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Se lo avessi perso, gemette mentalmente Dunworthy.

— Sono certo che William sarà sorpreso di vederla — disse ad alta voce, sperando che la donna andasse a cercare il figlio.

— Già — convenne lei, in tono cupo. — Probabilmente se ne sta seduto là senza neppure avere addosso la sua sciarpa. So che contrarrà questa infezione virale, lui contrae qualsiasi malattia. Quando era piccolo era solito avere terribili orticarie. Sono certa che si ammalerà, e come madre il meno che posso fare è curarlo.

In quel momento la porta si spalancò e sopraggiunsero di corsa due persone munite di maschera, camice, guanti e una sorta di copertura di carta per le scarpe. I due rallentarono il passo quando si accorsero che non c'era nessuno accasciato sul pavimento.

— Devo far recintare quest'area e far mettere un cartello che indichi che è una corsia d'isolamento — rifletté ad alta voce Mary, poi si girò verso la Signora Gaddson e aggiunse: — Temo che esista la possibilità che lei sia stata esposta al virus. Non sappiamo ancora con certezza in che modo si trasmetta il contagio e non possiamo escludere la possibilità che sia diffuso nell'aria.

Per un orribile momento Dunworthy pensò che fosse sua intenzione rinchiudere la Signora Gaddson nella sala d'attesa insieme a tutti loro.

— Volete per favore accompagnare la Signora Gaddson in un cubicolo d'isolamento? — chiese però lei ad uno dei due individui in maschera e camice. — Sarà necessario eseguire degli esami del sangue e fare un elenco di tutti coloro con cui è entrata in contatto. Signor Dunworthy, se vuole venire con me — disse quindi, riaccompagnandolo nella sala d'attesa e chiudendo la porta prima che la Signora Gaddson avesse il tempo di protestare. — Se non altro — concluse, quando furono al sicuro, — in questo modo potremo trattenerla per un po' e concedere al povero Willy ancora qualche ora di libertà.

— Quella donna farebbe venire l'orticaria a chiunque — dichiarò Dunworthy.

A tutti tranne al paramedico che aveva sollevato lo sguardo quando loro erano entrati. Latimer era ancora pazientemente seduto accanto al vassoio, con la manica arrotolata, e Montoya stava usando il telefono.

— Il treno di Colin è stato mandato indietro — annunciò Mary. — Adesso deve essere a casa, al sicuro.

— Oh, bene — commentò Montoya, posando il ricevitore, e subito Gilchrist si affrettò a impossessarsi dell'apparecchio.

— Signor Latimer, mi dispiace di averla fatta aspettare — si scusò Mary, aprendo una nuova confezione di guanti sterilizzati. Dopo esserseli infilati cominciò a montare una nuova siringa.

— Sono Gilchrist. Voglio parlare con il Docente Anziano — stava intanto dicendo Gilchrist al telefono. — Sì, sto cercando di contattare il Signor Basingame. Sì, posso aspettare.

Il Docente Anziano non ha idea di dove sia Basingame, pensò Dunworthy, così come non lo sa neppure la sua segretaria. Infatti lui aveva già parlato con entrambi quando aveva cercato di impedire la transizione. La segretaria non aveva neppure saputo che Basingame era in Scozia.

— Sono contenta che il ragazzo sia stato trovato — commentò Montoya, scoccando un'occhiata all'orologio. — Quanto pensa che ci tratterranno qui? Devo tornare ai miei scavi prima che si trasformino in una palude. In questo momento stiamo scavando nel cortile della chiesa di Skendgate. La maggior parte delle tombe risale al 1400, ma ci sono anche alcune vittime della Morte Nera e alcuni defunti che risalgono ad un tempo precedente all'arrivo di Guglielmo il Conquistatore. La scorsa settimana abbiamo trovato la tomba di un cavaliere, che era in splendide condizioni. Mi chiedo se Kivrin sia già là.

— Spero di sì — replicò Dunworthy, supponendo che lei intendesse chiedersi se la ragazza era già al villaggio, e non in una delle tombe.

— Le ho detto di cominciare immediatamente a registrare le sue osservazioni riguardo a Skendgate, concentrandosi sul villaggio e sulla chiesa, e soprattutto su quella tomba. L'iscrizione è in parte consumata e così anche una porzione dei bassorilievi. La data però è leggibile… 1318.

