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«Non mi serve un medico», si affrettò a dichiarare Cazaril, deciso. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era qualcuno che lo sottoponesse a un interrogatorio riguardo al suo stato di salute.

«Lo dicono tutti, per paura dei salassi e dei purganti», ribatté Palli, accantonando la sua protesta con un gesto. «L’ultima volta che uno dei miei sergenti ha sviluppato delle vesciche da sella, ho dovuto scortarlo dal medico con la spada puntata alla schiena. Non gli date ascolto, Royesse…» Poi si fece serio in volto e rivolse un inchino di scusa a Iselle. «Cazaril… posso parlarti in privato? Royesse, prometto che non lo tratterrò per molto dai suoi doveri, anche perché ho poco tempo a disposizione.»

Con fare grave, Iselle concesse il suo regale permesso e Cazaril, cui non era sfuggito il particolare tono di voce dell’amico, si affrettò ad accompagnare Palli non nel suo studio, in anticamera, bensì nella propria camera, al piano di sotto. Percorso il corridoio, fortunatamente vuoto, chiuse con decisione la porta alle spalle di entrambi, per tenere alla larga eventuali curiosi umani. Quanto agli antichi spettri che aleggiavano nella stanza, senza dubbio sapevano mantenere i segreti.

Sistematosi sulla sedia, per meglio nascondere la goffaggine che gli derivava dal suo problema, attese che Palli si fosse seduto a sua volta sul bordo del letto, col mantello piegato accanto a sé e le mani congiunte abbandonate tra le ginocchia.

«Il corriere della Figlia inviato a Palliar deve aver viaggiato molto velocemente, nonostante il fango invernale», osservò, contando mentalmente i giorni trascorsi dal funerale.

«Ne sei già al corrente?» commentò Palli, inarcando le sopracciglia. «Credevo che si trattasse di un conclave alquanto… privato, benché, a mano a mano che gli altri Lord Devoti affluiranno a Cardegoss, il fatto che esso sia stato indetto risulterà fin troppo evidente.»

«Ho le mie fonti d’informazione», si limitò a dire Cazaril, scrollando le spalle.

«Non ne dubito, come io ho le mie», ribatté Palli, agitando un dito verso di lui. «Attualmente, sei l’unica persona all’interno dello Zangre, e dotata di una rete d’informatori, di cui sia disposto a fidarmi. Nel nome degli Dei, cos’è successo qui a corte? Circolano le storie più fosche e intricate riguardo alla morte improvvisa del nostro defunto Santo Generale… Per quanto l’idea sia piacevole, stento a credere che sia stato davvero condotto via da una schiera di demoni dalle ah fiammeggianti, invocati dalle preghiere della Royesse Iselle.»

«Ah… ecco… Non è successo esattamente così. È morto soffocato nel bel mezzo di un banchetto, la notte precedente le nozze.»

«C’è da sperare che a soffocarlo sia stata la sua lingua velenosa e menzognera.»

«Praticamente sì.»

«I Lord Devoti che Lord Dondo aveva fatto infuriare — quelli che non era riuscito a corrompere e quelli che in seguito si erano vergognati di aver ceduto alle sue lusinghe — hanno visto nella sua morte un segno di cambiamento imminente. Non appena saremo a Cardegoss in numero sufficiente per votare, abbiamo intenzione di battere sul tempo il Cancelliere e di presentare a Orico un nostro candidato alla carica di Santo Generale… o magari una rosa di tre nomi accettabili, tra i quali il Roya possa scegliere quello che preferisce.»

«Il secondo metodo avrebbe maggiori possibilità di riuscita. Si tratta di un delicato gioco di equilibri tra…» Cazaril s’interruppe per non dire che si trattava di un equilibrio tra fedeltà e tradimento. Poi riprese: «Dy Jironal gode di potere in seno al Tempio, come pure qui nello Zangre. Non vorrai certo che questa lotta intestina assuma risvolti spiacevoli».

«Perfino dy Jironal non oserà gettare lo scompiglio nel Tempio, scatenando i soldati del Figlio contro quelli dell’Ordine della Figlia», dichiarò Palli.

Cazaril rispose con un borbottio dubbioso.

«Inoltre, alcuni Lord Devoti — inutile fare nomi, per il momento — si vogliono spingere oltre, raccogliendo le prove della corruzione, delle minacce, del peculato e della malafede di cui entrambi i dy Jironal si sono macchiati e mostrandole poi a Orico, così da costringerlo ad allontanare Martou dy Jironal dalla carica di Cancelliere e ad assumere una posizione netta nei suoi confronti…»

«… il che equivale a costruire una torre con la senape, quindi te lo sconsiglio», replicò Cazaril. «Orico non accetterà facilmente di liberarsi di dy Jironal perché… fa affidamento su di lui in misura molto maggiore di quanto io ti possa spiegare. Dovreste trovare prove assolutamente schiaccianti e inconfutabili.»

«Sì, e questo è uno dei motivi per cui sono venuto da te», disse Palli, protendendosi in avanti. «Saresti disposto a ripetere sotto giuramento, davanti al conclave della Figlia, la storia che mi hai raccontato a Valenda, in merito a come i dy Jironal ti hanno venduto come schiavo sulle galee?»

«Palli, come prova posso offrire soltanto la mia parola», obiettò Cazaril. «E ti garantisco che non sarebbe sufficiente a rovesciare un uomo come dy Jironal.»

«Da sola, no di certo, ma potrebbe essere la moneta che fa inclinare il piatto della bilancia, la goccia che fa traboccare il vaso.»

La moneta che si distingueva fra tutte le altre? Chiedendosi se voleva davvero avere un ruolo determinante in quel complotto, Cazaril contrasse le labbra in una smorfia di sgomento.

«Inoltre, sei un uomo che gode di una certa reputazione…» insistette Palli.

«Non buona, questo è certo!» esclamò Cazaril, con un sussulto.

«Però tutti sanno che l’astuto segretario della Royesse Iselle è un uomo assolutamente affidabile, un bastione inespugnabile, del tutto indifferente alla ricchezza…»

«No, non lo sono», gli garantì Cazaril, in assoluta serietà. «Non ho gusto nel vestire, ma la ricchezza mi piace.»

«Un uomo che gode della più assoluta fiducia e confidenza da parte della Royesse», riprese Palli. «E non fingere di essere un avido e interessato cortigiano… almeno, non farlo con me. Ti ho visto rifiutare per tre volte le ricche somme offerte dai roknari per la consegna di Gotorget, l’ultima quando già stavi praticamente morendo di fame, cosa che posso far confermare da testimoni.»

«Ecco… È ovvio che non abbia accettato…»

«In consiglio, la tua voce sarebbe ascoltata, Caz!»

«Io… ci rifletterò, perché devo pensare ai miei doveri più importanti», sospirò Cazaril. «Diciamo che sono disposto a parlare in una sessione a porte chiuse, soltanto se pensi che la mia testimonianza sia necessaria. Dopotutto, la politica interna del Tempio non è cosa che mi riguardi.» Un’improvvisa fitta al ventre gli fece rimpiangere le parole che aveva scelto. In questo momento, pensò allora, temo di essere tormentato dalla politica interna personale della Dea.

Annuendo con entusiasmo, segno che aveva dato a quel suo assenso più importanza di quanto Cazaril desiderasse, Palli si alzò, lo ringraziò e se ne andò.