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— Ti stanno cercando da tutte le parti, sciocca — avvertì, piantandosi le mani sui fianchi.

— Stavo parlando con Lady Kivrin — spiegò Agnes, scoccando un'occhiata ansiosa in direzione del copriletto su cui giaceva Blackie, quasi invisibile contro lo sfondo della pelliccia nera… a quanto pareva ai cani non era permesso di entrare in casa, quindi Kivrin tirò le ruvide lenzuola sul cucciolo per evitare che Rosemund lo vedesse.

— La mamma dice che la signora deve riposare perché le sue ferite possano guarire — ammonì Rosemund, in tono severo. — Vieni, devo dire alla nonna che ti ho trovata.

E scortò la bambina fuori della stanza.

Kivrin le osservò andare via augurandosi con fervore che Agnes non riferisse a Lady Imeyne che lei aveva chiesto ancora di Gawyn. Aveva pensato di avere una giustificazione valida per parlare con lui, che quella gente avrebbe compreso la sua ansia di sapere che ne era stato delle sue cose e chi fossero i suoi assalitori, ma a quanto pareva era sconveniente che una giovane nobildonna nubile del 1300 chiedesse «così sfacciatamente» di parlare con un uomo giovane.

Eliwys poteva conferire con lui perché in assenza del marito era lei ad essere a capo della famiglia, e Lady Imeyne era la madre del padrone della dimora, ma Kivrin avrebbe dovuto aspettare che Gawyn le rivolgesse la parola e poi rispondere «con la modestia che si addice a una fanciulla».

Però devo riuscire a parlargli, pensò. Lui è il solo a sapere dove si trovi il sito.

Agnes rientrò a precipizio nella stanza e s'impossessò del cucciolo.

— La nonna era molto arrabbiata perché credeva che fossi caduta nel pozzo — disse, e uscì di nuovo, sempre di corsa.

E senza dubbio la «nonna» aveva picchiato Maisry sugli orecchi per sfogare la sua ira, suppose Kivrin. Quel giorno Maisry si era già trovata nei guai una volta per aver perso Agnes, che era venuta a mostrare a Kivrin la catena d'argento di Lady Imeyne, da lei definita un «rillieclary», un termine che era risultato incomprensibile per il traduttore. La bambina aveva poi spiegato a Kivrin che all'interno della scatoletta c'era un frammento del sudario di Santo Stefano. Più tardi, Maisry era stata schiaffeggiata da Imeyne per aver lasciato che la bambina prendesse il reliquiario e non averla sorvegliata, e non per averle permesso di entrare nella stanza di un malato.

Nessuno sembrava preoccuparsi del fatto che le bambine si avvicinassero a Kivrin o pareva essere consapevole che esse avrebbero potuto contrarre il suo stesso male, e né Eliwys né Imeyne avevano adottato precauzioni di sorta nel prendersi cura di lei.

Naturalmente, questo dipendeva dal fatto che la gente di quell'epoca non comprendeva il meccanismo della trasmissione delle malattie… credeva che esse fossero una conseguenza del peccato e che le epidemie fossero una punizione divina… però il concetto di contagio era già noto, come dimostrava il fatto che il motto in vigore durante la Morte Nera fosse stato «partire presto, andare lontano e restarci a lungo», e già in precedenza erano state instaurate delle quarantene.

Ma non qui, pensò. Cosa sarebbe successo se le bambine si fossero ammalate? O magari Padre Roche?

Lui le era rimasto vicino per tutto il tempo in cui aveva avuto la febbre alta, toccandola, chiedendole il suo nome. Kivrin si accigliò, cercando di ricordare quella notte: era caduta da cavallo e c'era un fuoco acceso… no, lo aveva immaginato nel delirio, come aveva immaginato il cavallo bianco, visto che quello di Gawyn era nero.

Avevano cavalcato attraverso un bosco e già per una collina, oltrepassando una chiesa, e il bandito aveva… no, era inutile, quella notte continuava ad essere un sogno informe fatto di volti spaventosi, di campane e di fiamme. Perfino il luogo della transizione era vago nella sua memoria. Là c'erano alcuni salici e querce, e lei si era seduta contro la ruota del carro perché aveva le vertigini, e il tagliagole aveva… no, quel bandito era un frutto della sua immaginazione, come il cavallo bianco. Forse aveva immaginato anche la chiesa.

