Il suo stesso governo non aveva mai chiesto di fornirgli informazioni, nonostante lui sapesse cose a cui loro erano certamente interessati. I servizi segreti del Voe Deo non reclutavano agenti fra i veot. Lui sapeva chi erano gli agenti a guardia dell'ambasciata. Alcuni di loro cercarono di strappargli informazioni, ma Teyeo non aveva nessuna voglia di spiare per le spie.

Vecchia Musica, che lui supponeva fosse a capo del sistema dei servizi segreti dell'ambasciata, lo chiamò a casa sua al ritorno da un congedo invernale. L'Hainese aveva imparato a non fare discorsi personali con Teyeo, ma non poté nascondere una nota di affetto nel salutarlo. «Ciao, rega, spero che la tua famiglia stia bene. Ottimo. Ho un lavoro molto pericoloso per te. Il regno del Gatay. Tu eri là con Kemehan due anni fa, vero? Be', adesso vogliono che gli mandiamo un inviato, sostengono che vogliono unirsi. Naturalmente il vecchio re è una marionetta del tuo governo, ma c'è molto di più. Un movimento separatista religioso molto forte. Una causa nazionalista che vuol cacciar via tutti gli stranieri, che siano del Voe Deo oppure alieni. Ma il re e il consiglio hanno richiesto un Nunzio e tutto quello che abbiamo da mandargli è una pivellina. Ti potrà dare qualche problema finché non avrà imparato i segreti del mestiere. La trovo un po' testarda. Materiale di prim'ordine, ma giovane, molto giovane. Ed è qui solo da qualche settimana. Ho richiesto te perché quella ha bisogno della tua esperienza. Sii paziente con lei, rega. Penso che la troverai piacevole.»

Non fu così. In sette anni si era abituato agli occhi degli Alieni, i loro vari odori, colori e maniere. Al riparo della sua cortesia impassibile e del suo codice stoico, aveva sopportato e ignorato il loro comportamento strano o disturbante, la loro ignoranza e il loro modo di pensare così diverso. Mentre serviva e proteggeva gli stranieri affidati a lui, si manteneva alla larga da loro, non si lasciava coinvolgere né li coinvolgeva. Le persone affidate alle sue cure impararono a contare su di lui senza pretendere troppo. Le donne erano spesso più veloci degli uomini a rispondere al suo segnale di stare alla larga. Teyeo aveva un rapporto rilassato, quasi amichevole, con un vecchio osservatore terrestre che aveva accompagnato in vari viaggi di esplorazione. «È così tranquillizzante stare con te, rega, che sembra di stare con un gatto,» gli disse una volta, mentre lui soppesava il complimento. Ma l'inviato per il Gatay era un altro paio di maniche.

Lei era fisicamente splendida, con la pelle chiara, d'un marrone rossiccio, come quella di un bambino, capelli ondulati lucidi, una camminata sciolta… troppo sciolta. Faceva sfoggio del suo corpo giovane e snello a uomini che non ne avevano l'accesso, esibendolo a lui e a chiunque altro senza pudore, con sollecitudine. Esprimeva la sua opinione su tutto con una rude sicurezza. Era una bambina viziata e aggressiva con la sessualità di un adulto, date le responsabilità di un diplomatico in un paese pericolosamente instabile. Teyeo scoprì, non appena l'ebbe conosciuta meglio, che questo era un incarico impossibile. Non poteva fidarsi di lei né di se stesso. La sua spudoratezza sessuale lo attraeva e lo disgustava. Era una puttana che lui doveva trattare come una principessa. Costretto a resistere e incapace di ignorarla, la odiò.

Era più predisposto alla rabbia di quanto non fosse mai stato, ma non all'odio. E questo gli dava molto fastidio. Non aveva mai chiesto in vita sua una riassegnazione, ma il giorno dopo che quella aveva fatto entrare il makil nella sua stanza, mandò una supplica decisa all'ambasciata. Vecchia Musica gli rispose con un messaggio sonoro sigillato, attraverso il canale diplomatico, «L'amore di Dio e del tuo paese è come il fuoco, un amico stupendo, un nemico terribile. Solo i bambini giocano col fuoco. Non mi piace questa situazione. Non c'è nessuno con cui ti posso sostituire, o sostituire lei. Riesci a resistere per un altro po'?»

