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— Il sergente Bothari non ha molte pretese nella scelta dei suoi, uh, divertimenti, signore — disse il cameriere.

— Sembra proprio di no! — sbottò Piotr. Cordelia interrogò Vorkosigan con uno sguardo.

— È la zona più pericolosa della città — spiegò lui. — Io non ci metterei piede neppure sotto scorta, nelle ore notturne. E comunque indosserei l’uniforme, anche se senza i gradi… ma credo che Bothari sia praticamente cresciuto in quel quartiere. Immagino che lui lo veda con occhi diversi.

— Perché è un quartiere pericoloso?

— Perché è povero. Era il rione più popolaresco durante l’Era dell’Isolamento, e nessun piano edilizio l’ha ancora mai sfiorato. Poca acqua, niente elettricità, rifiuti dappertutto…

— Rifiuti umani, per lo più — precisò aspramente Piotr.

— Niente elettricità? — si meravigliò Cordelia. — E com’è collegato alla rete di comunicazioni?

— Non lo è, naturalmente — rispose Vorkosigan.

— Ma allora i bambini come seguono le lezioni scolastiche?

— Non le seguono.

Lei sbatté le palpebre. — Non capisco. Quando poi devono trovarsi un lavoro, come fanno?

— Qualcuno si arruola nel Servizio. Gli altri vivono di espedienti, quasi tutti. — Vorkosigan la guardò, a disagio. — Non avete miseria su Colonia Beta?

— Miseria? Be’, alcuni hanno meno denaro di altri, naturalmente. Ma… nessun terminale collegato alle reti d’informazione?

Vorkosigan si lasciò distrarre dal suo interrogatorio. — Non avere un terminale collegato a un banco dati è il più basso livello di vita che puoi immaginare? — domandò, stupito.

— Be’, almeno uno schermo televisivo! È il primo articolo della Costituzione Betana: «L’accesso alle informazioni dev’essere libero e disponibile per ogni cittadino.»

— Cordelia… quella gente ha a malapena accesso al cibo, a qualche capo di vestiario e a un tetto sulla testa. Non dispongono di cucine a gas o di servizi igienici, e vivono in case che è antieconomico perfino abbattere.

— Non hanno l’aria condizionata?

— Questo sì. D’estate, quando tolgono i giornali vecchi con cui tappano le fessure dei muri, hanno tutto il vento che vogliono. In inverno il riscaldamento è un problema, ovviamente.

— Lo credo. A questa latitudine è freddo anche nelle altre stagioni, di notte. E come chiamano l’assistenza pubblica quando sono malati o c’è un incidente?

— Quale assistenza pubblica? Se si ammalano, o qualche parente li cura oppure muoiono.

— E non è una gran perdita — borbottò Piotr. — Sono spazzatura.

— Voi non state scherzando! — Cordelia li guardò entrambi. — È una cosa terribile. Pensate a… a tutte le persone di valore che potete perdere in questo modo.

— Dubito che ne otterremmo molte, dal caravanserraglio — disse seccamente Piotr.

— Perché no? Hanno pur sempre la vostra stessa eredità genetica — affermò Cordelia, per cui la cosa era ovvia.

Il Conte s’irrigidì. — Mia cara ragazza! La verità è esattamente l’opposto! La mia famiglia è Vor da nove generazioni.

Cordelia inarcò le sopracciglia. — Come fa a saperlo, se fino a ottant’anni fa non avevate registrazioni genetiche?

Il capoguardia e il cameriere assistevano in rispettoso silenzio, ma non poterono fare a meno di guardare il vecchio Conte come se temessero di vederlo esplodere.

— Inoltre, — proseguì lei in tono ragionevole, — se è vero ciò che ho letto sulle molte «distrazioni» della classe Vor, i tre quarti degli abitanti di questo pianeta dovrebbero avere sangue nobile, al giorno d’oggi. Chi può sapere quali sono i suoi parenti da parte di padre?

Vorkosigan tormentava fra le dita il bordo del tovagliolo, con la stessa espressione fra cauta e allarmata del cameriere. Mormorò: — Cordelia… Cordelia, non puoi sedere al tavolo con me e mio padre e informarci che i nostri antenati erano dei bastardi. È un insulto mortale, qui.

E come dovrei dirvi le verità sgradite: stando in piedi? - Oh. Non ero al corrente di questo. Scusate. Be’, lasciamo stare. Koudelka e Bothari.

