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La terribile voce che aveva parlato qualche momento prima disse: — Oh, è morta?

Ma la voce piagnucolosa rettificò: — Che siate benedetto, piccolo principe, non dovete temere che la Dama Bianca, come la chiamiamo noi, sia deceduta. L’onorevole dottore vuole prendersi gioco di me, povera vecchia, quando fa di queste affermazioni. Caro, saggio dottore, avete mai sentito di una strega morta per davvero? È sempre possibile far tornare le streghe…

— Avanti, chiamala — esclamò la terribile voce di prima. — Noi siamo pronti. Traccia il cerchio, prepara il fuoco blu.

La voce di re Caspian tuonò, soffocando il grugnito sempre più poderoso del tasso e il che cosa? del dottor Cornelius: — Così questo è il tuo piano, Nikabrik. Magia nera per richiamare un fantasma malefico. Ah, vedo chi sono i tuoi complici: una strega e un lupo mannaro.

Nei minuti che seguirono ci fu gran confusione, ruggire di animali e sferragliare di spade. I ragazzi e Briscola balzarono nella stanza, e Peter ebbe modo di lanciare un’occhiata all’orribile creatura magica, metà uomo e metà lupo, che stava per lanciarsi su un ragazzo più o meno della sua età. Edmund vide un tasso e un nano rotolare sul pavimento e accapigliarsi come di solito fanno i gatti; Briscola, invece, si trovò faccia a faccia con la megera. Aveva il naso e il mento che convergevano come uno schiaccianoci, i capelli unti e bisunti le svolazzavano in faccia e teneva stretto il dottor Cornelius per la gola.

Sotto il primo colpo della spada di Briscola, la testa della megera volò sul pavimento. Poi la lanterna fu rovesciata e per un minuto circa seguì un groviglio di spade, denti, mascelle, pugni e stivali. Infine scese il silenzio.

— Io… io credo di aver colpito il malefico Nikabrik. — Ansimò Edmund. — Forse è ancora vivo.

— Per mille pesi e mille bottiglie — gridò una voce irata. — Sei seduto su di me. Avanti, alzati, razza di elefante.

— Oh, sono davvero spiacente, P.C.A. — si scusò Edmund. — Adesso va meglio?

— No, no, accidenti, mi hai messo gli stivali in bocca. Sciò, sciò, via!

— È qui re Caspian? — chiese Peter.

— Io sono re Caspian — rispose una voce flebile. — Qualcuno… mi ha colpito.

Edmund accese un fiammifero e la debole fiamma gli illuminò il volto pallido e sporco. Inciampò qua e là, trovò una candela (non potevano più usare la lampada perché erano a corto d’olio), la piazzò sul tavolo e l’accese. Quando la fiamma prese corpo, in parecchi scattarono in piedi. Sei facce si guardavano l’una con l’altra alla luce della candela.

— Mi sembra che i nemici siano k.o. — disse Peter. — Là c’è la megera, ed è morta. — Distolse subito lo sguardo. — Mmm, credo che anche Nikabrik sia morto. Ah, ecco, questo dev’essere il lupo mannaro. È passato tanto tempo dall’ultima volta che ne ho visto uno… La testa di un lupo e il tronco di un uomo. Questo significa che al momento dell’uccisione stava per trasformarsi in lupo. E tu, se non sbaglio, devi essere re Caspian.

— Sì — disse l’altro ragazzo — ma francamente io non ti conosco.

— Lui è Peter, il Re supremo — gli spiegò Briscola.

— Salute, Vostra Maestà — fece Caspian.

— I mìei rispetti, Maestà — rispose Peter. — Non sono qui per usurpare il trono che è tuo di diritto, ma per aiutarti a prenderne possesso.

— Vostra Maestà… — La voce proveniva da dietro i suoi gomiti. Peter si voltò e si trovò faccia a faccia con un tasso: si chinò su di lui, gli cinse il collo e lo baciò sulla testa pelosa. Non era certo un gesto da ragazzini, visto che Peter era il Re supremo.

— Di tutti i tassi il migliore! — esclamò. — Tu non hai mai dubitato di noi.

— Non è merito mio, Maestà — rispose Tartufello. — Il fatto è che io sono un animale e gli animali non cambiano idea. In più sono un tasso e i tassi, si sa, sono tenaci.

— Mi dispiace per Nikabrik — disse Caspian — anche se mi ha odiato dal primo momento in cui mi ha visto. Il livore e il lungo soffrire avevano indurito il suo cuore. Chissà, se fossimo riusciti a sconfiggere subito il nemico sarebbe diventato un nano buono e bravo, almeno in tempo di pace. Non so chi di noi lo abbia ucciso, e questo almeno in parte mi solleva.

