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— Registrate la vostra temperatura a intervalli di mezz'ora — avvertì Mary, distribuendo un foglio giallo, — e presentatevi qui immediatamente se il vostro monitor dovesse mostrare che è in aumento. Alcune fluttuazioni sono normali, perché nel pomeriggio e di sera la temperatura tende ad alzarsi, quindi qualsiasi valore fra 36 e 37,4 è da considerare nella norma. Presentatevi immediatamente se doveste registrare una temperatura superiore a 37,4 o se doveste avvertire altri sintomi, come emicrania, tensione al torace, confusione mentale o vertigini.

Ciascuno dei presenti guardò il proprio monitor e cominciò senza dubbio ad avvertire l'insorgere di un'emicrania. Dunworthy aveva avuto mal di testa per tutto il pomeriggio.

— Evitate il più possibile di avere contatti con altri — continuò Mary. — Annotate con precisione il nome delle persone che incontrate. Non siamo ancora sicuri del metodi di trasmissione del contagio, ma i myxovirus si propagano mediante il contatto diretto e i liquidi del corpo, perciò lavatevi spesso le mani con acqua e sapone.

La dottoressa diede quindi a Dunworthy un altro foglio rosa… a quanto pareva cominciava ad essere a corto di colori. Questa volta si trattava di una specie di diario personale intitolato «Contatti»; più in baso c'era scritto: «Nome, Indirizzo, Tipo di Contatto, Ora.»

Era un vero peccato che il virus contratto da Badri non avesse mai avuto a che fare con l'SSN o con il CMI, perché in quel caso non sarebbe riuscito a oltrepassare la porta.

— Dovrete presentarvi qui a rapporto alle sette di domani mattina. Nel frattempo vi consiglio una cena calda e un buon letto, perché il riposo è la migliore difesa contro qualsiasi virus. Voi siete liberi dal servizio per la durata della quarantena temporanea — aggiunse, rivolta ai due paramedici, poi distribuì altri fogli dai colori più svariati e infine chiese in tono vivace: — Ci sono domande?

Dunworthy guardò in direzione della donna paramedico, aspettandosi di sentirle chiedere a Mary se per caso il vaiolo era passato attraverso la rete, ma lei stava fissando con aria priva di interesse il suo fascio di fogli.

— Posso tornare ai miei scavi? — volle sapere Montoya.

— Non se sono fuori del perimetro della quarantena — replicò Mary.

— Grandioso! — esclamò l'archeologa, ficcando rabbiosamente i fogli nelle tasche della sua giacca militare. — L'intero villaggio verrà lavato via dalla pioggia mentre io sono bloccata qui.

E se ne andò con aria tempestosa.

— Ci sono altre domande? — chiese Mary, imperturbabile. — Benissimo, allora ci vediamo tutti domattina alle sette.

I due paramedici uscirono insieme, la donna che aveva chiesto del virus intenta a sbadigliare e a stiracchiarsi come se stesse progettando un altro sonnellino. Latimer era ancora seduto con lo sguardo fisso sul suo monitor della temperatura, ma quando Gilchrist gli disse qualcosa in tono piccato si alzò e si infilò il cappotto, raccogliendo poi l'ombrello e il fascio di fogli.

— Mi aspetto di essere tenuto informato di ogni sviluppo — dichiarò quindi Gilchrist. — Sto cercando di contattare Basingame per avvertirlo che è essenziale che ritorni e si incarichi di questa faccenda.

Uscì quindi con passo deciso, ma fu costretto ad aspettare e a tenere aperta la porta, perché Latimer potesse raccogliere due moduli che gli erano caduti.

— James, domattina vuoi passare a prendere Latimer, per favore? — domandò Mary, esaminando gli elenchi dei contatti. — Altrimenti non si ricorderà mai di presentarsi qui alle sette.

— Voglio vedere Badri — ribatté Dunworthy.

— Laboratorio, Brasenose — lesse Mary, sui fogli. — Ufficio del Decano, Brasenose. Laboratorio, Brasenose. Nessuno ha visto Badri in un posto che non fosse il laboratorio della rete?

— Nell'ambulanza, mentre venivamo qui, ha detto che qualcosa non andava — insistette Dunworthy. — Può essere che si tratti dello slittamento, e se è spostata di più di una settimana Kivrin non avrà idea di come calcolare il momento del recupero.