— Mmh, sì. — Vorkosigan si rivolse al sottufficiale. — Prosegua, per favore.

— Sì, signore. Be’, signore, mi è stato detto che stavano tornando, circa un’ora dopo la mezzanotte, quando sono stati fermati da una banda di scapestrati della zona. Evidentemente il tenente Koudelka era troppo ben vestito, e forse anche per il modo in cui cammina, con quel bastone… comunque sia, hanno attirato l’attenzione di questi individui. Non conosco i particolari, signore, ma fra costoro ci sono stati quattro morti, più tre ricoverati in ospedale, e forse anche qualche ferito fra quelli che sono riusciti a dileguarsi.

Vorkosigan emise un lieve fischio fra i denti. — Quali ferite hanno riportato Bothari e Koudelka?

— Sembra che… cioè, non ho ancora visto il rapporto ufficiale, signore. So solo quello che dicevano ieri sera.

— Sentiamo.

Il sottufficiale deglutì saliva. — Il sergente Bothari avrebbe un braccio rotto, alcune costole fratturate, delle escoriazioni e forse qualche lesione interna. Il tenente Koudelka ha entrambe le gambe fratturate, e… mmh, delle ustioni… — La sua voce si spense.

— Ustioni?

— Sembra che i loro aggressori avessero un paio di bastoni elettrici ad alto voltaggio, e che abbiano scoperto che potevano ottenere… uh, degli effetti peculiari stimolando i nervi prostetici del tenente. Dopo avergli rotto le gambe si sono divertiti per… un certo periodo di tempo a lavorare su di lui. È stato questo indugio che ha permesso agli uomini del capitano Illyan di coglierli sul fatto. Erano ancora tutti lì.

Cordelia allontanò il piatto e si strinse le braccia al petto, scossa da un tremito.

— Questo è ciò che dicevano questa notte, eh? Ho capito. Vada pure. Avverta il capitano Illyan che passi da me, appena arriva — disse Vorkosigan con voce cupa.

Il Conte Piotr sbuffò, sprezzante. — Sono spazzatura — ripeté. — Bisognerebbe stanarli coi lanciafiamme tutti quanti.

Vorkosigan sospirò. — Meglio non fomentare disordini con atti di ritorsione. È più facile cominciare una guerra che finirla.

Un’ora dopo Vorkosigan condusse Illyan in biblioteca per avere il suo rapporto. Cordelia li seguì e sedette davanti a loro.

— Sei sicura di voler ascoltare questi particolari? — le domandò il marito con calma.

Lei scrollò le spalle. — Sono miei amici. Preferisco sapere, invece che restare a farmi domande.

Il resoconto del capoguardia risultò abbastanza corrispondente al vero, ma Illyan, che aveva parlato con Bothari e con Koudelka all’Ospedale Militare Imperiale dov’erano ricoverati, descrisse in tutti i crudi dettagli le loro condizioni cliniche. Il suo volto rigido sembrava un po’ invecchiato, quel mattino.

— Il suo segretario, evidentemente, è stato colto dall’impulso di distrarsi un po’ con una prostituta — continuò. — Perché abbia scelto proprio Bothari come guida indigena, non lo capisco.

— Noi tre siamo i soli superstiti della Generale Vorkraft - rispose Vorkosigan. — Questo è un legame, suppongo. Inoltre, Koudelka e il sergente vanno piuttosto d’accordo. Forse perché lui risveglia in Bothari una specie di istinto paterno. È un ragazzo giovane, intelligente anche se immaturo, e per quelli della nostra generazione è facile vederlo come un figlio, più che un amico… ma questo non glielo dica. Lo metterebbe a disagio. Comunque, vorrei che fosse venuto a consigliarsi con me.

— Be’, Bothari ha fatto quello che poteva — proseguì Illyan. — Lo ha portato a nuotare nelle sole acque che conosce, in un posto dove dal suo punto di vista devono esserci evidentemente dei lati apprezzabili. È economico, non si perde troppo tempo, e nessuno fa domande. Inoltre è l’opposto dell’ambiente in cui lo aveva preso l’ammiraglio Vorrutyer a suo tempo. Nessuna sgradevole associazione mentale. A detta di Kou, la donna che Bothari frequenta d’abitudine è brutta almeno quanto lui. Sembra che gli piaccia perché durante l’intimità non emette alcun suono. Cosa significa questo per lui, penso che sia abbastanza chiaro.