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— Alto, magro, con membrane alle mani e con i piedi molti lunghi? — incalzò Miles.

Garnet Cinque lo fissò. — Be’, sì. Indossava una lunga cappa floscia. Come fai a saperlo?

— È la terza volta che compare in questo caso. Ha attirato la mia attenzione. Ma vai avanti, poi cosa è successo?

— Bel mi ha fatto girare in modo che io potessi vedere quei due tipi, mentre lui dava loro la schiena, e mi ha chiesto di riferirgli che cosa facevano. Mi sentivo un po’ sciocca, come se stessimo giocando alle spie.

No, non stavi giocando…

— Poi quei due hanno litigato e il quad, che aveva visto Bel, se n’è andato in tutta fretta. Anche l’altro tizio, il terricolo dall’aria strana, se n’è andato, e a quel punto Bel ha voluto seguirlo.

— E così Bel ha lasciato il locale?

— Ce ne siamo andati assieme. Non volevo farmi scaricare, comunque è stato Bel che ha detto: ’Vieni pure, potresti essere utile’. Credo che il terricolo fosse uno spaziale, perché non sembrava a disagio come la maggior parte dei turisti nella zona a caduta libera. Non pensavo che avesse visto che lo seguivamo, ma invece deve essersene accorto, perché si è diretto verso il Giunto: entrava e usciva da tutti i negozi che a quell’ora erano ancora aperti, senza però comprare niente. Poi all’improvviso è passato oltre il portale della zona a gravità. Non c’erano dei flottanti sulla rastrelliera, e così Bel mi ha preso a cavalcioni e ha continuato a seguire il tizio. Si è spostato in un corridoio di servizio, dove i negozi ricevono la merce dalle porte posteriori. Sembrava essere svanito dietro un angolo, ma improvvisamente è ricomparso puntando sulle nostre facce un tubicino da cui è uscito quello spray. Temevo che fosse un veleno, e che entrambi saremmo morti, per fortuna non è stato così. — Esitò, come colpita da un dubbio. — Comunque, io mi sono risvegliata.

— Dove ti sei risvegliata? — chiese Miles.

— Dentro un bidone di riciclaggio, dietro uno di quei negozi. Per fortuna non era chiuso a chiave, ma ho fatto molta fatica ad arrampicarmi fuori, perché il coperchio continuava a ricadermi addosso. Bel però non c’era. L’ho chiamato più volte inutilmente. Poi sono tornata nel corridoio principale dove ho trovato un poliziotto che mi ha accompagnata qui.

— Devi essere rimasta svenuta per sei o sette ore, allora — calcolò Miles a voce alta. Quanto era differente il metabolismo quad da quello degli ermafroditi betani? Per tacere della massa corporea, e della diversa dose inalata da due persone che cercano di non respirare per evitare il gas. — Dovresti subito vedere un medico, e farti prelevare un campione di sangue finché hai ancora in circolo tracce della droga. Potremmo essere in grado di identificarla, e magari di identificare il luogo di origine, se non è un prodotto locale.

Teris Tre appoggiò l’idea, e permise ai terricoli, oltre che a Nicol, alla quale Garnet Cinque era ancora abbracciata, di seguirla mentre scortava la bionda quad sempre molto scossa all’infermeria del posto di polizia.

Quando Miles si fu assicurato che Garnet Cinque era in mani competenti, si rivolse di nuovo a Teris Tre: — Non sono più soltanto delle mie teorie — le disse. — Adesso avete un’accusa di aggressione contro quel Firka. Non potete potenziare le ricerche?

— Oh, altroché — rispose lei cupamente. — Questo ora va su tutti i canali pubblici. Ha attaccato un quad. E ha rilasciato delle sostanze tossiche nell’aria pubblica.

Miles lasciò le due quad al sicuro nell’infermeria del posto di sicurezza. Poi chiese a Teris Tre il permesso di incontrare il poliziotto che aveva aiutato Garnet Cinque. Voleva farsi accompagnare sulla scena del crimine, se così si poteva definire l’aggressione. Naturalmente Teris Tre doveva a sua volta farsi autorizzare, perciò passò del tempo, finché Miles non decise di sollecitare direttamente Venn, questa volta facendolo in modo quasi del tutto privo di diplomazia. Alla fine gli fu assegnato un altro poliziotto quad che accompagnò lui e Roic sul posto.

