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Il conducente gli batté un gran colpo sulla spalla. — Mi sembra che vi stia capitando qualcosa di simile a questa faccenda dell’occhio solo.

— Un occhio solo — ripeté Reich. — Due occhi. Paura. Tensione. Ansietà. Cominciano già.

— Come?

— Ho passato dei brutti momenti il mese scorso. Può darsi che abbiate ragione.

— Forse volete stare un po’ qui a sbizzarrirvi in quei vostri discorsi sulle stelle?

— Ma che mi importa delle stelle! Io posseggo il mondo intero. Che m’importa delle poche delusioni che fatalmente tutto questo comporta?

— Avete ragione, amico. Dove andiamo?

— Al Palazzo Reale.

— Come?

Reich rise. — Alla Sacramento — disse e continuò a ridere mentre fendevano il cielo illuminato dal chiarore dell’alba, verso l’alta torre della Sacramento.

Il personale notturno attendeva stancamente la fine del turno 12-8 quando Reich irruppe negli uffici.

S’accostò alla scrivania, subito seguito da segretari e sottosegretari, pronti a sottoporgli il carteggio più urgente.

— Tutto questo può aspettare — disse. — Chiamate a rapporto tutti i Capi Sezione e i Supervisori dell’organizzazione. Devo fare una comunicazione.

Questa era l’unica realtà. Lo squillo dei campanelli, l’eco degli ordini, la rapida apparizione di tanti visi intimoriti nel suo ufficio. Tutto questo non era che un preannuncio del futuro, quando i campanelli avrebbero squillato su tutti i pianeti e i Supervisori dell’organizzazione universale sarebbero accorsi alla sua scrivania con un’espressione di timoroso rispetto sul volto.

— Come tutti voi sapete — cominciò Reich — noi della Sacramento ci siamo sempre battuti con la D’Courtney, finché Craye D’Courtney non è stato ucciso. Ora abbiamo via libera. Possiamo iniziare l’attuazione del piano AA per assorbire la D’Courtney.

Fece una pausa, attendendo di udire l’eccitato mormorio che avrebbe dovuto seguire la sua comunicazione. Non ci fu nessuna risposta.

— Forse — disse — alcuni di voi non afferrano l’entità e l’importanza di questa notizia. Quelli di voi che ora sono ispettori di una città diverranno Ispettori di un Continente. Gli Ispettori di un Continente verranno messi a capo di un Satellite. Quelli che ora sono capi di un Satellite lo saranno di un pianeta. D’ora in poi la Sacramento dominerà il Sistema Solare. D’ora in poi tutti noi dovremo proporzionare i nostri pensieri all’entità del Sistema Solare.

Reich esitò, allarmato dagli sguardi vuoti che si vedeva intorno. Si rivolse al capo segretario. — Che diavolo c’è? Qualche cattiva notizia di cui non sono ancora al corrente?

— N… no, signor Reich.

— Allora? Che cosa avete? Tutti abbiamo atteso questo momento: che cosa c’è che non va?

— Io… n… non ho mai sentito parlare di questa organizzazione, signor Reich. Io… noi… — Il capo segretario gettò un’occhiata intorno come a chiedere aiuto. Dinanzi agli occhi increduli di Reich, tutto il personale scosse il capo in segno di profondo stupore.

— Intendo la D’Courtney di Marte! — gridò Reich.

— Di dove, signore?

— Uno dei dieci pianeti. Il quarto a partire dal Sole: Mercurio, Venere, Terra, Marte. Centoquarantuno milioni di miglia dal Sole: Marte!

Arretrarono un po’. Reich s’accostò di scatto ai segretari e strappò loro di mano il carteggio d’ufficio. — Qui dentro si parla della D’Courtney di Marte. Mio Dio, siamo in lotta con la D’Courtney da ben dieci anni!

Frugò tra le carte. In nessuna di esse si accennava alla D’Courtney e a Marte. Non ricorreva neppure il nome di Venere, di Giove, della Luna o degli altri satelliti. — Ho tutti i miei promemoria nella scrivania — gridò Reich. — Ne ho a centinaia! Mi state giocando qualche tiro…

Aprì i cassetti della scrivania. S’udì una violenta esplosione. Schegge di legno caddero tra il personale, Reich fu sbattuto contro la finestra.

