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— Naturalmente — commentò Dunworthy.

— Non è necessario che la stanza sia grande o che sia isolata. Finora ci siamo esercitati qui in sala da pranzo, ma c'è gente che entra ed esce ad ogni momento e il tenore continua a perdere il tempo.

— Sono certo che riusciremo a escogitare qualcosa.

— Naturalmente, con sette campane dovremmo eseguire dei Tripli, ma lo scorso anno il Consiglio Nord Americano ha eseguito qui i Tripli di Filadelfia e a quanto mi è stato dato di capire si è trattato di un'esecuzione molto trasandata, con il tenore indietro di un intero conto rispetto agli altri e un'armonia d'insieme inesistente… il che costituisce un altro motivo per cui abbiamo bisogno di esercitarci. L'armonia dei tempi è importantissima.

— Naturalmente — convenne Dunworthy.

In quel momento la Signora Gaddson apparve sulla soglia della porta più lontana, con un'espressione decisa e materna sul volto.

— Temo di essere in attesa di un'importante chiamata a lunga distanza — si affrettò a dire Dunworthy, alzandosi in modo da interporre la Signora Taylor fra se stesso e la Signora Gaddson.

— Chiamata a lunga distanza? — ripeté l'Americana, scuotendo il capo. — Voi Inglesi! La metà delle volte non riesco a capire di cosa parliate.

Dunworthy fuggì dalla porta della dispensa, dopo aver promesso che avrebbe trovato un posto dove i suonatori di campane si potessero esercitare, e tornò nel proprio alloggio. Andrews non aveva telefonato, e c'era soltanto un messaggio di Montoya.

— Ha detto di riferirle che «non importa» — spiegò Colin.

— Tutto qui? Non ha aggiunto altro?

— No. Ha detto: «Riferisci al Signor Dunworthy che non importa».

Dunworthy si chiese se per qualche miracolo l'archeologa fosse riuscita a localizzare Basingame e a ottenere la firma che le serviva o se avesse semplicemente scoperto che tipo di pesci gli interessava. Per un momento si chiese se era il caso di richiamarla, ma rinunciò per il timore che le linee potessero scegliere proprio quel momento per liberarsi e che Andrews potesse telefonare.

Non lo fece, o almeno non prima delle quattro.

— Mi dispiace terribilmente di non aver chiamato prima — si scusò il tecnico.

L'immagine video continuava a mancare, ma Dunworthy poteva sentire sullo sfondo un suono di musica misto a chiacchiere.

— La scorsa notte sono stato fuori fino a tardi e ho avuto parecchie difficoltà a contattarla — continuò Andrews. — Le linee erano intasate a causa delle feste, sa come succede, ed ho continuato a tentare ogni…

— Ho bisogno che venga ad Oxford — lo interruppe Dunworthy. — Mi serve che decifri una verifica di dati di una transizione.

— Certamente, signore — assentì subito Andrews. — Quando?

— Non appena possibile. Questa sera?

— Oh? — replicò il tecnico, con minore prontezza. — Non si potrebbe fare domani? La mia convivente non arriverà che stanotte sul tardi e per questo abbiamo progettato di festeggiare in ritardo il nostro Natale, ma potrei prendere un treno nel pomeriggio o la sera. Le va bene, oppure c'è una scadenza per effettuare la verifica?

— La verifica è già stata fatta, ma il tecnico responsabile ha contratto un virus e mi serve qualcuno che la decifri — spiegò Dunworthy. Dall'estremità di Andrews ci fu un'improvviso scoppio di risa che lo costrinse ad alzare la voce. — A che ora crede di poter essere qui?

— Non lo so con certezza. La richiamerò domani e le saprò dire quando arriverò con la metropolitana.

— D'accordo… però potrà viaggiare in metropolitana soltanto fino a Barton, e di lì dovrà usare un taxi per arrivare al perimetro. Prenderò accordi perché la lascino passare. Andrews?

Il tecnico non rispose, anche se Dunworthy poteva ancora sentire la musica.

— Andrews? — chiamò. — È sempre in linea?

Non poter vedere l'immagine era una cosa estenuante.

— Sì, signore — replicò il tecnico, ma in tono ora cauto. — Cos'è che vuole che faccia?

— Decifrare una verifica. È già stata effettuata, ma il tecnico…

— No, quell'altra faccenda riguardante il prendere il treno fino a Barton.

