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Secondo l’opinione comune, i Seneschai si erano estinti nei primi tempi dell’Egira, erano poco più di una leggenda, ancora meno reali del colonnello Kassad o del templare Het Masteen.

Quando Aenea ci presentò, una di quelle verdi leggende mi sfiorò la palma, con la mano dotata di sole tre dita.

Nella capsula c’erano altre entità non-umane, non-Ouster, nonandroidi.

Accanto alla parete quasi trasparente della capsula c’erano quelle che parevano grandi piastrine biancoverdastre, morbidi piatti tremuli di morbida materia, ciascuna del diametro di quasi due metri. Avevo già visto quelle forme di vita, sul pianeta di nuvole dove ero stato mangiato dal calamaro volante.

"No, non mangiato, signor Endymion, solo trasportato." Il commento mi echeggiò nella testa.

"Telepatia?" pensai, quasi rivolgendo alle piastrine la domanda. Sul pianeta di nuvole, ricordai, avevo percepito un’ondata di linguaggio-pensiero e mi ero domandato da dove provenisse.

Mi rispose Aenea. «Pare telepatia, ma non c’è niente di misterioso. Gli Akerataeli hanno appreso il nostro linguaggio alla vecchia maniera, i loro simbionti zeplin hanno udito le vibrazioni sonore e gli Akerataeli le hanno decifrate e analizzate. Loro controllano gli zeplin mediante una forma di impulsi concentrati di microonde a lunga portata…»

«La creatura che mi ha inghiottito sul pianeta di nuvole era uno zeplin?»

«Sì» confermò Aenea.

«Simile agli zeplin di Whirl?»

«E a quelli nell’atmosfera di Giove.»

«Pensavo che si fossero estinti per mano dei cacciatori, nei primi anni dell’Egira.»

«Su Whirl furono sterminati» disse Aenea. «E anche su Giove, prima dell’Egira. Ma quando usavi come parapendio il kayak, non ti trovavi né su Giove né su Whirl, eri su un altro gigante gassoso ricco d’ossigeno, seicento anni luce all’interno della Periferia.»

Annuii. «Scusa se ti ho interrotto. Stavi dicendo… impulsi di microonde…»

Aenea fece quel suo tipico gesto aggraziato, come per buttare via qualcosa, che conoscevo da quando lei era bambina. «Gli Akerataeli controllano le azioni dei loro simbionti zeplin mediante precisi stimoli a microonde di centri nervosi e cerebrali. Abbiamo permesso agli Akerataeli di stimolare i nostri centri del linguaggio in modo da "udire" i loro messaggi. Per loro, ritengo, è come suonare un complicato pianoforte…»

Mossi la testa in segno d’assenso, ma non ci capivo un’acca.

«Gli Akerataeli viaggiano anche nello spazio» intervenne il padre capitano de Soya. «Nel corso di eoni hanno colonizzato più di diecimila pianeti giganti gassosi ricchi di ossigeno.»

«Diecimila!» esclamai, stupito. Penso proprio d’essere rimasto qualche secondo a bocca aperta. In milleduecento anni di viaggi spaziali, noi esseri umani avevamo esplorato e colonizzato nemmeno la decima parte di pianeti, rispetto a loro.

«Gli Akerataeli hanno cominciato molto prima di noi» disse piano de Soya.

Guardai le piastrine scosse da lievi vibrazioni. Non avevano occhi che vedessi io e di sicuro non orecchie. Ci udivano? Senza dubbio: uno di loro aveva risposto ai miei pensieri. Potevano leggere la mente, oltre a stimolare pensieri-linguaggio?

Mentre fissavo gli Akerataeli, nella stanza la conversazione fra esseri umani e Ouster riprese.

«L’informazione è attendibile» disse il pallido Ouster che si chiamava, come venni a sapere più tardi, Navson Hamnim. «Almeno trecento navi classe Arcangelo si sono radunate nel sistema Lacaille 9352. In ogni nave c’è un rappresentante dell’Ordine dei cavalieri di Gerusalemme o di Malta. Si tratta decisamente di una grande crociata.»

«Lacaille 9352» ripeté de Soya, pensieroso. «Amarezza di Sibiatu. Conosco quel pianeta. A quando risale l’informazione?»

