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S’inginocchiò e divise l’omelette in quattro parti, poi prese un pezzo di pane e vi appoggiò sopra un quarto dell’omelette, ripiegando il pane. Un sandwich alle uova. Me lo porse. — La caraffa lì per terra è piena di birra. L’ho fatta io. Non è buona come la birra che portano i viaggiatori. Ci sono svantaggi a vivere da soli.

Presi la caraffa e mi allontanai dal fuoco. Il pane che tenevo in mane era caldo e soffice. Al tatto sembrava unto. Ne staccai un morso. Era unto… e saporito. Le uova avevano un gusto forte. A che cosa somigliava? Forse al pesce. La birra era aspra. Mi piaceva.

I miei compagni presero i loro sandwich. Mangiammo e bevemmo. Tanajin ci osservava.

Terminato di mangiare, Nia disse: — C’è un lago a sud di qui.

Tanajin fece il gesto dell’assenso.

— Dobbiamo arrivare laggiù.

Tanajin aggrottò la fronte. — Non è facile. La pista attraversa il fiume. Porta dal territorio del Popolo dell’Ambra a quello del tuo popolo, Nia. Prima che io arrivassi qui, i viaggiatori dovevano accamparsi sulla riva del fiume e abbattere alberi. Costruivano zattere che li portassero sull’altra sponda del fiume e poi dovevano abbandonare lì le zattere a marcire. Uno spreco di buon legname!

"E non sapevano che cosa fare una volta che si trovavano sull’acqua. Si lasciavano portare a valle dalla corrente. Restavano incagliati nei tronchi sommersi. Le lucertole li inseguivano. Ho sentito parlare di queste cose.

"Così ho pensato: ecco che posso fare qualcosa di utile. Ecco un dono che questa gente apprezzerà.

"Non c’è nessuna pista che costeggi il fiume. Il percorso è arduo. Ci sono acquitrini e paludi. Vi ci vorranno parecchi giorni."

Derek disse: — Dobbiamo arrivarci presto.

— Non è possibile.

Derek si protese in avanti. — È importante. Dobbiamo incontrare delle persone. Abbiamo promesso di trovarci là.

Tanajin bevve la birra. Mi porse la caraffa, poi si cinse le ginocchia con le braccia e fissò il fuoco. — Potrei portarvi giù per il fiume con la mia zattera. Ma la perderei. La corrente è troppo impetuosa. Non potrei mai risalire il fiume con la zattera. E c’è un punto in cui l’acqua scende rapidamente. Con una imbarcazione riuscireste a superare quel tratto, ma non sono certa che una zattera possa farcela. — Tacque un momento. — Lasciatemi pensare. Forse domattina saprò che cosa fare. — Si alzò in piedi. — Vi ho detto che avevo delle coperte. Sono ammucchiate fuori dalla porta. Dormite bene.

Tanajin entrò nella tenda. Presi una coperta, troppo stanca per esaminarla, anche se, standovi sdraiata sotto, notai come fosse pesante e calda.

— Lixia? — Era Derek.

— Eh?

— Ho chiamato la nave.

Sollevai il capo. Derek era seduto accanto al fuoco. La luce rossastra gli metteva in evidenza uno zigomo e gli faceva brillare un occhio.

— Sì? — dissi.

— Non avremo alcuna conversazione con un dottore.

— Che cosa? L’avevi calcolato. Ne eri sicuro.

— Uuh. — Sorrise. Vidi l’angolo della sua bocca che si sollevava. — La Ivanova ha deciso che votare a favore di un qualunque genere di intervento prima della grande riunione avrebbe nuociuto alla loro posizione. E i cinesi si sono astenuti. Tutti.

— Perché?

— Non chiedermelo. Non ne ho la minima idea.

— Ti importa davvero tanto?

— Lixia, non arriverai mai da nessuna parte finché non comprenderai l’importanza della politica.

— Mmm — dissi e tornai a coricarmi.

— Un’altra cosa.

— Sì?

— Gregory è stato prelevato. Non stava imparando molto, seduto da solo nella sua capanna, e la capanna puzzava, e il cibo era una noia. Siamo le sole persone rimaste su questo continente.

— Eddie vuole ancora che ce ne andiamo?

— Vuole avere quella possibilità. Se vince la sua fazione, ha intenzione di mettere in quarantena il pianeta.

— Merda.

Derek sorrise. — Yvonne è intenzionata a passare dalla sua parte nella grande lotta. Santha e Meiling restano dove sono, per il momento.