— Prenda il treno fino a Barton — ripeté Dunworthy, a voce alta e scandendo le parole. — La metropolitana arriva soltanto fino lì, poi dovrà prendere un taxi per raggiungere il perimetro della quarantena.

— Quarantena?

— Sì — confermò Dunworthy, con una certa irritazione. — Prenderò accordi perché le permettano di entrare nell'area della quarantena.

— Che genere di quarantena?

— A causa di un virus — spiegò Dunworthy. — Non ne ha sentito parlare?

— No, signore. Ero impegnato a gestire una transizione in sito a Firenze e sono rientrato soltanto ieri pomeriggio. È una cosa grave? — domandò Andrews. Non sembrava spaventato, soltanto interessato.

— Finora abbiamo avuto ottantuno casi — replicò Dunworthy.

— Ottantadue — lo corresse Colin, dal divano sotto la finestra.

— Però hanno identificato il virus e il vaccino sta arrivando… e non ci sono stati decessi.

— Però scommetto che c'è un sacco di gente irritata che avrebbe voluto passare il Natale a casa — commentò Andrews. — La chiamerò domattina, non appena saprò l'ora del mio arrivo.

— Va bene! — gridò Dunworthy, per farsi sentire sopra il rumore di fondo. — Sarò qui.

— D'accordo — rispose Andrews, poi ci fu un altro scoppio di risate e infine il silenzio quando lui interruppe la comunicazione.

— Viene? — domandò Colin.

— Sì, domani — confermò Dunworthy, e compose il numero di Gilchrist.

Il video offrì l'immagine di Gilchrist seduto alla sua scrivania con espressione bellicosa.

— Signor Dunworthy, se questo è un tentativo per riportare indietro la Signorina Engle…

Se potessi lo farei, pensò Dunworthy, e si chiese se davvero Gilchrist non si rendesse conto che Kivrin doveva aver già lasciato da un pezzo il sito della transizione e che se anche avessero aperto la rete non l'avrebbero trovata lì.

— No — rispose. — Ho soltanto rintracciato un tecnico che può decifrare i dati di verifica.

— Signor Dunworthy, le posso ricordare…

— Sono perfettamente consapevole di chi sia a capo di questa transizione — lo interruppe Dunworthy, lottando per mantenere il controllo, — e sto soltanto cercando di essere d'aiuto. Sapendo quanto fosse difficile trovare un tecnico durante il periodo delle vacanze ne ho contattato uno a Reading, e potrà essere qui domani.

— Se il suo tecnico non si fosse ammalato nulla di tutto questo sarebbe stato necessario — commentò Gilchrist, arricciando le labbra in un'espressione di disapprovazione, — ma dal momento che è accaduto suppongo che dovremo fare così. Gli dica di presentarsi da me non appena arriva.

Dunworthy riuscì ad accomiatarsi in maniera educata, ma non appena lo schermo si spense sbatté giù il ricevitore, lo risollevò e cominciò a comporre violentemente dei numeri. Avrebbe trovato Basingame, anche se gli ci fosse voluto l'intero pomeriggio.

La voce computerizzata lo informò però che tutte le linee erano di nuovo intasate, quindi lui fu costretto a posare la cornetta, e rimase per un momento a fissare lo schermo vuoto.

— Sta aspettando un'altra chiamata? — chiese Colin.

— No.

— Allora possiamo andare fino all'Infermeria? Ho un regalo da dare alla prozia Mary.

Ed io potrò prendere gli accordi necessari perché Andrews possa accedere all'area di quarantena, si disse Dunworthy.

— Un'idea eccellente — approvò. — Così potrai indossare la tua sciarpa nuova.

— La metterò quando arriveremo lì — sogghignò Colin, infilando l'oggetto in questione in una tasca della giacca. — Non voglio che qualcuno mi veda lungo la strada.

In strada non c'era però nessuno che potesse vederli, perché le vie erano del tutto deserte… non si vedevano neppure taxi o biciclette… e Dunworthy ricordò di colpo il commento del vicario secondo il quale quando un'epidemia infine attecchiva la gente si rintanava in casa. Si doveva trattare di questo, oppure di un tentativo di sottrarsi al carillon della Torre Carfax, che non solo persisteva a straziare carole natalizie ma echeggiava anche più forte che mai nelle strade vuote. O forse la gente stava sonnecchiando dopo il pranzo di Natale, o più semplicemente non aveva voglia di bagnarsi sotto la pioggia.