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Al quarantesimo giorno di grotta cominciava a serpeggiare nel gruppo un certo malumore. A causa dell'oscurità i visitatori dovevano aver perso la nozione del tempo.

Perdevano, si saprà poi, in media trenta-quaranta unità ogni mezz'ora. Il gruppo superstite si assottigliava disperatamente. Al quarto giorno il ragionier Mughini, dell'ufficio collaudi, approfittando di una sosta volle fare uno spuntino. Si preparò dei panini sui quali volle golosamente spalmare della “gelatina di frutta”. Mangiò il tutto, bevve un bicchiere di latte, declamò una lirica e disse “la vita è bella!”. E fece, nel dirlo, un gran salto di gioia. Si sentì una terrificante esplosione sotterranea. Solo allora tutti capirono che, data l'oscurità, il ragioniere in fatto di gelatina aveva commesso un errore marchiano!

I due gemelli Bragadin, di 75 anni, dell'ufficio svaghi, vollero giocare a moscacieca. Ma per fatalità, si bendarono entrambi! Ci resta di loro solo una pietosa lettera ad una zia di Toronto. Pare che un filatelico svizzero di Berna abbia uno dei Bragadin, ma non è “dentellato”!

Intanto fra i superstiti scoppiavano degli improvvisi casi di follia. Gl'infelici avanzarono tenendosi per mano in una lunga fila per 72 giorni. A un certo momento notarono in lontananza uno strano chiarore: era un effetto di fosforescenza straordinario per quegli abissi. Zingales, seguito dagli altri, cominciò a correre con urla di disperata speranza. Fecero una volata di 200 metri, poi entrarono in una caverna enorme, dove dal soffitto pendevano migliaia di enormi stalattiti. Il professor Zingales, che era in testa, entrò per primo e si piazzò sotto la più grande di esse e disse: “Oh! Meraviglia delle meraviglie della natura, pensare che da sei milioni d'anni tu pendi di lassù e mai non cadrai…”. Si sentì un tremendo boato. La più grossa stalattite della caverna 11 tonnellate e 4 megaton attendeva al varco da 6 milioni d'anni il professor Zingales!

Ormai soli e senza guida, i pochi sopravvissuti avanzarono in quell'averno orrendo e senza speranza. In lontananza videro un piccolo chiarore che li colpì: diventò sempre più grande, sempre più grande fino ad assumere le dimensioni di un varco dal quale filtrava la luce solare. Fantozzi uscì per primo e uscì dalla coppa del cesso di un Presidente completamente nudo. Furono accolti a cartate in faccia.

Il viaggio di ritorno Fantozzi lo fece sotto un terrificante temporale. Filini, stanchissimo, si addormentò nel vagone postale e venne affrancato e spedito da un solerte impiegato a Valenza Po. Ricevente risultò Fracchia, la moglie del quale alla ricezione del pacco, dopo 20 anni di matrimonio, cominciò a pensare che il suo ménage rivelasse dei risvolti singolari.

L'indomani in ufficio Fantozzi a chi gli chiedeva: “Come è andata poi la sua gita alle grotte?”. Rispondeva tristemente: “A rotoli!”.

INVITO IN SOCIETÀ

Domenica scorsa Fantozzi e Fracchia sono stati invitati a cena in casa dell'ambasciatore tedesco Otto Reader. Si trattava di un impegno molto serio: i due colleghi accompagnavano il loro direttore magistrale che in quella serata doveva trattare l'acquisto per conto del megapresidente di un grande yacht di proprietà dell'ambasciatore. Era un ex-cacciatorpediniere tedesco dell'ultima guerra trasformato e arredato con lusso faraonico, che della veste anteriore aveva conservato tutto l'armamento e il nome: Il grande Fuhrer. L'ambasciatore ex-nazista e presidente onorario dell'associazione SS a riposo si dilettava infatti, nelle giornate festive, a cannoneggiare le spiagge popolari più affollate. Lo yacht interessava ora il nostro megapresidente che in onore delle sue maestranze di origine ebraica voleva ribattezzarlo Auschwitz. Era, come avrete capito, una missione assai delicata: vuoi perché l'ex-nazista aveva un carattere infernale, vuoi perché Fantozzi e Fracchia esordivano in una serata in società e, non conoscendo assolutamente le regole che governano queste serate, si giocavano praticamente il posto.

Come voi ben sapete, a casa propria ciascuno di noi non incontra soverchie difficoltà: mangia la frutta a morsi, il pollo con le dita e se ha sete si beve al frigo di notte delle “caraffate” d'acqua intere che gli vanno giù a cascata. Andate in casa d'altri, tentate a tavola di bere due dita d'acqua e… non c'è nulla da fare: è tutto tappato, non scende nulla, vi va l'acqua per traverso e quella poca che scende fa dei gorgoglioni orrendi.