Avrebbe dovuto domandare a Gawyn dove fosse il sito… ma non alla presenza di Lady Imeyne, che l'avrebbe considerata una daltriss. Doveva guarire e recuperare le forze quanto bastava per alzarsi dal letto, scendere nella sala, uscire nelle stalle, trovare Gawyn e parlargli in privato. Doveva guarire.

Si sentiva già un po' meglio, anche se era ancora tropo debole per arrivare anche soltanto al pitale senza aiuto: le vertigini erano sparite e così pure la febbre, sebbene il suo respiro continuasse ad essere affaticato, e sembrava che tutti ritenessero che stava davvero migliorando perché l'avevano lasciata sola per la maggior parte della mattina ed Eliwys si era soffermata nella stanza soltanto il tempo necessario per spalmare quell'unguento dall'odore sgradevole… e perché lei commettesse un'infrazione dell'etichetta chiedendo di Gawyn.

Cercò di non preoccuparsi di quello che le aveva detto Agnes o del perché gli antivirali non stessero funzionando o di quanto fosse lontano il punto della transizione, e di concentrarsi invece per ritrovare le forze. Nessuno venne a vedere come stava per tutto il pomeriggio e lei ne approfittò per esercitarsi a mettersi a sedere e ad abbassare i piedi oltre il bordo del letto. Quando Maisry venne con una lanterna per aiutarla ad arrivare al pitale scoprì di essere poi in grado di tornare a letto con le proprie forze.

Quella notte il freddo aumentò d'intensità e il mattino dopo Agnes si presentò con indosso un mantello con cappuccio di spessa lana rossa e guanti di pelo bianco.

— Vuoi vedere la fibbia d'argento che mi ha dato Sir Bloet? Te la porterò domani. Oggi non posso perché andiamo a tagliare il ceppo di Natale.

— Il ceppo di Natale? — ripeté Kivrin, allarmata, perché per tradizione il ceppo cerimoniale veniva tagliato il ventiquattro e quel giorno avrebbe dovuto essere appena il diciassette. Aveva forse frainteso le parole di Lady Imeyne?

— Sì — confermò Agnes. — A casa non lo facciamo prima della Vigilia di Natale, ma siccome è probabile che arrivi una tempesta la nonna vuole che andiamo a prenderlo finché il tempo resta bello.

Era probabile che arrivasse una tempesta. Kivrin si chiese come avrebbe fatto a riconoscere il sito della transizione se si fosse messo a nevicare. Il carro e le sue casse erano ancora laggiù, ma se fossero caduti più di pochi centimetri di neve lei non sarebbe più riuscita a riconoscere la strada.

— Andate tutti quanti a prendere il ceppo? — domandò.

— No. Padre Roche ha chiamato la mamma perché lo aiutasse a curare un contadino malato.

Questo spiegava perché Imeyne stesse recitando il ruolo della tiranna, facendo la prepotente con Maisry e con il castaldo e accusando Kivrin di adulterio.

— La nonna verrà con voi? — chiese.

— Sì — confermò la bambina. — Io cavalcherò il mio pony.

— Viene anche Rosemund?

— Sì.

— E il castaldo?

— Sì — ripeté lei, con una certa impazienza. — Viene tutto il villaggio.

— Anche Gawyn?

— No — replicò la piccola, come se quella fosse una cosa ovvia. — Adesso devo andare nella stalla per salutare Blackie.

E corse via.

Lady Imeyne e il castaldo sarebbero andati a tagliare il ceppo e Lady Eliwys era da qualche parte ad assistere un contadino malato. E per qualche motivo che era evidente per Agnes ma non per lei, Gawyn non sarebbe andato con gli altri… forse aveva accompagnato Eliwys, ma se non era così e se invece doveva rimanere a guardia della casa, lei avrebbe potuto parlargli in privato.

Era evidente che anche Maisry sarebbe andata con gli altri, perché quando era venuta a portarle la colazione aveva indosso un rozzo poncho marrone e si era avvolta intorno alle gambe delle strisce di stoffa. La ragazza aveva aiutato Kivrin ad usare il pitale, lo aveva portato via ed era tornata con un braciere pieno di carboni ardenti, mostrando maggiore iniziativa di quanta Kivrin ne avesse vista in lei fino a quel momento.