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«Scenda, Sigur. Non mi costringa a spararle.»

Johanson afferrò il cavo cui era appeso il Deepflight. «Perché dice 'costringere'? Pensavo che si divertisse.»

«Scenda.»

«Mi vuole minacciare, Jude?» Fece un sorriso asciutto, mentre i suoi pensieri correvano all'impazzata. Doveva trattenerla. Improvvisare. Bluffare, fare il possibile fino all'arrivo di Anawak «Al suo posto non sparerei, altrimenti può dire addio alla sua immersione.»

«Che intende?»

«Questo lo vedrà.»

«Parli.»

«Parlare è noioso. Forza, generale comandante Li. Non sia così schizzinosa. Mi spari e lo scoprirà.»

Lei esitò. «Cos'ha messo nel batiscafo, maledetto idiota?»

«Sa che le dico?» Con grande fatica, Johanson si rialzò. «La aiuterò a rimettere tutto a posto, però prima mi deve spiegare una cosa.»

«Non c'è tempo.»

«Già. Che stupido.»

Judith Li lo fulminò con un'occhiata furiosa. Abbassò l'arma. «Avanti, chieda.»

«La domanda la conosce già. Perché?»

«Dice sul serio?» Judith Li sbuffò. «Provi un po' a sforzare il suo cervello così sviluppato. Dove crede che sarebbe il mondo senza gli Stati Uniti d'America? Noi siamo l'unico elemento di stabilità rimasto. Esiste un solo modello duraturo per il successo nazionale e internazionale, un modello reale e valido senza limiti per ogni persona in ogni società: quello americano. Non possiamo permettere al mondo, né alle Nazioni Unite, di risolvere il problema degli yrr. Essi hanno inferto gravi danni all'umanità, però hanno anche a disposizione un mostruoso potenziale di conoscenze. In quali mani vuole che finiscano, quelle conoscenze, Sigur?»

«Nelle mani di quelli che le sappiano usare al meglio.»

«Esatto.»

«Ma questo è ciò cui abbiamo lavorato tutti, Jude! Non siamo dalla stessa parte? Potremmo arrivare a un accordo con gli yrr. Potremmo…»

«Ma non ha ancora capito? La possibilità di un accordo ci è preclusa. Contraddice gli interessi del mio Paese. Noi, gli Stati Uniti, dobbiamo arrivare a quelle conoscenze e nel contempo impedire ad altri di arrivarci. Non c'è alternativa: bisogna liberare il mondo dagli yrr. Anche solo una coesistenza sarebbe l'ammissione della nostra sconfitta, una sconfitta dell'umanità, della fede in Dio, della fiducia nella nostra egemonia. Ma la cosa peggiore di una coesistenza è che porterebbe a un nuovo ordine mondiale. Rispetto agli yrr, saremmo tutti uguali. Ogni Paese che possiede una tecnologia sviluppata potrebbe comunicare con loro. Tutti cercherebbero di speculare, di stringere alleanze con loro, di entrare in possesso delle loro cognizioni, e magari qualcuno prima o poi riuscirebbe persino a sconfiggerli. E arriverebbe a dominare il pianeta.» Fece un passo verso di lui. «Capisce? Quella cosa laggiù dispone di una biotecnologia che noi oggi non ci sognamo neppure. Con lei si può entrare in contatto solo per via biologica, così in tutto il mondo diventerebbe legittimo continuare gli esperimenti coi microbi. Non possiamo permetterlo. Non c'è alternativa, è necessario distruggere gli yrr, e deve farlo l'America! Non possiamo permetterlo a nessuno, nemmeno a quegli smidollati dell'ONU, in cui ogni straccione ha un posto e il diritto di voto.»

«Lei è incredibile», commentò Johanson, tossendo. «Ma che razza di persona è?»

«Sono una persona che crede in Dio…»

«Lei è in pieno delirio di onnipotenza! Lei ama la sua carriera!»

«E la mia patria!» gridò Judith Li. «E lei a che cosa crede? Io so in cosa credo. Solo gli Stati Uniti d'America riusciranno a salvare il mondo…»

«E a stabilire una volta per tutte quali sono i ruoli, vero?»

«E allora? Il mondo vuole sempre che gli Stati Uniti facciano il lavoro sporco, e lo stiamo facendo anche adesso! Ed è giusto così! Non possiamo permettere che il mondo condivida il sapere degli yrr, quindi dobbiamo distruggerli e preservare quel sapere. Così saremo definitivamente noi a guidare la storia di questo pianeta e nessun dittatore, nessun regime che non ci sia amico potrà mettere in discussione questa egemonia.»