— L’Uomo senza Volto — gridò Reich. Scosse la testa febbrilmente, e ritornò al problema primitivo: — Dove sono gli schedari? Vi mostrerò negli schedari… la D’Courtney e Marte e tutto il resto. E li mostrerò all’Uomo senza Volto.

Si precipitò negli archivi, strappò fuori uno schedario dopo l’altro, sparpagliando fogli, mucchi di piezocristalli, microfilm, coppie molecolari. Non un accenno alla D’Courtney o a Marte. Non un accenno a Venere, a Giove, agli Asteroidi, ai Satelliti.

Tre robusti impiegati all’Ufficio Informazioni entrarono di corsa negli Archivi.

— Calmatevi adesso, signor Reich, calmatevi…

— Andatevenel

— Calmatevi. Va tutto bene, signore.

Poi si ritirarono prudentemente, mentre il brusìo e il mormorìo aumentavano, i campanelli squillavano e voci lontane dicevano: — Chiamate il suo dottore. — Qualcuno chiami il Kingston. — Avete avvertito la Polizia? — No, meglio di no, niente scandali. — Chiamate qualcuno della Sezione Legale. — Non è ancora aperta l’infermeria?

Reich rovesciò gli schedari tra i piedi dei tre robusti impiegati, attraversò di corsa l’ufficio, raggiunse il corridoio esterno e l’ascensore pneumatico dove schiacciò il pulsante 57. La porta si aprì. Egli fece un passo avanti nel vuoto ed avvertì sotto i piedi il contatto della piastra d’acciaio. Poco dopo usciva al cinquantasettesimo piano.

Il Laboratorio della Sacramento era in ombra. Ancora tutto ansimante Reich raggiunse la biblioteca. Accese le luci e si avviò decisamente al Gabinetto delle Consultazioni. Una lamina di cristallo smerigliato, inclinata come un tavolo da disegno, era collocata dinanzi a una poltrona. Un complicato pannello di controllo era sistemato su di un lato.

Reich si sedette e schiacciò il pulsante pronto. Il cristallo s’illuminò, e una voce metallica chiese — Classe? — Reich schiacciò il pulsante scienza. — Sezione?

Reich premette astronomia.

— Problema?

L’Universo.

— Il termine universo nel suo significato fisico si riferisce a tutta la materia esistente.

— Com’è organizzata questa materia?

— La materia dà origine a complessi di grandezza diversa, dal più piccolo atomo alla più vasta entità materiale nota agli astronomi.

— Qual è la più vasta entità materiale nota agli astronomi? — Reich premette il tasto diagramma.

— Il Sole. — Sulla lamina di cristallo apparve una dardeggiante immagine del Sole.

— Ma e gli altri corpi celesti? E le stelle?

— Non ci sono stelle.

— E i pianeti?

— Non ci sono pianeti.

— E la Luna?

— Non ci sono Lune.

Reich trasse un profondo respiro; tremava. — Riproviamo. Ritorniamo al Sole.

Di nuovo l’immagine del Sole apparve sulla lamina di cristallo. — Il Sole è la più grande entità materiale nota agli astronomi — cominciò la voce metallica. Poi d’improvviso si interruppe. L’immagine scolorì, lentamente. La voce parlò di nuovo. — Non c’è neppure il Sole.

L’immagine scomparve, lasciando dietro di sé un’ombra che alzò lo sguardo su Reich… minacciosa, muta… L’Uomo senza Volto.

Reich afferrò la poltrona su cui sedeva e la scaraventò contro quella spaventosa apparizione. Poi si precipitò fuori dalla biblioteca nel corridoio. Giunto all’ascensore pneumatico premette il pulsante strada. La porta si spalancò, egli entrò barcollando, dal cinquantasettesimo piano fu deposto nel salone centrale della Torre della Sacramento.

Era affollata di impiegati che si affrettavano verso i loro uffici. Facendosi strada tra la calca Reich colse sguardi stupiti che si fissavano sul suo viso ferito e sanguinante. Poi si rese conto che dodici guardie in uniforme del servizio speciale della Sacramento gli si stavano avvicinando. Attraversò di corsa il salone, s’infilò in una porta girevole e uscì sul marciapiede. Là s’irrigidì di colpo, come se avesse messo piede in una caldaia di metallo incandescente.