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— Come se io le dicessi di incontrarmi in chiesa alle sei e mezza?

— Esatto. Si definisce recupero, e quello di Kivrin è fissato fra due settimane, il ventotto di dicembre. Quel giorno il tecnico aprirà la rete e Kivrin l'attraverserà.

— Credevo avesse detto che il tempo era lo stesso di qui. Come può il ventotto essere fra due settimane?

— Nel medioevo usavano un calendario diverso, quindi lì è il diciassette di dicembre e per noi la data del recupero è il sei di gennaio.

Se lei sarà là, pensò, e se riuscirò a trovare un tecnico che apra la rete.

Colin tirò fuori di bocca la gomma e la fissò con espressione pensosa: era a chiazze azzurre e bianche e sembrava una specie di mappa della luna. Poi se la rimise in bocca.

— Così, se andassi nel medioevo il 26 dicembre potrei fare il Natale due volte — commentò.

— Sì, suppongo di sì.

— Apocalittico — dichiarò il ragazzo, mentre riapriva la carta ripiegata della gomma e tornava a piegarla fino a ottenere un pacchettino ancora più piccolo.

— Comincia a sembrare che sia proprio così — convenne Dunworthy. Quando di lì a poco un paramedico passò vicino a loro, lo fermò e lo informò che stava spettando di sottomettersi ad un'inoculazione per rinforzare i linfociti T.

— Davvero? — replicò il paramedico, che appariva sorpreso. — Cercherò di scoprire qualcosa al riguardo.

E scomparve nel Pronto Soccorso, lasciandoli ad aspettare ancora.

— Sono stati i topi — aveva detto Badri, e la prima notte del suo ricovero aveva chiesto a Dunworthy che anno fosse. Però il tecnico aveva anche affermato che lo slittamento era stato minimo e che i calcoli dell'apprendista erano esatti.

Colin si tolse ancora di bocca la gomma più volte per esaminare i suoi cambiamenti di colore.

— Se le succedesse qualcosa di terribile, non potreste rompere le regole? — insistette. — Non so, se si tagliasse un braccio o morisse o una bomba la facesse saltare in aria o qualcosa del genere?

— Non si tratta di regole, Colin, ma di leggi scientifiche, e non potremmo infrangerle neppure se ci provassimo. Se tentassimo di alterare eventi che sono già accaduti la rete semplicemente non si aprirebbe.

— Sono certo che la ragazza sta bene — dichiarò Colin, sputando la gomma nella carta spiegazzata e riavvolgendovela con cura; poi ripose il tutto in una tasca della giacca e tirò su un pacchetto voluminoso, aggiungendo: — Ho dimenticato di dare alla prozia Mary il suo regalo di Natale.

Balzando in piedi, accennò ad avviarsi lungo il corridoio prima che Dunworthy potesse avvertirlo di aspettare, ma non appena ebbe raggiunto la porta opposta il ragazzo tornò indietro a precipizio.

— Maledizione! — esclamò. — L'Arpia è qui, e sta venendo da questa parte.

— Proprio quello che mi ci voleva — commentò Dunworthy, alzandosi in piedi a sua volta.

— Da questa parte — suggerì Colin. — La notte in cui sono arrivato sono entrato dalla porta posteriore. Venga!

E spiccò la corsa nella direzione opposta. Dunworthy non riuscì a correre ma si avviò comunque con passo affrettato lungo il labirinto di corridoi indicato da Colin, oltrepassando una porta di servizio che dava su una strada laterale. Al di là di essa, sotto la pioggia, c'era un uomo che portava appesi addosso a sandwich due cartelli pubblicitari su cui spiccava una scritta stranamente adeguata alle circostanze: «La sorte che temevamo si è abbattuta su di noi.»

— Vado ad accertarmi che non ci abbia visti — disse Colin, e aggirò di corsa l'angolo dell'edificio, mentre l'uomo porgeva a Dunworthy un volantino.

«LA FINE DEI TEMPI È VICINA», si leggeva in vivide lettere maiuscole, e poi: «Temete Dio, perché l'ora del Suo giudizio è giunta. — Rivelazione, 14:7»

Colin si affacciò all'angolo e segnalò a Dunworthy di raggiungerlo.

— È tutto a posto — annunciò, con il fiato un po' corto. — È dentro, e sta aggredendo l'addetta all'accettazione.

