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Tecnicamente, le più lente navi su cui de Soya aveva prestato servizio in precedenza avevano un notevole vantaggio tattico sugli incrociatori a balzo istantaneo classe Arcangelo. Il risveglio dal sonno in crio-fuga richiedeva solo alcune ore nel caso peggiore e alcuni minuti nel caso migliore, perciò il capitano e l’equipaggio di una nave a motore Hawking erano pronti a combattere dopo breve tempo dalla traslazione C-più. Nel caso delle navi classe Arcangelo, perfino con la dispensa papale per il rischioso ciclo accelerato di risurrezione, occorrevano come minimo cinquanta ore standard perché gli elementi umani fossero pronti a combattere. In teoria questo fatto dava un grande vantaggio a chi si difendeva. In teoria la Pax avrebbe potuto ottimizzare l’uso delle navi a propulsione Gideon lanciando nella zona nemica spaziomobili senza equipaggio pilotate da IA, che seminassero distruzione e tornassero al punto di partenza prima che i difensori capissero d’essere attaccati.

Ma questa teoria non poteva essere applicata: la Chiesa non permetteva intelligenze autonome capaci di simile e complessa logica avanzata. Cosa ancora più importante, la Flotta della Pax aveva progettato strategie d’attacco che si conformassero alle esigenze della risurrezione, in modo che nessun vantaggio fosse concesso a chi si difendeva. In altre parole, non si sarebbero combattute battaglie su accordo reciproco. Le sette navi Arcangelo erano progettate per calare sul nemico come il corazzato pugno di Dio: proprio ciò che facevano in quel momento.

Nelle prime tre incursioni della task force Gedeone nello spazio Ouster, la nave della madre capitano Stone, la Gabriele, traslò per prima e decelerò violentemente a velocità planetaria, dispiegando tutte le sonde a lungo raggio a sensori elettromagnetici, a neutrini e di altro tipo. Le limitate IA a bordo della Gabriele bastavano a catalogare posizione e identità di tutte le posizioni difensive e dei centri popolati nel sistema solare attaccato e a monitorare nello stesso tempo il lento movimento in ambito planetario di tutto il naviglio militare e mercantile Ouster.

A trenta minuti di intervallo, le navi Uriele, Raffaele, Remiele, Sariele e Michele traslavano nel sistema solare. Scesa di colpo a solo tre quarti della velocità della luce, la task force si muoveva con la rapidità di un proiettile nei confronti delle lente navi torcia Ouster in accelerazione. Ricevuti dalla Gabriele, su banda criptata, i dati e le posizioni dei bersagli, la task force apriva il fuoco, con armi non soggette alle limitazioni della velocità della luce. I missili ipercinetici a propulsione Hawking sbucavano fra le navi nemiche e sopra i centri popolati; alcuni sfruttavano velocità e precisione di mira per distruggere i bersagli, altri generavano esplosioni miste, termonucleari e al plasma, accuratamente sagomate. Intanto, sonde recuperabili a propulsione Hawking balzavano nei punti bersaglio, traslavano nello spazio reale, irradiavano, come tanti micidiali ricci di mare, scariche di raggi convenzionali e di energia CPB, distruggevano tutto e chiunque in un raggio di centomila chilometri.

Cosa più terribile, i raggi della morte spazzavano come falci invisibili lo spazio davanti alle navi della task force, si propagavano nella scia Hawking delle sonde e dei missili e traslavano nello spazio reale, precisi come la terribile e rapida spada di Dio. Innumerevoli triliardi di sinapsi erano bruciati e rimescolati in un istante. Decine di migliaia di Ouster morivano senza sapere di essere stati attaccati.

E poi la task force Gedeone tornava all’interno del sistema, su code di fiamma lunghe migliaia di chilometri, e si preparava al massacro conclusivo.

Ciascuno dei sette sistemi solari da assalire era stato sondato con spaziomobili senza pilota, la presenza di Ouster era stata confermata, i bersagli preliminari erano stati assegnati. Ciascuno dei sette sistemi aveva un nome — di solito la designazione alfanumerica del Nuovo Catalogo Generale Rivisto — ma il gruppo di comando a bordo dell’ASS Uriele aveva dato a ciascuno dei sette bersagli il nome di uno dei sette arcidemoni citati nel Vecchio Testamento.

Il padre capitano de Soya ritenne un po’ esagerata quella numerologia cabalistica, sette navi Arcangelo, sette sistemi bersaglio, sette arcidemoni, sette peccati capitali. Ma presto prese l’abitudine di parlare dei bersagli in quel modo stenografico.