Mary non ripose e continuò invece a sfogliare le liste con espressione accigliata.

— Devo accertarmi che non ci siano stati problemi nella verifica dei dati — persistette Dunworthy.

— Molto bene — dichiarò Mary, sollevando lo sguardo. — Questi fogli sono inutili perché ci sono enormi buchi nei movimenti di Badri durante gli ultimi tre giorni. Lui è la sola persona che ci possa dire dove è stato e con chi è venuto in contatto. — Si avviò quindi nel corridoio precedendo Dunworthy, e continuò: — Ho incaricato un'infermiera di stare con lui e di fargli delle domande, ma è molto disorientato e ha paura di lei. Forse non ne avrà di te.

Arrivata in fondo al corridoio si avvicinò all'ascensore.

— Piano terreno, per favore — disse nel microfono. — Badri è cosciente soltanto a intervalli di pochi minuti — spiegò poi a Dunworthy. — Potrebbe volerci la maggior parte della notte.

— Non importa — replicò lui, — tanto non riuscirò a riposare finché non avrò la certezza che Kivrin è arrivata sana e salva.

L'ascensore il portò più su di due piani, poi percorsero un altro corridoio e oltrepassarono una porta che era contrassegnata dalla scritta VIETATO L'INGRESSO: CORSIA DI ISOLAMENTO. Oltre la porta una capoinfermiera dall'espressione cupa sedeva ad una scrivania, intenta e tenere sotto controllo un monitor.

— Sto portando il Signor Dunworthy a visitare il Signor Chaudhuri spiegò Mary. — Ci serviranno delle tute protettive. Come sta?

— La febbre è salita di nuovo… 39,8 — replicò l'infermiera, consegnando loro le tute protettive contenute in buste di plastica sigillate e composte da un lungo camice di carta che si chiudeva sulla schiena, cappello, maschera impermeabile che era impossibile infilare sopra il cappello, copriscarpe simili a stivali e guanti impermeabili. Dunworthy commise l'errore di infilarsi prima i guanti e impiegò quelle che gli parvero ore per cercare di allargare il camice e di mettersi la maschera.

— Dovrai porre domande estremamente specifiche — lo avvertì Mary. — Domandagli cos'ha fatto questa mattina quando si è alzato, se ha passato la notte con qualcuno, dove ha fatto colazione, chi c'era… cose del genere. La febbre alta significa che è molto disorientato ed è possibile che tu debba ripetere le domande parecchie volte — aggiunse, aprendo la porta della stanza.

In effetti non si trattava di una stanza vera e propria, perché c'era soltanto lo spazio per il letto e per uno stretto sgabello pieghevole. La parete dietro il letto era coperta di monitor e di apparecchiature, mentre quella opposta conteneva una finestra coperta da tende e altre apparecchiature. Mary scoccò una rapida occhiata a Badri, poi si concentrò sull'esame dei monitor.

Dunworthy scrutò a sua volta gli schermi, il più vicino dei quali era pieno di numeri e di lettere. L'ultima riga diceva: «ICU 14320691 22-12-54 1803 200/RPT 1800CRS IMJPCLN 200MG/q6h SSN40.211.7 M AHRENS» A quanto pareva, erano le disposizioni del dottore.

Gli altri schermi mostravano linee irregolari e colonne di cifre, nessuna delle quali aveva senso tranne quella al centro del piccolo schermo sulla destra, su cui si leggeva: «Temperatura 39,9». Buon Dio.

Dunworthy abbassò lo sguardo su Badri, che giaceva con le braccia fuori delle coltri e collegate entrambe a flaconi di fleboclisi che pendevano da aste di sostegno; ogni asta reggeva almeno cinque flaconi il cui contenuto convergeva nel tubo principale. Il malato aveva gli occhi chiusi e il suo volto appariva magro e teso, come se avesse perso peso da quella mattina; la sua pelle scura aveva una strana sfumatura rossastra.

— Badri — chiamò Mary, protendendosi su di lui. — Riesci a sentirci?

Lui aprì gli occhi e li guardò senza riconoscerli, il che era dovuto probabilmente non tanto agli effetti del virus quanto al fatto che erano coperti da indumenti di carta dalla testa ai piedi.