— Ma tu sei ferito — si preoccupò Peter.

— Sì, sono stato colpito — rispose Caspian. — È stata quell’orribile cosa, quella specie di lupo.

Ci volle del tempo per disinfettare e pulire la ferita, e a cose fatte Briscola disse: — E ora, prima di tutto dobbiamo mangiare.

— Va bene, ma non qui — rispose Peter.

— No di certo. Anzi, dobbiamo mandare qualcuno a portar via i corpi — suggerì Caspian.

— Scaraventate quei due vermi in un burrone — disse Peter. — Ma consegnate il nano alla sua gente. Lo seppelliranno secondo il loro costume.

Finalmente mangiarono in un’altra delle stanze buie della Casa di Aslan. Certo non era la colazione che avrebbero desiderato, dal momento che Caspian e il dottor Cornelius avrebbero mangiato volentieri un pasticcio di selvaggina, mentre Edmund e Peter si sarebbero accontentati di uova al burro e un caffè fumante. Alla fine, a ciascuno toccò un pezzetto di carne d’orso arrosto (i ragazzi l’avevano tirata fuori dalle tasche, ma era fredda), un po’ di formaggio duro, una cipolla e un bel boccale d’acqua. Ma dalla foga con cui si gettarono su quelle poche cose, chiunque avrebbe pensato che fossero una squisitezza.

13

Il Re supremo prende il comando

— Dunque — disse Peter quando ebbero finito di mangiare — Aslan e le ragazze, cioè la regina Susan e la regina Lucy, sono qui vicino, ma non sappiamo quando Aslan entrerà in azione. Procederà secondo i suoi tempi, che non sono i nostri, di questo sono sicuro. Nel frattempo, Peter e io faremo tutto quello che ci è possibile. Questo è il volere di Aslan. Caspian, secondo te non siamo abbastanza forti per affrontare Miraz in una battaglia campale, vero?

— Temo proprio di no, Re supremo — rispose Caspian. Peter gli era molto simpatico, ma nonostante questo Caspian era di poche parole. Del resto, la situazione era molto più strana per lui (che incontrava i grandi re della leggenda nel mondo di tutti i giorni) che non per i nostri amici, i quali sapevano di dover conoscere Caspian.

— Bene — disse Peter — gli proporrò una sfida: io e lui da soli. — Nessuno ci aveva mai pensato prima.

— Ti prego, gran re — lo implorò Caspian — lascia che sia io ad affrontarlo. Voglio vendicare mio padre.

— Tu sei stato ferito — rispose Peter. — E poi, non pensi che Miraz si metterebbe a ridere, alla tua richiesta? Vedi, noi ti abbiamo conosciuto come re e guerriero, ma tuo zio pensa a te ancora come a un ragazzino.

— Ma Sire — intervenne il tasso, che sedeva accanto a Peter e non aveva smesso di guardarlo neppure per un attimo — pensate che Miraz raccoglierà la vostra sfida? Lui sa bene di avere un esercito molto più forte.

— Con molta probabilità non accetterà — ipotizzò Peter — ma voglio tentare. E anche se non dovesse acconsentire, manderemo da lui i nostri messi per tutto il giorno. Aslan farà qualcosa e io avrò la possibilità di ispezionare l’esercito e rafforzare le nostre posizioni. Ho deciso, invierò un messo ad annunciare la mia sfida. Ecco, gli scrivo subito. Avete una penna e dell’inchiostro, dottore?

— Un letterato li ha sempre, Maestà — rispose il dottor Cornelius.

— Bene, allora comincerò a dettare non appena sarete pronto — annunciò Peter. E mentre il dottore stendeva una pergamena, apriva il calamaio e appuntava la penna, Peter si distese con gli occhi socchiusi, cercando di richiamare alla mente lo stile e le parole con cui scriveva messaggi di questo tipo durante l’età d’oro di Narnia.

— Bene — disse infine — siete pronto, dottore?

Il dottor Cornelius affondò la penna nell’inchiostro e attese.

Peter cominciò a dettare: — Noi Peter, per dono di Aslan, per elezione, prescrizione e merito di conquista Re supremo dei re di Narnia, imperatore delle Isole Solitarie e signore di Cair Paravel, cavaliere del Supremo Nobile Ordine del Leone, salutiamo Miraz, figlio di Caspian Ottavo, un tempo Lord Protettore di Narnia, al tempo presente re di Narnia. Dottore, avete scritto?