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00.03… 00.02… 00.01…

«No!»

00.00.

Il suo volto si pietrificò.

Siluro

Il siluro perforante che Johanson aveva sparato schizzò fuori dal tubo. Si aprì la strada nell'acqua per circa tre metri, poi impattò contro la parete d'acciaio della chiusa ed esplose.

Il Deepflight fu travolto da un'ondata mostruosa e si schiantò contro la parete opposta. Dalla chiusa sgorgò una gigantesca fontana d'acqua. Il batiscafo si stava ancora ribaltando quando partì il secondo siluro. Con un rumore assordante, metà del ponte a pozzo saltò in aria e si gonfiò in una palla di fuoco, in cui sparirono immediatamente il Deepflight, le persone a bordo e il carico velenoso, come se non fossero mai esistiti. Grossi frammenti si conficcarono nel ponte e nelle pareti, perforando le cisterne di zavorra di poppa, che si riempirono immediatamente, mentre, attraverso il cratere, che una volta era stato il fondo del bacino artificiale, sgorgarono migliaia di tonnellate di acqua marina.

La poppa dell'Independence sprofondò.

La nave prese ad affondare a grande velocità.

Fuga

Anawak e Samantha avevano appena raggiunto il bordo della rampa quando l'ondata dell'esplosione percorse la nave.

La scossa li fece cadere. Anawak vorticò in aria e vide il tunnel pieno di fumo girare davanti ai suoi occhi, poi finì a testa in giù nella gola nera. Di fianco a lui, Samantha roteò e sparì dal suo campo visivo. L'acciaio scanalato gli sbatteva contro le spalle, la schiena, il petto, il bacino e gli strappava la pelle. Anawak atterrò, fece un salto e fu preso da un'onda d'urto che lo trascinò via. Per un attimo, ebbe l'impressione di essere spinto nuovamente in alto. Nelle sue orecchie risuonava un rumore indescrivibile, come se tutta la nave stesse andando in pezzi. Continuò a cadere per qualche secondo, poi, con un ampio arco, finì in acqua e andò sotto.

Venne subito risucchiato da un vortice. Mulinò le braccia e le gambe per sfuggirgli, senza avere la minima idea di dove fossero il sopra e il sotto. L'Independence non stava affondando di prua? Perché allora era sommersa la poppa?

Il ponte a pozzo. Era esploso.

Johanson!

Qualcosa lo colpì sul viso. Un braccio. Lo afferrò e lo tenne stretto, sbatté i piedi, ma non ebbe la sensazione di andare avanti. Fu scagliato da una parte e immediatamente trascinato indietro, in tutte le direzioni contemporaneamente. I polmoni gli dolevano come se stesse respirando fuoco liquido. Doveva tossire. Quell'ottovolante subacqueo gli dava anche una profonda nausea.

Improvvisamente la testa sbucò in superficie.

Luce fioca.

Samantha emerse al suo fianco. Lui le teneva sempre stretto il braccio. La donna aveva gli occhi chiusi e sputacchiava. Finì ancora sott'acqua e lui la tirò su. Intorno, l'acqua schiumava e ribolliva. Anawak alzò la testa e comprese che erano sul fondo del tunnel della rampa. Dove una volta c'era il gomito che portava al laboratorio e al ponte a pozzo, adesso infuriavano le onde.

L'acqua saliva ed era freddissima.

Acqua gelida direttamente dall'oceano.

La sua tuta di neoprene lo avrebbe protetto per un po' contro l'ipotermia. Ma Samantha non la indossava.

Annegheremo, pensò. Oppure congeleremo. In un modo o nell'altro, questa è la fine. Siamo rinchiusi nel ventre di questa orribile nave che si sta riempiendo. Affonderemo con l'Independence.

Moriremo.

Morirò.

Fu preso da una paura sconosciuta. Non voleva morire. Non voleva che finisse così. Amava la vita. L'amava tantissimo e aveva ancora tante cose da fare. Non poteva morire. Non era ancora arrivato il suo momento. Un'altra volta, bene, ma adesso no.

La paura era insopportabile.

Finì di nuovo sott'acqua. Qualcosa gli aveva toccato la testa. Era un'oggetto non particolarmente duro, ma che lo teneva sotto. Anawak sbatté le gambe e si liberò. Riemerse, boccheggiando, e vide ciò che l'aveva colpito. Il suo cuore fece un balzo.

