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— No, ma una volta ha detto che doveva trovare Karen… o Katherine…

— Kivrin.

— Esatto — annuì la ragazza. — Ha detto: 'Devo trovare Kivrin. Il laboratorio è aperto?' Poi ha aggiunto qualcosa riguardo ad un agnello, ma non ha parlato di topi, o almeno non credo, perché il più delle volte non riesco a capire le sue parole.

— Voglio che scriva tutto quello che dice — affermò Dunworthy, buttando i guanti impermeabili nel sacco dei rifiuti. — Non le parti incomprensibili, ma tutto il resto — si affrettò ad aggiungere, prima che la ragazza potesse protestare. — Tornerò questo pomeriggio.

— Ci proverò, ma per lo più sono cose senza senso — ribatté la ragazza.

Dunworthy scese al piano terra. Per lo più erano cose senza senso, vaneggiamenti indotti dal delirio e privi di significato, ma all'uscita dall'Infermeria lui cercò comunque un taxi per tornare a Balliol il più in fretta possibile, parlare con Andrews e farsi decifrare i dati di verifica.

— Non può essere giusto — aveva detto Badri, e si doveva trattare dello slittamento. Possibile che avesse in qualche modo sbagliato a leggere la cifra e creduto che si trattasse di appena quattro ore, scoprendo in seguito… cosa? Che erano quattro anni? Oppure ventotto?

— Arriverai più in fretta camminando — disse qualcuno… il ragazzo con la faccia dipinta a strisce bianche e nere. — Se aspetti un taxi resterai lì in eterno, perché sono stati requisiti tutti dal dannato governo.

Mentre parlava il ragazzo accennò alla porta del Pronto Soccorso, davanti alla quale si stava fermando proprio allora un taxi sul cui finestrino spiccava il simbolo dell'SSN.

Dunworthy ringraziò il ragazzo e s'incamminò verso Balliol, accelerando il passo perché si era rimesso a piovere e augurandosi che Andrews avesse già telefonato e che ora fosse in viaggio per venire lì.

— Andate a chiamare immediatamente il Signor Dunworthy — aveva detto Badri. — C'è qualcosa che non va.

Dal suo comportamento era ovvio che stava rivivendo le sue azioni dopo che aveva ottenuto la verifica dei dati, quando si era precipitato fuori sotto la pioggia per andare a chiamarlo all'Agnello e la Croce.

— Non può essere esatto — aveva detto.

Si mise quasi a correre nell'attraversare il cortile e nel salire le scale fino alla sua stanza, perché era preoccupato che la Signora Taylor potesse non essere riuscita a sentire il trillo del telefono sopra il fragore delle campane… ma quando aprì la porta scoprì che i suonatori erano disposti in cerchio nel suo salotto con indosso la maschera regolamentare e con le braccia sollevate; con le mani giunte come in preghiera, nel più assoluto silenzio abbassavano le braccia davanti a loro e piegavano le ginocchia a turno, uno dopo l'altro.

— Ha telefonato l'inserviente del Signor Basingame — riferì la Signora Taylor, alzandosi e piegandosi. — Ha detto che pensava che Basingame si trovi da qualche parte sulle Highland. Ha appena chiamato anche il Signor Andrews, che ha lasciato detto di richiamarlo.

Con suo immenso sollievo, Dunworthy riuscì ad ottenere al primo colpo la linea per la chiamata a lunga distanza, e mentre aspettava che Andrews rispondesse scoccò un'occhiata alla strana danza dei suonatori di campane, cercando di seguirne lo schema. La Signora Taylor sembrava andare su e giù in maniera semiregolare, ma gli altri eseguivano i loro strani inchini senza un ordine che a lui risultasse evidente. La grossa Signora Piantini continuava a contare mentalmente, accigliata per lo sforzo di concentrarsi.

— Le ho ottenuto il permesso di entrare nella zona di quarantena… quando arriva? — disse Dunworthy, non appena il tecnico rispose.

— Si tratta proprio di questo, signore — replicò Andrews… il video era in funzione, ma l'immagine era troppo indistinta perché Dunworthy potesse decifrare la sua espressione. — Credo che farei meglio a non venire. Ho seguito tutti i notiziari sulla quarantena e pare che quest'influenza indiana sia estremamente pericolosa.