— Si tratta di un'emergenza — tempestò Gilchrist, ribollendo poi in silenzio per un lungo momento prima di aggiungere: — So che è andato in Scozia a pescare, ma voglio sapere dove!

Mary applicò un cerotto sul braccio di Latimer e segnalò a Gilchrist che era arrivato il suo turno; quando lui scosse il capo, Mary andò allora a svegliare il paramedico addormentato, che la seguì fino al vassoio con espressione ancora assonnata.

— Ci sono moltissime cose che si possono apprendere soltanto con l'osservazione diretta — stava continuando Montoya. — Ho detto a Kivrin di registrare ogni dettaglio e spero che nel registratore ci sia spazio a sufficienza. È così piccolo. Naturalmente doveva esserlo — proseguì, consultando per l'ennesima volta l'orologio. — Avete avuto modo di vederlo prima che venisse inserito? Sembra davvero una scheggia d'osso.

— Una scheggia d'osso? — ripeté Dunworthy, osservando il sangue del paramedico che riempiva la fiala.

Mary gli fece cenno che adesso toccava a lui e la donna si alzò dalla sedia, riabbassandosi la manica. Dunworthy prese il suo posto sulla sedia e Mary tolse la protezione da un bracciale di monitoraggio, applicandoglielo all'interno del polso prima di porgergli una capsula termometrica da inghiottire.

— Dica all'incaricato dell'economato di chiamarmi a questo numero non appena sarà di ritorno — ordinò Gilchrist, e riattaccò la cornetta.

Montoya s'impadronì del telefono e compose un numero.

— Salve — disse. — Potete dirmi qual è il perimetro dell'area di quarantena? Devo sapere se Witney è al suo interno, perché i miei scavi sono laggiù. — A quanto pareva il suo interlocutore dovette risponderle negativamente, perché lei aggiunse: — Con chi posso parlare per ottenere che il perimetro sia modificato? Si tratta di un'emergenza.

Sono preoccupati per le loro «emergenze» e nessuno si preoccupa minimamente per Kivrin, pensò Dunworthy. Del resto, cosa c'era di cui preoccuparsi? Il suo registratore era stato camuffato in modo da sembrare una scheggia d'osso e non avrebbe causato un anacronismo se la gente di quel secolo avesse deciso di tagliarle le mani prima di bruciarla sul rogo.

Mary gli controllò la pressione del sangue, poi effettuò il prelievo del sangue.

— Se mai quel telefono dovesse liberarsi per un momento — commentò poi, applicando un cerotto e chiamando con un cenno Gilchrist, che era in piedi accanto a Montoya con un'espressione di impazienza sul volto, — dovreste chiamare William Gaddson e avvertirlo che sua madre sta per arrivare.

— Sì, il numero dell'Associazione Nazionale — disse Montoya, poi riagganciò il ricevitore e scribacchiò un numero su un depliant.

Il telefono trillò e Gilchrist, che era già a metà strada da Mary, tornò indietro con un balzo, riuscendo a impadronirsi dell'apparecchio prima che Montoya potesse raggiungerlo.

— No — ringhiò dopo un momento, e porse con riluttanza la cornetta a Dunworthy.

Era Finch, che si trovava nell'ufficio dell'economato.

— Ha la cartella medica di Badri? — chiese Dunworthy.

— Sì, signore. Qui c'è la polizia, signore; sta cercando un posto dove alloggiare quanti sono stati trattenuti a causa della quarantena ma non abitano a Oxford.

— E vogliono alloggiarli a Balliol? — domandò Dunworthy.

— Sì, signore. Quanti devo dire che possiamo accoglierne?

Mary si era alzata in piedi con la fiala di Gilchrist in mano e stava rivolgendo dei cenni a Dunworthy.

— Aspetti un momento, per favore — replicò questi, mettendo il telefono in pausa.

— Vi stanno chiedendo di alloggiare quanti sono stati trattenuti? — volle sapere Mary.

— Sì — confermò lui.

— Non ti impegnare in maniera tale da riempire tutte le stanze di cui disponete — avvertì lei. — Potremmo aver bisogno di spazio aggiuntivo da usare come infermeria.