Uno degli zodiac era stato sputato fuori dal ponte a pozzo, probabilmente liberato dall'onda d'urto dell'esplosione. Galleggiava, girando su se stesso nell'acqua schiumosa che continuava a crescere nel tunnel della rampa. Un gommone intatto, dotato di fuoribordo e cabina antipioggia. Pensato per otto persone, quindi più che sufficiente per due, e completo di attrezzature d'emergenza.

«Sam!» gridò.

Non la vedeva. Intorno a lui c'era soltanto nera acqua gorgogliante.

No, non può essere. Un attimo fa era vicino a me. «Sam!»

L'acqua continuava a salire. Oltre metà del tunnel era sommerso. Allungò le braccia, si sollevò sul bordo di gomma dello zodiac e si guardò intorno. Samantha era sparita. «No», urlò. «No, maledizione, no!»

Si sollevò nella barca, che oscillava violentemente. Muovendosi carponi, andò dalla parte opposta e guardò in acqua.

Samantha era là!

Galleggiava vicino allo zodiac. Le onde le coprivano il viso. Il gommone gli aveva impedito di vederla. La donna agitava debolmente le mani e aveva gli occhi semichiusi. Anawak si chinò verso l'esterno, riuscì ad afferrarle i polsi e la tirò.

«Sam!» strillò.

Le palpebre della donna vibrarono. Poi lei tossì e buttò fuori l'acqua. Anawak puntò i piedi contro il bordo e la tirò a sé. Le braccia gli dolevano talmente che temeva di non farcela, ma la volontà gli diceva che quella era l'unica strada percorribile per salvare Samantha. Non devi tornare a casa senza di lei, sembrò ammonirlo. Altrimenti puoi anche buttarti subito in acqua.

Gemeva e si lamentava, gridava e imprecava, tirava e trascinava… Poi improvvisamente la donna fu a bordo.

Anawak cadde seduto.

Non aveva più forze.

Non fare lo smidollato, gli disse la sua voce interiore. Il fatto che tu sia sullo zodiac non serve a niente. Devi uscire dalla nave prima che essa ti trascini con sé negli abissi.

Lo zodiac girava sempre più in fretta. Ballava sulla colonna d'acqua in salila verso il ponte dell'hangar. Ancora un breve tratto e sarebbero stati sputati proprio lì. Anawak si alzò, ma ricadde subito. Si trascinò fino alla cabina di guida e si rialzò, aggrappandosi ai sostegni della parete. Lo sguardo gli cadde sulla strumentazione. Era disposta intorno al timone ed era identica a quella del Blue Shark. Una situazione nota. Sapeva come fare.

Sollevò lo sguardo. Stavano risalendo la parte finale della rampa. Si aggrappò e attese il momento giusto.

D'un tratto furono fuori dal tunnel. Un'ondata li scagliò via e li spedì nell'hangar, che aveva già iniziato a riempirsi.

Anawak accese il fuoribordo.

Niente.

Forza, pensò. Non fare così il difficile, brutto stronzo! Accenditi.

Ancora niente.

Accenditi! Brutto stronzo! Brutto stronzo!

Di colpo, il motore rombò e lo zodiac scattò in avanti. Anawak si rovesciò aU'indietro. Riuscì ad afferrare uno dei sostegni della cabina e rientrò. Le sue mani strinsero il timone. Sfrecciò a tutta velocità nell'hangar, fece una virata mozzafiato e sfrecciò verso il passaggio per l'elevatore esterno.

L'apertura diventava sempre più bassa.

Più si avvicinava, più il passaggio si restringeva. La velocità con cui il ponte si stava riempiendo aveva dell'incredibile. L'acqua entrava dal basso e dai lati in ondate grigie e increspate. Nel giro di qualche secondo, gli otto metri di altezza dell'hangar si erano ridotti a quattro.

Meno di quattro.

Tre.

Il fuoribordo ululava in maniera straziante.

Meno di tre.

Ora!

Schizzarono fuori come una palla di cannone. Il tetto della cabina strisciò violentemente contro il bordo superiore del passaggio, poi lo zodiac volò sopra la cresta delle onde, rimase sospeso in aria per un attimo e ricadde con un tonfo.