— Mmm — dissi di nuovo.

Mi svegliai all’alba, mi alzai e mi stiracchiai, poi passeggiai lungo la riva finché non trovai una macchia di arbusti, orinai e poi mi lavai le mani nel fiume. C’era uno stormo di uccelli sull’isolotto più vicino, appollaiati fra gli alberi. Erano grossi e bianchi. Continuavano a muoversi, svolazzando da un albero all’altro o lasciando del tutto l’isola e volando via sul fiume. Uno volò sopra di me. Era abbastanza in alto da trovarsi in piena luce del sole. Com’era splendido! Di un bianco così luminoso!

Tornai all’accampamento. Derek era sparito. Con ogni probabilità era andato a controllare gli animali. L’oracolo giaceva avvolto nella sua coperta. Nia stava rovistando in una delle bisacce da sella e Tanajin sedeva accanto al fuoco, sopra il quale era sistemato un treppiede di metallo con appesa una pentola. Le fiamme la lambivano. Guardai dentro. Poltiglia grigiastra.

Tanajin disse: — Ho pensato ancora un po’ alla vostra necessità.

Feci il gesto che significava "va’ avanti".

— Non esiste una strada veloce attraverso gli acquitrini. Questo ve l’ho già detto. Non esiste nemmeno una strada sicura. Le grosse lucertole amano scaldarsi al sole sulle rive del fiume e vanno a caccia fra le secche. Sono affamate in questo periodo dell’anno. Sanno che devono mangiare in abbondanza prima di iniziare il viaggio verso sud.

"Ci sono altri animali che sono pericolosi. Gli assassini-delle-foreste. I piccoli mathadi. Non sono più grandi della mia mano, ma il loro morso è velenoso. Dovete proseguire sul fiume."

— In che modo? — chiesi.

— C’è un uomo che vive qui vicino. Come me viene dal sud. Un tempo era un grande cacciatore di umazi. Conosce il fiume, tutto quanto. Dopo che avremo mangiato, accenderò il fuoco e gli farò un segnale. Se si trova nella zona, verrà. Forse vi porterà fino al lago.

Feci il gesto della gratitudine. Tanajin diede un’altra mescolata alla poltiglia. — Dovrete lasciare qui gli animali. Non ci staranno nella barca.

Feci il gesto che significava "non importa". — Ti piacerebbe averli? Ti dobbiamo un dono in cambio del tuo aiuto.

Tanajin aggrottò la fronte. — Io non viaggio via terra. Non per lunghe distanze. Posso andare a piedi in qualunque posto desideri visitare.

Nia si avvicinò. Sembrava in collera. — Che cosa stai dicendo, Li-sa? Come puoi offrire gli animali a questa donna?

Alzai gli occhi, sorpresa. — Ha trovato un mezzo per farci arrivare al lago.

— Voi incontrerete i vostri amici e ve ne andrete con loro. È il vostro piano, non è vero?

— Non ne sono sicura. Forse.

— Se lo fate, che ne sarà di me? E dell’oracolo? Che cosa ci succederà? Resteremo qui da soli nel mezzo della pianura. — Si accosciò e mi fissò. — Non voglio andare dal Popolo dell’Ambra. E non credo che sarò la benvenuta presso il Popolo del Ferro. Abbiamo bisogno di quegli animali! Dovremo percorrere una lunga distanza prima di trovare qualcuno disposto a offrirci ospitalità per tutto l’inverno.

— Che cosa avete fatto? — s’informò Tanajin.

— Abbiamo avuto sfortuna — tagliò corto Nia. Il suo tono era brusco.

— Peggiore che nella maggior parte dei casi, a quanto sembra — fu il commento di Tanajin. Prese una scodella e la riempì di poltiglia. — Ho sentito parlare di persone che suscitano l’ira di un villaggio contro di loro. Ma due! È eccezionale!

— Non ci pensavo — dissi a Nia. — Hai ragione. Avrete bisogno dei cornacurve. Dovremo trovare un altro dono per Tanajin. — Esitai. — Non è necessario che veniate con noi per il resto del viaggio fino al lago. Potreste restare qui.

— È questo che vuoi? — domandò Nia.

— No. Voglio che veniate. Non sarà facile lasciare te o l’oracolo. Non voglio farlo adesso.

Nia fece il gesto dell’assenso. — Verrò con voi per il resto del tragitto. Finché non incontrerete i vostri amici.

Guardai Tanajin. — Ti prenderai cura degli animali finché Nia e l’oracolo non saranno di ritorno?