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«Caz?» gli mormorò all’orecchio la voce di Bergon. «Sei sveglio?»

«Hmm.»

«Non sarebbe meglio che andaste a letto, mio signore?» suggerì il Devoto-comandante, dopo un’altra pausa.

«Hmm.»

Cazaril si lasciò sfuggire un lieve gemito quando mani forti gli s’insinuarono sotto le braccia e lo sollevarono. Ferda e Foix lo trascinarono da qualche parte… comportandosi in modo piuttosto crudele con lui perché il tavolo gli era sembrato un sostegno abbastanza comodo. Non si accorse neppure di quando lo distesero sul letto.

Qualcuno lo stava scuotendo per una spalla e una voce orribilmente allegra e stentorea gli risuonava all’orecchio.

«Alzati e cavalca, Capitan Sole!» tuonò l’intruso.

Con uno spasmo incontrollato, Cazaril si aggrappò alle coltri per sollevarsi a sedere, poi ci ripensò, limitandosi ad aprire gli occhi impastati e sbattendo le palpebre nella luce della candela. Infine riconobbe la voce che lo aveva svegliato. «Palli! Sei vivo!» riuscì a sussurrare, anche se quella frase era intesa come un grido di gioia. «Che ore sono?» domandò poi, lottando di nuovo per raddrizzarsi e riuscendo a puntellarsi su un gomito. A quanto pareva, si trovava nella camera di qualche Devoto-ufficiale, che era stato costretto a sloggiare per fargli posto.

«Manca circa un’ora all’alba. Abbiamo cavalcato tutta la notte, perché Iselle mi ha incaricato di rintracciarti», spiegò Palli, sollevando la coppia di candele, la cui luce rivelò così anche Bergon e Foix, fermi alle sue spalle con un’espressione ansiosa sul viso. «Per i demoni del Bastardo, Caz!» esclamò. «Sembri un cadavere resuscitato!»

«Sì, me lo hanno fatto notare…» annaspò Cazaril, riadagiandosi all’indietro. Palli era lì, era arrivato, e tutto andava bene. Avrebbe potuto affidare a lui Bergon e ogni altro suo fardello e restarsene lì, sdraiato, per morire in pace, portando Dondo con sé. «Accompagna il Royse Bergon e la sua scorta da Iselle», sussurrò. «Lasciami…»

«Come? Dovrei lasciarti dove le pattuglie di dy Jironal ti possono trovare? Mai. Ciò metterebbe a rischio la mia vita futura da cortigiano! Iselle ti vuole sano e salvo al suo fianco, a Taryoon.»

«A Taryoon? Non a Valenda?» domandò Cazaril, interdetto. «Al sicuro?» E riuscì a sollevarsi, prima di svenire.

Quando la nebbia nera che lo aveva avvolto infine si dissipò, la prima cosa che vide fu Bergon che, con occhi sgranati per la preoccupazione, sosteneva la sua forma accasciata sul bordo del letto.

«Resta seduto per un momento, tenendo bassa la testa», gli consigliò Palli.

Obbediente, Cazaril si ripiegò in avanti sul ventre dolorante. Se era venuto a trovarlo, la notte precedente, Dondo non lo aveva trovato in casa, ma, a giudicare dai dolori, doveva comunque avergli assestato qualche calcio nel sonno.

«La notte scorsa, quando siamo arrivati, non ha mangiato nulla, perché è crollato subito e abbiamo dovuto metterlo a letto», spiegò Bergon, a bassa voce.

«Ho capito», annuì Palli, facendo un cenno a Foix, che assentì e sgusciò fuori della stanza.

«A Taryoon?» borbottò Cazaril, con la testa vicina alle ginocchia.

