lavoro, Moglia: tienilo in custodia, e domattina verrò là per occuparmi personalmente di lui.

– Tenerlo in custodia come, signore?

– Divertitevi… liberamente – replicò Ryoval, scrollando le spalle.

Quando l'immagine di Ryoval svanì dallo schermo, Miles si trovò ad essere oggetto delle occhiate scrutatrici tanto del sergente quanto del capo della sicurezza, che per dare sfogo ai propri sentimenti gli assestò un pugno al ventre mentre una guardia massiccia lo teneva fermo.

Il malessere di Moglia era però ancora troppo intenso per permettergli di godere davvero di quel divertimento, e il pugno rimase isolato.

– Sei venuto per vedere il soldato giocattolo dei Bharaputra, vero? – annaspò il capo della sicurezza, passandosi una mano sullo stomaco.

– Credo che dovremmo realizzare il suo desiderio – suggerì una guardia, intercettando lo sguardo del suo superiore.

– Sì… – convenne questi, soffocando un rutto e sorridendo come se stesse contemplando una visione meravigliosa.

Un momento più tardi, pregando ad ogni passo che non finissero per spezzargli le braccia, Miles si trovò ad essere sospinto a forza lungo il corridoio e verso gli ascensori dalla stessa guardia di prima, seguito dal sergente e dal capo della sicurezza.

Un ascensore li portò all'ultimo livello dell'edificio, un polveroso seminterrato pieno di apparecchiature scartate e di scorte di ogni genere, da dove il gruppetto raggiunse una botola chiusa inserita nel pavimento, spalancandola e rivelando una scala di metallo che si perdeva nell'oscurità sottostante.