Non sapeva come rifiutare. Un veot non rifiutava mai il dovere. Si vergognava di averci anche solo pensato, e la odiò anche per avergli causato quella vergogna.

La prima frase del messaggio era enigmatica, non era nello stile usuale di Vecchia Musica, ma ornato, indiretto, come un avvertimento in codice. Teyeo naturalmente non conosceva nessuno dei codici del servizio segreto del suo paese o di quello dell'Ekumene. Con lui Vecchia Musica doveva usare accenni e vie traverse. "L'amore di Dio e del tuo paese" poteva riferirsi ai Vecchi Credenti e ai Patrioti, due gruppi sovversivi del Gatay, entrambi fanatici nemici dell'influenza straniera, e il Nunzio poteva essere il bambino che giocava col fuoco. Possibile che lei fosse stata avvicinata da un gruppo o dall'altro? Non ne aveva nessuna prova, a meno che l'uomo nell'ombra di quella notte non fosse un uomo armato di coltello bensì un messaggero. Lei era sotto i suoi occhi tutto il giorno, la sua casa era sorvegliata tutta la notte dai soldati posti sotto il suo comando. Di sicuro il makil, Batikam, non agiva per nessuno di quei gruppi. Poteva anche essere un membro dell'Hame, il movimento clandestino di liberazione delle proprietà del Voe Deo, ma ciò non avrebbe messo in pericolo il Nunzio, visto che l'Hame vedeva l'Ekumene come il lasciapassare per Yeowe e la libertà.

Teyeo si scervellò sulle parole, riflettendoci in continuazione, conscio della propria stupidità di fronte a questo tipo di finezze, ai retroscena del labirinto della politica. Alla fine cancellò il messaggio e sbadigliò perché era tardi. Fece il bagno, si sdraiò nel letto, spense la luce e bisbigliò, «Kamye, fa' che riesca a tener fede con coraggio alla sola cosa nobile che mi resta!» e dormì come un sasso.

Il makil tornò a casa del Nunzio tutte le sere dopo il teatro. Teyeo cercava di ripetersi che non c'era niente di sbagliato in ciò. Lui stesso aveva passato notti intere con i makil nei bei giorni prima della guerra. Il sesso artistico, esperto, faceva parte del loro lavoro. Sapeva, per sentito dire, che le donne abbienti di città spesso li pagavano per sopperire alle deficienze dei mariti. Ma anche quelle donne lo facevano discretamente, in segreto, non in modo così volgare, senza pudore e decenza, facendosi beffe del codice morale, come se lei avesse il diritto di fare quello che voleva ovunque e sempre. Naturalmente Batikam agiva in perfetto accordo con il Nunzio, approfittava della sua infatuazione, prendendo in giro gli abitanti del Gatay, Teyeo… e lei stessa, anche se l'inviato non lo sapeva. Che grande opportunità per una proprietà di farsi beffe di tutti i possidenti in una volta sola.

Guardando Batikam, Teyeo era sicuro che fosse un membro dell'Hame. Questo sbeffeggiamento era molto sottile, non cercava di disonorare il Nunzio. Infatti la discrezione di Batikam era molto più grande di quella della donna, perché cercava di impedirle di disonorarsi da sola. Il makil ricambiava la fredda cortesia di Teyeo, ma una o due volte i loro occhi si incrociarono, e una breve comprensione involontaria passò fra di loro, fraterna, ironica.

Era prevista una celebrazione pubblica in osservanza della festa tualita del Perdono, alla quale il Nunzio fu invitato con insistenza dal re e dal consiglio. Lei veniva messa in mostra in molti eventi del genere. Teyeo non aveva opinioni al riguardo, si preoccupava solo a provvedere alla sua sicurezza in mezzo a una folla eccitata per la festa, finché San gli disse che il giorno della ricorrenza era la festa comandata più importante della vecchia religione del Gatay, e che i vecchi credenti risentivano fortemente l'imposizione dei riti stranieri sopra i propri. L'ometto sembrava genuinamente preoccupato. Teyeo si preoccupò anche lui quando il giorno dopo San fu sostituito improvvisamente da un uomo più anziano che parlava solo in gatayano, e che era incapace di spiegare cosa fosse successo a San Ubattat. «Altri doveri, altri doveri chiamare,» disse quello in un voedeano molto rozzo, sorridendo e inchinandosi. «Tempo di grandi gioie, eh? Gioie chiamare a doveri.»