«Lei intende annientare l'umanità.»

Judith Li digrignò i denti. «Oh, voi scienziati vi riempite la bocca con argomenti simili. Non avete mai creduto che questo nemico si potesse sconfiggere e neppure che il suo annientamento arrivasse a risolvere i nostri problemi. Ve la fate sotto, piagnucolate all'idea che l'estinzione degli yrr possa distruggere l'ecosistema del pianeta. Ma gli yrr lo stanno già distruggendo! Crede che non sia il caso di mettere in conto qualche danno all'ambiente se, in compenso, torniamo a essere la specie dominante del pianeta?»

«Lei è l'unica che vuole dominare. Ed è una povera pazza. Come crede di dominare i vermi e impedire che…»

«Prima avveleniamo gli uni, poi gli altri. Quando non avremo più gli yrr tra i piedi, il campo sarà libero.»

«Lei avvelena l'umanità.»

«Sa una cosa, Sigur? Ridurre il numero degli esseri umani può avere anche i suoi vantaggi. A dire la verità, il pianeta potrebbe trarre profitto dal diventare più… spazioso.» Socchiuse le palpebre. «E ora si tolga dai piedi.»

Johanson non si mosse. Si tenne stretto al cavo e scosse la testa. «Il batiscafo non è utilizzabile», affermò.

«Non ci credo.»

«Allora non le resta che correre il rischio.»

Judith annuì. «Lo farò.»

Sollevò la pistola e sparò. Johanson cercò di scansarsi, ma sentì la pallottola penetrare nello sterno. Un'ondata di freddo e di dolore lo investì.

Quella stronza aveva sparato.

Gli aveva sparato.

Le sue dita si staccarono dal cavo, una alla volta. Barcollò, cercò di dire qualcosa, si girò e cadde bocconi nella cabina tubolare del pilota.

Elevatore esterno

Nel momento in cui vide saltare Samantha, Anawak dubitò che sarebbe andata bene: lei scalciava in aria, ma si era gettata troppo a sinistra. Anawak si lanciò all'indietro, spostandosi contemporaneamente di lato, allargò le braccia e sperò che l'impatto non li spedisse entrambi in mare.

Benché fosse minuta, Samantha lo colpì con la forza di un autobus in corsa.

Anawak cadde sulla schiena, con Samantha sopra. Scivolarono sul piano inclinato, strillando. Lui cercò di spingere i tacchi contro il pavimento, ma la sua testa sbatté contro l'asfalto. Era la seconda volta in quel giorno che faceva un'esperienza sgradevole sull'elevatore, e sperava intensamente che fosse l'ultima.

Si fermarono appena prima del bordo.

Samantha lo fissò. «Tutto bene?» gli chiese con un filo di voce.

«Mai stato meglio.»

Lei si staccò da Anawak, cercò di alzarsi, ma ricadde. «Non ce la faccio.»

Anawak saltò in piedi. «Che c'è?»

«Il mio piede. Il destro.»

Anawak s'inginocchiò e le toccò la caviglia.

Samantha gemette. «Credo sia rotta.»

Lui si bloccò. La nave si era forse inclinata ancora?

La piattaforma scricchiolò.

«Mettimi un braccio intorno alle spalle.» Aiutò Samantha a rialzarsi. Appoggiandosi a lui sarebbe riuscita a procedere su una gamba sola. Faticosamente, raggiunsero l'interno dell'hangar. Non si vedeva a una spanna dal naso e oltretutto il pavimento era diventato molto ripido.

Come faremo a scendere la rampa? pensò Anawak. Ormai doveva essere una vera e propria parete verticale.

Fu allora che sentì la rabbia crescere dentro di lui.

Quello era il mar di Groenlandia. L'estremo nord. E lui proveniva dall'estremo nord. Era un inuk. Un inuk al cento per cento! Era nato nell'Artico e apparteneva a quelle zone. Ma di certo non sarebbe morto lì e neppure sarebbe morta Samantha. «Forza», la incitò. «Avanti.»

Deepflight 3

Judith Li corse al pannello di controllo. Ho perso troppo tempo, rifletté. Non dovevo farmi coinvolgere da Johanson in quella discussione insensata.

Fece risalire un po' il Deepflight e lo spostò lungo il molo finché non fu esattamente sopra di lei. Vide i due vani vuoti. I siluri perforanti erano infilati nei loro supporti, mentre i due siluri più piccoli erano stati tolti per far spazio ai tubi pieni di veleno. Perfetto! Il Deepflight disponeva ancora di un considerevole armamento.