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Nia restò in silenzio. Le lanciai un’occhiata.

— Credi che diranno di no?

— Non so che cosa faranno.

L’oracolo intervenne: — Mi sembra che tu abbia detto che la tua gente vive sulla sponda occidentale del fiume.

— Sì.

La guardai di nuovo. La fronte ampia e bassa era increspata e le arcate sopracciliari sembravano più prominenti del solito. I suo occhi erano nascosti nell’ombra.

— Il villaggio appartiene al Popolo del Ferro, Nia? — chiesi.

— Credo di sì. Dovrebbe. Questo è il loro territorio.

— Che cosa sccederà si ti troveranno qui?

— Te l’ho già detto in precedenza. Mi tratteranno nel modo in cui vengono trattati tutti gli stranieri.

— Non c’è la possibilità che tu venga… — Esitai, poi usai una parola che significava essere danneggiati accidentalmente. Non sembrava esserci una parola che significasse essere danneggiati o feriti volontariamente, a meno di non ricorrere alle parole che descrivevano le liti degli uomini.

Nia sembrò sorpresa. — No. Non sono pazzi. Non sono il Popolo il cui dono è la follia.

— Che cosa?

— Conosci quella storia? — domandò l’oracolo. — Mi è sempre piaciuta.

Lo guardai. — Di che cosa tratta?

Nia raccolse un bastoncino e lo usò per togliere i pesci dal fuoco. Si sputò sulle dita, poi scartocciò le foglie. — Uh! Se scotta!

— Il pesce è cotto? — s’informò l’oracolo.

Nia fece il gesto dell’affermazione.

— Bene. — L’oracolo si avvicinò di più al fuoco.

Mangiarono.

Avevano finito e si stavano leccando le dita quando dissi: — Raccontami la storia.

Nia fece il gesto della domanda.

— La storia del Popolo il cui dono è la follia.

— Sì — disse l’oracolo. — Raccontala.

— Nell’estremo nord vive un popolo — incominciò Nia.

— No — la corresse l’oracolo. — Vive a ovest.

Nia sembrò adirata.

— Te la lascerò raccontare come vuoi — disse l’oracolo. — Anche se ti sbagli.

Nia fece il gesto che significava "così sia".

— Nell’estremo nord vive un popolo. Costoro fanno tutto a rovescio. Gli uomini restano a casa. Si prendono cura dei figli. Le donne conducono la mandria e vanno a caccia.

— Questo è giusto — commentò l’oracolo.

— Le persone sono stupide e maldestre. Legano i loro animali all’interno delle tende e loro vivono fuori sotto il cielo. La pioggia si abbatte su di loro. La neve si ammucchia attorno a loro. Il vento geme e urla nelle loro orecchie.

L’oracolo fece il gesto dell’approvazione, seguito dal gesto della soddisfazione.

— Quando cercano di cucinare un pasto, accendono il fuoco dentro la pentola, e quando brucia bene, ammucchiano la carne attorno alla pentola, contro il metallo rovente. Tutto viene fatto in modo stupido. Ci sono parecchie storie su come si accoppiano in modo sbagliato. Sembra che non riescano a ricordare che cosa vada dove.

L’oracolo si protese in avanti. — C’è una storia su un uomo. Arrivò il periodo dell’accoppiamento e lui lasciò il villaggio. Trovò una pentola abbandonata sulla pianura. Qualcuno, qualche altro sciocco, l’aveva lasciata lì. Era bella e ben fatta. Brillava alla luce del sole.

"’Come sei avvenente’ disse alla pentola. ’Non andrò in cerca di nessun’altra.’

"Si accoppiò con la pentola, poi fece ritorno al villaggio.

"In seguito si infuriò perché la pentola non veniva nel villaggio a portargli i figli da allevare. Andò sulla pianura e la trovò, là dove l’aveva lasciata. ’Dove sono i miei figli, stupida cosa? Dove sono le mie figlie belle e forti?’

"Prese a calci la pentola e la capovolse. All’interno era rossa di ruggine.

"L’uomo cadde in ginocchio. ’O pentola! O pentola! Hai abortito! È stata colpa mia? Sono stato io a uccidere i miei figli?’"

L’oracolo tacque.

— È così che finisce la storia? — chiesi.

— Non ne so altro.

— Non ho mai sentito quella storia — disse Nia.

— Fino a ora — ribatté l’oracolo.