«Sì. È riuscita a prendersi gioco di tutti i duemila soldati di dy Jironal. Per prima cosa, suo zio dy Baocia è tornato a casa coi suoi uomini, e quegli stolti lo hanno lasciato andare, convinti che si sarebbe trattato di un pericolo in meno. Poi Iselle è uscita a cavallo per cinque giorni di fila, sempre scortata da un contingente delle truppe di dy Jironal, e li ha fatti correre a perdifiato, convincendo tutti che sarebbe fuggita durante una di quelle cavalcate. Di conseguenza, un giorno, quando lei e Lady Betriz sono uscite a passeggio a piedi, insieme con l’anziana Lady dy Hueltar, le guardie le hanno lasciate passare. Io ero in attesa con due cavalli sellati e due donne. Queste ultime hanno indossato i mantelli delle dame e sono tornate indietro con Lady dy Hueltar; effettuato lo scambio, abbiamo disceso quel burrone alla velocità del lampo… Nel frattempo, la vecchia Provincara si è assunta il compito di nascondere il più a lungo possibile la fuga di Iselle, facendo credere che fosse ammalata e che si trovasse nelle camere della madre. Ormai l’inganno sarà stato scoperto, ma sono pronto a scommettere che Iselle è arrivata sana e salva a Taryoon, da suo zio, prima che a Valenda si accorgessero della sua scomparsa. Per i cinque Dei, quelle ragazze sanno davvero cavalcare! Abbiamo percorso più di cinquanta miglia tra il crepuscolo e l’alba sotto una luna piena a metà, passando per le campagne, e con un solo cambio di cavalli.»

«Ragazze, hai detto?» chiese Cazaril. «Allora anche Lady Betriz è al sicuro?»

«Oh, sì. Tutte e due erano più allegre di due canarini, quando le lo lasciate. Mi hanno fatto sentire un vecchio.»

Scoccando un’occhiata in tralice all’amico, che era di cinque anni più giovane di lui, Cazaril scelse d’ignorare quel commento. «E Ser dy Ferrej? La Provincara? Lady Ista?» volle sapere.

«Si trovano ancora a Valenda, prigionieri», rispose Palli, tornando serio in volto. «Sono stati tutti concordi nell’insistere perché le ragazze tentassero la fuga da sole.»

«Ah.»

Foix rientrò nella stanza, reggendo un vassoio su cui era posata una ciotola di porridge di fagioli, caldo e aromatico. Bergon provvide ad assestare i cuscini e ad aiutare Cazaril a sedersi per mangiare, ma, pur avendo l’impressione di essere affamato, dopo qualche boccone fu costretto a spingere via la ciotola. Dal momento che Palli era impaziente di mettersi in viaggio col favore del buio, si sforzò di assecondarlo e permise a Foix di dargli una mano per vestirsi, anche se paventava l’idea di salire di nuovo a cavallo.

Una volta in cortile, scoprì poi che la loro scorta, costituita da una dozzina di uomini dell’Ordine della Figlia, che avevano seguito Palli da Taryoon, aveva al suo seguito una lettiga appesa tra due cavalli. In un primo tempo, rifiutò con indignazione di servirsene, ma alla fine si lasciò persuadere da Bergon e si adagiò su di essa, mentre la processione s’incamminava nel grigiore dell’alba. Le sconnesse strade secondarie e le piste di campagna scelte dalla colonna risultarono però così sconnesse che la lettiga non faceva altro che sussultare e oscillare. Dopo circa mezz’ora di quella tortura, Cazaril fu costretto a scendere e a salire a cavallo. Per fortuna, in previsione di una simile eventualità, qualcuno aveva avuto la lungimiranza di portare una cavalcatura di scorta dal passo fluido e tranquillo, così lui poté aggrapparsi al pomo della sella e lasciarsi trasportare, sopportando un po’ meglio gli scossoni, mentre il gruppo descriveva un ampio giro intorno a Valenda e alle pattuglie che la occupavano.

Nel pomeriggio, disceso un lungo pendio alberato, la colonna sbucò su una strada più ampia, e Palli si affiancò a Cazaril, adocchiandolo con aria incuriosita e un po’ perplessa. «Ho sentito dire che adesso fai miracoli coi muli», osservò.

«Non io, la Dea», precisò lui, con un sorriso tirato. «A quanto pare, ci sa fare coi muli.»

«Ho saputo anche che hai dimostrato una durezza insolita coi briganti.»

«Eravamo un gruppo forte e bene armato. Se non fossero stati assoldati da dy Joal per attaccarci, quei briganti ci avrebbero di certo girato al largo.»

«Dy Joal era una delle spade migliori al servizio di dy Jironal, eppure Foix sostiene che lo hai abbattuto in pochi secondi.»

«Ucciderlo è stato un errore… e comunque lui è scivolato.»

«Sai, non è necessario che la cosa si sappia», commentò Palli, con un accenno di sorriso, poi rimase in silenzio per qualche istante, fissando le orecchie sussultanti del cavallo, prima di aggiungere: «Il ragazzo che hai difeso su quella galea roknari era Bergon in persona, eh?»

«Già, rapito dai bravacci di suo fratello. Adesso so perché la flotta ibrana ha remato con tanto vigore per raggiungerci.»