A conoscenza che l'ambasciatore ex-militare prussiano era un uomo intransigente ed esigeva che a casa sua si rispettassero ferocemente tutte le più lievi sfumature del galateo, Fantozzi e Fracchia, che nulla sapevano delle regole che governano le cene in società, erano drammatizzati dalla paura: salivazione azzerata, mani due spugne e “perlinatura” ghiacciata in fronte. Vanno dal loro direttore magistrale e gli dicono bianchissimi: “Eccellenza, noi per la serata ci appoggeremmo psicologicamente a lei… Venghi, c'è giù la nostra macchina”. Salgono in macchina. Fantozzi mette in moto e… “cappottò” in parcheggio! Escono dall'auto capovolta e il direttore: “Fantozzi… è emozionato?”. E Fantozzi: “Da morire!”. Va anticipato a questo punto che il megapresidente ha una curiosissima anomalia: ha sei dita per mano!

Subito all'ingresso la Reader moglie dell'ambasciatore gli fa, per metterlo a suo agio: “Presidente?… Caro… che ore sono?”. E il megapresidente apre all'altezza del viso (c'era un forte brusio) tutte e due le mani. “Già mezzanotte?!!” urla la Reader allarmatissima. “No! son le dieci” fa Fantozzi e salva. Schieramento a tavola. Fantozzi servilmente fa accomodare il direttore magistrale: “Prego…”, gli sposta troppo indietro la sedia e quello va a pavimento scomparendo. Otto Reader domanda: “Sono loro due soli?”. I due alzano il capo ascellarmente e glielo presentano. Fantozzi non si trova a questo punto di fronte l'unico, logico bicchierone centrale al quale bere, ma: tre bicchieri sfasati in scala sulla sinistra (plin! plun! plon!), tre bicchieri sfasati in scala sulla destra (plin! plun! plon). Fantozzi aveva una sete della madonna, e la Reader: “Beva caro, beva”. Maledizione, da quale parte bere? Di fronte a lui l'immagine speculare dell'ambasciatore tedesco Otto Reader, che il Fantozzi a questo punto della serata chiamava già per adulazione “Nove!”. Non si sa mai! Avanza “Nove” con la mano giusta. Avanza Fantozzi con la mano sbagliata. “Intreccia” le dita della Reader e lei: “Cosa fa?”. Fracchia: “Si legge la mano” e salva. Passa a questo punto un gran piatto di riso al forno. Caratteristica dei piatti di riso al forno: pomodorino di guarnizione. Caratteristica dei pomodorini di guarnizione: come la Terra: fuori freddino, dentro… 18 mila Fahrenheit! Fantozzi l'acchiappa al volo e con tono giulivo se lo caccia in bocca: “E questo me lo pappo io!”… Sentirono, nell'atroce silenzio che si era improvvisamente fatto, il “palleggio” disperato fatto a lingua dal Fantozzi: “Pluff… pluff…”. Alla fine si salvò sputando a soffitto. Spense la lingua nella brocca dell'acqua, “fuuuu…”, temprandola come acciaio all'Italsider. Nel “balordone” più completo si agganciò a un grissino con prosciutto per passarselo su quella ormai lingua felpa. Iellato, mangia il tutto, gli si aggancia il prosciutto all'ultimo molare. Incontrò subito delle difficoltà di respirazione. Colori del Fantozzi: viola, viola scuro, blu, blu notte, blu Londra. Sul blu Londra getto di maschera del Fantozzi che si tira su la manica e si estrae a mano il prosciutto, e a Fracchia: “Scusi, come sto andando?”. E quello: “Male perdio!”.

Tordo: la cosa più difficile in natura. Intorno ai due lavorava sul tordo con bisturi sottili a grande velocità un branco di Barnard e di Valdoni. Fracchia inferse al tordo la prima gran forchettata. Il tordo volò verso il direttore magistrale: Fantozzi salvò con un volo alla Albertosi. Alla fine i due presero una decisione tragica: tordo intero e lo inghiottirono senza acqua, ché non avevano ancora avuto segnalazioni più precise sui bicchieri. Alla frutta Fantozzi scartò la pera: “irregolare”, pensò astutamente. Mela, centro piatto, mira. Partì di forchetta: mezza sala! 32 metri, un record! La Reader: “Già mangiata?”. Fantozzi scosse mestamente la testa. Un cameriere preparava delle crèpes-suzette alla fiamma al fianco di Fracchia. Lui si alzò di scatto e con il secchio del ghiaccio spense l'incendio centrando in piena faccia “Nove”. A questo punto arrivò un cameriere carogna con una bacinella d'argento per la frutta. E qui Fantozzi si ebbe un lungo applauso bevendo tutto a garganella. Su quell'applauso cercò di chiamare l'ambasciatore tedesco: “Dodici”, “Diciotto”, “Ventiquattro”, e gli diede anche un “Trenta e lode”. Furono cacciati di casa assieme al direttore magistrale. Sul pianerottolo questi sparò a Fantozzi un cazzotto da 3 tonnellate centrando in pieno “Nove” che in quel momento aveva aperto la porta. L'indomani in ufficio un collega domandò: “Come è andata?”. I due risposero: “Forse cambiamo lavoro” e avevano un gran groppo di lacrime in gola.