— Non c'è bisogno che entri in contatto con uno qualsiasi dei malati — replicò Dunworthy. — Posso organizzare le cose in modo da portarla direttamente al laboratorio di Brasenose e da non farle correre nessun rischio. È una cosa di importanza vitale.

— Sì, signore, ma i notiziari dicono che l'epidemia potrebbe essere stata causata dal sistema di riscaldamento dell'università.

— Il sistema di riscaldamento? — ripeté Dunworthy. — L'università non ha sistema di riscaldamento e quelli dei singoli college sono vecchi di un centinaio di anni e incapaci di riscaldare e tanto meno di contaminare.

I suonatori di campane si girarono all'unisono a fissarlo ma non infransero il ritmo.

— Il sistema di riscaldamento con c'entra assolutamente niente, e neppure l'India o l'ira divina. L'epidemia ha avuto inizio nel Sud Carolina e il vaccino sta già arrivando. Non ci sono rischi.

— Comunque, signore, non credo che per me sarebbe saggio venire lì — insistette Andrews, cocciuto.

I suonatori di campane si interruppero bruscamente.

— Chiedo scusa — disse la Signora Piantini, poi ricominciarono tutti da capo.

— Quella verifica deve essere decifrata. Abbiamo uno storico nel 1320 e non sappiamo quanto slittamento ci sia stato. Farò in modo che venga pagato per questo pericoloso lavoro — sbottò Dunworthy, pur rendendosi conto che era una tattica sbagliata. — Provvederò perché venga isolato o indossi un set di IPS, o…

— Potrei decifrare la verifica da qui — lo interruppe Andrews. — Ho un'amica che può effettuare i collegamenti di accesso, una studentessa di Shrewsbury. — Esitò un attimo, poi aggiunse: — È il massimo che posso fare. Mi dispiace.

— Chiedo scusa — ripeté la Signora Piantini.

— No, no, lei suona al posto del secondo — replicò la Signora Taylor. — Il suo ritmo deve essere due-tre su e giù, tre-quattro su e uno scampanio completo. E tenga lo sguardo sugli altri suonatori e non sul pavimento. Uno, due, via!

E il minuetto ricominciò

— Semplicemente non posso correre questo rischio — continuò Andrews.

— Come si chiama la sua amica di Shrewsbury? — domandò Dunworthy, rendendosi conto che persuaderlo era impossibile.

— Polly Wilson — rispose Andrews, che appariva sollevato, e fornì a Dunworthy il suo numero di telefono. — Le dica che ha bisogno di una verifica remota, con richiesta IA e trasmissione a ponte. Io rimarrò reperibile a questo numero.

E accennò a chiudere la comunicazione.

— Aspetti! — gridò Dunworthy, procurandosi un'occhiata di disapprovazione da parte dei suonatori di campane. — Quale può essere lo slittamento massimo per una transizione nel 1320?

— Non ne ho idea — replicò subito Andrews. — Lo slittamento è difficile da prevedere perché ci sono troppi fattori da considerare.

— Mi dia una sua valutazione — insistette Dunworthy. — Lo slittamento potrebbe essere di ventotto anni?

— Ventotto anni? — ripeté Andrews, con un tono stupefatto che generò un'ondata di sollievo in Dunworthy. — Oh, non credo proprio. C'è una tendenza ad uno slittamento sempre maggiore a mano a mano che si va a ritroso nel tempo, ma l'aumento non è esponenziale. Può saperlo dai controlli dei parametri.

— La Sezione Medievale non ne ha fatti.

— Hanno mandato uno storico nel passato senza un controllo dei parametri? — esclamò Andrews, in tono sconvolto.

— Senza controlli dei parametri, senza prove con oggetti inanimati e senza test esplorativi — precisò Dunworthy. — È per questo che è essenziale ottenere la verifica dei dati. Voglio che lei faccia una cosa per me.

Andrews s'irrigidì.

— Non è necessario che venga qui per farlo — si affrettò ad aggiungere Dunworthy. — Il Jesus College ha una rete per la transizione in sito a Londra. Voglio che vada là ed effettui i controlli dei parametri per una transizione da effettuarsi a mezzogiorno, data 13 dicembre 1320.