«Venti ore fa» disse Navson Hamnim. «Ci è giunta mediante l’unica navetta automatica corriere a propulsione Gideon che ci è rimasta: delle tre catturate durante la sua incursione, due sono andate distrutte. Siamo quasi sicuri che la nostra nave di ricognizione sia stata individuata e distrutta qualche secondo dopo il lancio della navetta corriere.»

«Trecento Arcangelo» disse de Soya. Si strofinò le guance. «Se sanno che siamo al corrente dei loro movimenti, possono fare un balzo Gideon da questa parte nel giro di giorni, di ore. Considerando due giorni per la risurrezione, forse abbiamo meno di tre giorni per prepararci. Le difese sono state migliorate, dopo la mia partenza?»

Un altro Ouster, Systenj Coredwell come appresi più tardi, allargò le mani in un gesto che, come avrei scoperto, significava "niente da fare". Notai in quell’occasione che aveva dita palmate. «Quasi tutte le navi da combattimento» disse «sono dovute andare alla Grande Muraglia per tenere a bada la loro task force Pesceluna. Lo scontro è durissimo. Ci si aspetta che poche navi facciano ritorno.»

«Secondo il vostro servizio segreto, la Pax sa cosa avete qui?» domandò Aenea.

Navson Hamnim allargò le mani in una leggera variazione del gesto di Coredwell. «Crediamo di no. Ma ormai sanno che questa è stata una importante base provvisoria per le nostre recenti battaglie difensive. Sarei propenso a credere che la ritengano solo una base come tante, forse con un anello parziale di foresta orbitale.»

«Possiamo fare qualcosa per distruggere la crociata prima che venga da questa parte?» disse Aenea, parlando a tutti i presenti.

«No.» Quella parola dura e semplice provenne dall’uomo alto che mi era stato presentato come colonnello Fedmahn Kassad. Kassad parlava l’inglese della Rete, ma con una cadenza bizzarra. Era alto, molto snello ma muscoloso, con una rada barbetta lungo la mascella e intorno alla bocca. Nei Canti del vecchio poeta era descritto come abbastanza giovane, ma questo guerriero era come minimo sulla sessantina standard, aveva profonde rughe intorno alla bocca e agli occhi piuttosto piccoli, carnagione resa ancora più scura dalla lunga esposizione al sole del deserto e agli ultravioletti dello spazio profondo, capelli a spazzola che parevano corti chiodi d’argento.

Tutti guardarono Kassad e aspettarono.

«Con la distruzione della nave di de Soya» disse il colonnello «è svanita anche la nostra sola possibilità di validi attacchi di sorpresa con sganciamento immediato. Le poche navi da guerra a propulsione Hawking che ci restano accumulerebbero un debito temporale di almeno due mesi per balzare al sistema di Lacaille 9352 e tornare indietro. A quell’ora, quasi certamente le Arcangelo della crociata saranno già state qui e ripartite… e noi saremmo senza difese.»

Con una spinta del piede Navson Hamnim si scostò dalla parete della capsula e si orientò col fianco destro in alto rispetto a Kassad. «Quelle poche navi da guerra non ci offrono difesa in ogni caso» disse, piano, in un inglese della Rete dalla cadenza musicale. «Non dovremmo considerare la possibilità di attacchi suicidi?»

Aenea galleggiò fra i due. «Secondo me, non dovremmo pensare affatto a morire» disse. «Né a permettere la distruzione della biosfera.»

"Sentimento positivo" disse una voce nella mia testa. "Ma non tutti i sentimenti positivi possono essere sostenuti da correnti ascensionali di azione possibile."

«Vero» disse Aenea, guardando le piastrine. «Ma forse nel caso attuale le correnti ascensionali si formeranno.»

"Buone termali a voi tutti" disse la voce nella mia testa. Le piastrine si mossero verso la parete della capsula, che aprì per loro un diaframma, e uscirono.

Aenea trasse un respiro. «Ci troviamo fra sette ore sulla Yggdrasill per pranzare e continuare la discussione? Forse a qualcuno sarà venuta un’idea.»

Non ci furono obiezioni. Esseri umani, Ouster e Seneschai uscirono da una ventina di aperture che l’attimo prima non c’erano.

Aenea mi venne vicino e mi abbracciò di nuovo. Le accarezzai i capelli.

«Amico mio» disse lei, piano. «Vieni con me.»