Dunworthy restituì il volantino all'uomo e seguì Colin, che lo guidò lungo la strada laterale e fino a Woodstock Road; Dunworthy scoccò occhiate ansiose in direzione della porta del Pronto Soccorso ma non riuscì a scorgere nessuno, neppure i manifestanti contro la CE.

Dopo aver corso per un altro isolato, Colin si decise a rallentare e tirò fuori di tasca un pacchetto di dolci a forma di saponetta, offrendone uno a Dunworthy, che lo rifiutò.

— Questo è il miglior Natale che abbia mai avuto — biascicò in maniera poco distinta Colin, che si era ficcato in bocca una tavoletta rosa.

Dunworthy meditò su quell'affermazione per parecchi isolati. Il carillon stava massacrando «Nel Cupo Cuore dell'Inverno», altra cosa che appariva adeguata alle circostanze, e le strade erano ancora deserte, ma quando svoltarono nella Broad una figura familiare si affrettò verso di loro, curva sotto la pioggia.

— È il Signor Finch — disse Colin.

— Buon Dio! — gemette Dunworthy. — Di cosa pensi che siamo rimasti a corto, adesso?

— Spero che si tratti dei cavoletti di Bruxelles.

Il suono delle loro voci indusse Finch a sollevare lo sguardo.

— Eccola qui, Signor Dunworthy. Sia ringraziato il Cielo… l'ho cercata dappertutto!

— Cosa succede? — chiese Dunworthy. — Ho detto alla Signora Taylor che avrei provveduto alla stanza per le esercitazioni.

— Non sì tratta di questo, signore, ma delle persone trattenute qui in quarantena. Due di esse hanno contratto il virus.

ESTRATTO DAL DOMESDAY BOOK
(032631-034122)

21 Dicembre 1320 (Vecchio Calendario). Padre Roche non sa dove sia il sito della transizione. Gli ho chiesto di portarmi nel luogo dove Gawyn lo ha incontrato ma neppure trovarmi in quella radura è servito a sbloccarmi la memoria. È ovvio che Gawyn si è imbattuto nel prete molto lontano dal sito, e che allora io ero ormai in preda al delirio più assoluto.

Oggi mi sono inoltre resa conto che non riuscirò mai a ritrovare il sito da sola. I boschi sono troppo grandi e sono pieni di radure, di querce e di boschetti di salici che sembrano tutti uguali adesso che ha nevicato. Avrei dovuto contrassegnare il punto giusto con qualcosa di più vistoso, oltre al cofanetto.

Dovrò chiedere a Gawyn di mostrarmi il sito, ma lui non è ancora tornato. Rosemund mi ha detto che da qui a Courcy c'è soltanto mezza giornata di cavallo, ma probabilmente lui passerà la notte là a causa della pioggia.

Sta continuando a piovere da quando siamo tornati e suppongo che questo dovrebbe rendermi felice perché la pioggia scioglierà la neve, ma al tempo stesso il clima orribile mi impedisce di andare in cerca del sito e in questo maniero si congela, tanto che tutti hanno indosso il mantello e se ne stanno raggomitolati accanto al fuoco.

Mi chiedo cosa facciano gli abitanti del villaggio. Le loro capanne non sono in condizione di tenere fuori neppure il vento e in quella dove sono stata io non si vedeva una sola coperta. Quella gente sta letteralmente congelando, e Rosemund mi ha riferito che secondo il castaldo la pioggia continuerà fino alla Vigilia di Natale.

Rosemund si è scusata con me per il suo comportamento nel bosco, e si è giustificata dicendo che era irritata con la sorella.

Agnes però non ha avuto nulla a che vedere con il suo cattivo umore… è evidente che a sconvolgerla è stata la notizia che il suo fidanzato era stato invitato qui per Natale, quindi non appena ho avuto l'occasione di trovarmi sola con Rosemund le ho chiesto se è preoccupata per l'imminente matrimonio.

— Lo ha organizzato mio padre — mi ha risposto, infilando il filo nel suo ago. — Ci siamo fidanzati il giorno di San Martino e ci dobbiamo sposare a Pasqua.

— E questo con il tuo consenso? — ho insistito.

— È un buon matrimonio — ha replicato lei. — Sir Bloet ha una posizione elevata ed ha molte tenute che confinano con quelle di mio padre.