Nia fece il gesto dell’assenso. — La storia che conosco io parla della donna che si confuse nel periodo dell’accoppiamento. Invece di aspettare che un uomo uscisse dal villaggio e si recasse nel territorio da lei controllato, questa donna trovò un osupa. Si accoppiò con quello. Non so perché l’animale avesse acconsentito. Forse anche gli animali sono stupidi in quel territorio.

"Passò del tempo. La donna ebbe un figlio. Il bambino era coperto di penne e aveva una coda.

"’Che bel bambino’ disse la donna. ’Non è affatto ordinario.’

"Il bambino crebbe. Si rifiutava di imparare i mestieri degli uomini. Invece voleva cacciare sulla pianura. Correva più veloce di qualsiasi persona normale. Catturava piccoli animali con gli artigli e i denti.

"’Mio figlio è speciale’ diceva la donna. ’Nessuno ha mai visto un bambino così.’ Si vantava con le altre donne quando le incontrava. Quelle si adiravano perché avevano figli normali, che facevano quello che ci si aspettava da loro.

"’Vogliamo tutte dei figli speciali’ dissero.

"Quando venne di nuovo il periodo dell’accoppiamento, si accoppiarono tutte con animali."

— Non conosco questa storia — disse l’oracolo. — Penso che sia disgustosa.

Nia sembrò turbata.

— Se non ti piace, va’ dove non puoi sentire — dissi. — Io voglio sentire la fine.

L’oracolo si alzò, poi si sedette di nuovo. — La storia è disgustosa, ma sono curioso.

— Non ci pensavo — disse Nia. — Ho trascorso troppo tempo insieme a persone strane. Questa non è una storia per un uomo.

— Nia, non puoi interromperti adesso.

— Sì che posso.

Guardai l’oracolo. — Va’.

Lui si accigliò. — Devo proprio?

Feci il gesto dell’affermazione.

Si alzò con evidente riluttanza e si diresse verso il limitare della radura, si sedette dandoci le spalle e fissando l’oscurità. Guardai Nia.

— Non c’è più molto. Tutte le donne ebbero figli strani. Alcuni erano uccelli terrestri. Altri somigliavano a cornacurve. Una donna si accoppiò con un assassino-della-pianura. Non so come ci sia riuscita. Sua figlia era fatta interamente di denti e di artigli.

"Nessuno dei figli voleva andare a vivere nel villaggio. Restarono sulla pianura e si diedero la caccia a vicenda. Non impararono i mestieri delle persone.

"In un primo tempo le donne erano felici. ’Tutti i nostri figli sono speciali. Abbiamo fatto qualcosa che non è mai stato fatto prima.’

"Poi si accorsero che non avevano nessuno che le aiutasse. E gli uomini al villaggio si accorsero della stessa cosa. Andarono sulla pianura, sia gli uomini che le donne, e supplicarono i figli. ’Lasciate la pianura. Imparate i mestieri delle persone. Abbiamo bisogno di lavoratori del ferro e tessitori. Abbiamo bisogno di mandriane e donne che sappiano fare bei ricami.’

"Ma i figli non ascoltarono. Invece fuggirono via. Divennero interamente animali.

"I membri del Popolo il cui dono è la follia dovettero ricorrere gli uni agli altri. Si accoppiarono nel modo giusto. Le donne ebbero figli normali. Gli uomini li allevarono. Erano come i loro genitori. Stupidi, sì. Maldestri e sciocchi. Ma persone." Fece il gesto che significava "è finita".

— Torna pure — dissi all’oracolo.

Lui tornò. Restammo seduti in silenzio. Nia appariva depressa e l’oracolo aveva un’aria imbronciata. Mi sentivo confusa.

Che cosa significavano quelle storie? Trattavano entrambe della perdita di figli. Era forse un problema quaggiù? Costoro si preoccupavano degli aborti e dei figli malformati come facevamo noi sulla Terra?

Non sembrava probabile. Questo pianeta era pulito. Questi individui non avevano riempito di tossine il loro ambiente.

C’era un’altra spiegazione. Queste storie trattavano di persone che facevano tutto a rovescio. Forse il messaggio era sociologico, non biologico. Se volete figli sani, siate normali.

Un ottimo messaggio. Pertinente e autentico. Guardate me. Guardate tutti quanti sulla nave. Noi non eravamo normali. La maggior parte di noi non aveva figli e coloro che ne avevano, si erano separati da loro 120 anni addietro.