I sistemi bersaglio erano: Belfagor (accidia), Leviatano (invidia) Belzebù (gola), Satana (ira), Asmodeo (lussuria), Mammone (cupidigia) e Lucifero (orgoglio).

Belfagor era stato il sistema solare di una nana rossa che ricordava a de Soya la stella di Barnard; ma invece del piacevole e pienamente terraformato mondo di Barnard in orbita nelle vicinanze del sole, l’unico pianeta di Belfagor era un gigante gassoso somigliante al figlio dimenticato della stella di Barnard, Turbine. Intorno a quel gigante gassoso senza nome c’erano veri e propri bersagli militari: stazioni di rifornimento per le navi torcia dello sciame Ouster diretto all’attacco della Grande Muraglia della Pax, gigantesche navi cisterna che trasportavano i gas dal pianeta all’orbita, decine di bacini di riparazione e di cantieri navali. Dalla Raffaele, de Soya li attaccò senza esitare e li ridusse a lava orbitante.

La task force Gedeone trovò la maggior parte dei veri centri popolati Ouster in orbita nei punti troiani al di là del gigante gassoso: decine e decine di piccole foreste orbitali brulicanti di migliaia e migliaia di "angeli" adattati allo spazio, molti dei quali spalancarono le ali a campo di forza per catturare la debole luce del sole rosso, travolti dal panico per l’avvicinarsi della task force. Le sette navi Arcangelo devastarono quelle delicate ecostrutture, distrassero tutte le foreste e gli asteroidi pastore e le comete d’irrigazione, bruciarono gli angeli Ouster in fuga, come tante falene messe sulla fiamma, il tutto senza neppure un rallentamento significativo fra l’entrata e l’uscita dai punti di traslazione.

Il secondo sistema, Leviatano, malgrado il nome impressionante, era stato una nana bianca tipo Sirio con solo una decina di asteroidi ammassati nelle vicinanze del pallido sole. Lì non c’erano gli evidenti obiettivi militari che de Soya aveva assalito di buon grado nel sistema Belfagor: gli asteroidi erano privi di difese, probabilmente pianetini incubatrice e ambienti cavi pressurizzati per Ouster non adattati al vuoto e alle radiazioni dure. La task force Gedeone li spazzò con raggi della morte e tirò avanti.

Il terzo sistema, Belzebù, era una nana rossa tipo Alfa Centauri C, priva di pianeti e di colonie, con solo una base militare Ouster che girava nelle tenebre a una trentina di UA e cinquantasette navi sciame sorprese in rifornimento e in raddobbo. Trentanove di quelle navi da guerra, che per forma e armamento andavano dalle piccole astrovedette ai portacaccia classe Orione, erano in condizione di combattere e si lanciarono contro la task force Gedeone. Lo scontro durò due minuti e diciotto secondi. Tutte le cinquantasette navi Ouster e la base militare furono trasformate in molecole di gas o in inerti sarcofagi. Nessuna Arcangelo rimase danneggiata nello scontro. La task force andò avanti.

Nel quarto sistema, Satana, non c’erano navi, solo colonie di riproduzione disseminate fino alla Nube di Oort del sistema. La Gedeone si fermò undici giorni in quel sistema, mettendo a fuoco gli angeli di Lucifero.

Il quinto sistema, Asmodeo, incentrato su una graziosa nana arancione di tipo K non dissimile da Epsilon Eridani, mandò ondate di navi torcia planetarie a difesa della popolata fascia di asteroidi. Le ondate furono bruciate e fatte esplodere, con una economia di mezzi nata dalla pratica. La Gabriele riferì l’esistenza di ottantadue pianetini abitati nella fascia degli asteroidi, ospitanti una popolazione stimata in un milione e mezzo di Ouster adattati e non adattati. Ottantuno pianetini furono distrutti o innaffiati con raggi della morte da grande distanza. Poi l’ammiraglio Aldikacti ordinò di prendere dei prigionieri. La task force Gedeone decelerò in una lunga ellisse di quattro giorni che la riportò alla fascia di asteroidi e all’unico pianetino ancora abitato, un grumo roccioso a forma di patata, lungo meno di quattro chilometri, del diametro di uno nel punto più largo e butterato di crateri. I radar Doppler mostrarono che percorreva un’orbita secondo schemi casuali comprensibili solo agli dei del caos, ma che girava sul proprio asse in un modo accuratamente orchestrato, a un decimo di g. Il radar di profondità mostrò che era cavo. Le sonde dissero che era abitato da almeno diecimila Ouster. L’analisi suggerì che fosse un asteroide incubatrice.