Il corridoio di servizio era male illuminato, aveva il pavimento piatto e pareti squadrate, e anche se non esattamente angusto, condivideva lo spazio con una gran quantità di tubi, che Roic doveva chinarsi per evitare. Svoltato un angolo, trovarono tre quad, uno con l’uniforme della Sicurezza, due in pantaloncini e maglietta, che lavoravano al di là di un nastro di plastica. Erano tecnici della scientifica, finalmente. Uno dei due era un giovane in un flottante con un numero d’identificazione della scuola tecnica della Stazione.

Il ragazzo finì il rilievo laser delle impronte lungo l’orlo e la sommità di un grosso bidone quadrato che sporgeva proprio all’altezza giusta per colpire agli stinchi un passante incauto. Si spostò e lasciò il posto al collega che cominciò a passare sulle superfici un collettore di fibre e residui di pelle.

— È questo il bidone dove hanno messo Garnet Cinque? — chiese Miles all’ufficiale che sorvegliava le operazioni.

— Sì.

Miles si chinò in avanti, ma venne respinto dal tecnico che stava raccogliendo i campioni. Dopo avere estorto solenni promesse perché lo informassero di qualunque interessante corrispondenza fra le prove, si accontentò di camminare su e giù per il corridoio alla ricerca di… cosa? Messaggi in codice scritti col sangue sulle pareti? Uno sputo, o il muco, o qualcosa. Controllò il pavimento, il soffitto e i tubi, cercando di cogliere qualcosa di strano.

Niente.

— Quelle porte erano tutte chiuse? — chiese al poliziotto che li seguiva. — Le hanno controllate? È possibile che qualcuno abbia trascinato Bel… il portomastro Thorne, al loro interno?

— Dovrà chiederlo all’ufficiale incaricato, signore — disse il poliziotto, mentre l’esasperazione traspariva dal suo tono neutro. — Io sono appena arrivato qui, assieme a voi.

Miles guardò le porte con i loro pannelli-chiave, frustrato. Non poteva farsi tutto il corridoio provandole una per una, a meno che il tizio con lo scanner non avesse già finito. Tornò al bidone.

— Ha trovato nulla? — chiese.

— Non… — Il quad rivolse un’occhiata al suo ufficiale. — Avevate già passato quest’area prima che arrivassi io?

— Per quanto ne so, no — rispose il poliziotto. — Perché lo chiede?

— Be’, non c’è molto. Mi aspettavo più materiale.

— Prova più in là — suggerì al collega il ragazzo.

L’altro gli rivolse un’occhiata perplessa. — Non è quello il punto. In ogni caso, dopo di te. — Fece un gesto verso il corridoio, e Miles rapidamente confidò all’ufficiale le sue preoccupazioni sulle porte.

I due tecnici passarono scrupolosamente in rassegna tutto, comprese, dietro le insistenze di Miles, le tubature, dove l’uomo poteva essersi nascosto prima di affrontare le sue vittime. Provarono tutte le porte. Miles li seguì su e giù per il corridoio mentre completavano il loro lavoro. Tutte le porte risultarono chiuse a chiave… perlomeno, lo erano in quel momento. Una si aprì mentre passavano, e un negoziante dotato di gambe mise fuori la testa, sbattendo le palpebre; l’ufficiale quad lo interrogò rapidamente, e lui, a sua volta, si prestò a chiamare tutti i vicini perché cooperassero nelle ricerche. Il quad raccolse una gran quantità di buste di plastica senza granché dentro. In nessuno dei bidoni del corridoio di servizio, o negli armadietti esterni dei negozi fu trovato un ermafrodita privo di conoscenza.

Il corridoio di servizio continuava per altri dieci metri prima di sbucare in un altro corridoio perpendicolare in cui si allineavano negozi, uffici e un piccolo ristorante. Probabile che la notte prima fosse stato più tranquillo, ma nessuno avrebbe potuto contare sul fatto che fosse del tutto deserto, e meno illuminato. Miles s’immaginò l’alto e allampanato Firka che trascinava il corpo di Bel nel corridoio pubblico… avvolto in che cosa, per nasconderlo? E ci sarebbe voluta molta forza per trascinare Bel, a meno che non fosse aiutato da qualcuno in un flottante. Non necessariamente un quad.