La mischia era così intensa che i colori delle divise parevano vorticare davanti agli occhi di Miles. Identificando in Taura la maggiore minaccia il capitano degli uomini di Fell la prese di mira, ma in quel momento venne a sua volta abbattuto dal paralizzatore di Bel Thorne, proprio mentre Nicol mandava la sua poltrona a sbattere contro l'ultima guardia in divisa verde ancora in piedi.

– L'aerocarro! – gridò Miles, con voce rauca. – Andate all'aerocarro!

Bel gli scoccò un'occhiata disperata e spiccò la corsa in direzione del mezzo; alle sue spalle, Miles continuò a lottare con l'agilità di un'anguilla fino a quando Moglia gli afferrò una caviglia con una mano ed estrasse con l'altra un coltello affilato e sottile, premendoglielo contro il collo.

– Fermo! – ingiunse il capo della sicurezza di Ryoval. – Così va meglio…

Il profondo silenzio sceso immediatamente sulla scena gli fece capire di aver improvvisamente trasformato un disastro in una vittoria.

– State tutti fermi! – aggiunse.

Bel s'immobilizzò con la mano sulla maniglia dell'aerocarro, poco lontano da un paio di uomini che si contorcevano gemendo sul tarmac.

– Adesso – proseguì Moglia, – allontanatevi da… ouch!

– Lascia cadere il coltello – gli sussurrò all'orecchio Taura, la cui voce era adesso un ringhio sommesso, – se non vuoi che ti squarci la gola a mani nude.

Con uno sforzo Miles si costrinse a spostare lo sguardo di lato nel tentativo di vedere al di là della propria testa immobilizzata, sentendo la lama affilata che gli vibrava contro la pelle.

– Posso ucciderlo prima che tu lo faccia – gracchiò Moglia.

– Il piccolo uomo è mio – ribatté Taura, – sei stato tu stesso a darmelo. Lui è tornato indietro per me. Feriscilo anche soltanto in maniera lieve ed io ti strapperò la testa per poi bere il tuo sangue.

Miles sentì il peso di Moglia che gli si toglieva di dosso quando il capo della sicurezza venne issato in piedi e subito si alzò a sua volta di scatto, barcollando. Taura stava tenendo Moglia per il collo, con gli artigli che affondavano nella carne.

– Desidero ancora strappargli la testa – ringhiò in tono petulante, con il ricordo degli abusi sofferti che le brillava nello sguardo.

– Lascialo andare – annaspò Miles. – Fra poche ore subirà una vendetta più artistica di qualsiasi cosa noi potremmo escogitare… credimi.

Bel tornò indietro di corsa per stordire il capo della sicurezza da una distanza alla quale non avrebbe corso il rischio di colpire con il paralizzatore anche Taura che lo stava tenendo a distanza da sé come se fosse stato un gatto bagnato, poi Miles chiese a Taura di caricarsi in spalla il soldato dendarii privo di sensi mentre lui raggiungeva di corsa le porte posteriori dell'aerocarro e le apriva per Nicol, che spinse la sua poltrona antigravitazionale all'interno del veicolo. Anche gli altri si ammassarono sull'aerocarro e chiusero le porte, poi Bel azionò i comandi e il veicolo saettò nell'aria, nello stesso momento in cui una sirena prendeva ad echeggiare da qualche parte nel complesso biologico di Ryoval.

– Un comunicatore da polso, un comunicatore da polso – balbettò Miles, sottraendo l'oggetto in questione al soldato svenuto. – Bel, dov'è parcheggiata la nostra navetta?

– Siamo scesi in un piccolo astroporto commerciale appena fuori della città di Ryoval, a circa quaranta chilometri da qui.

– È rimasto qualcuno a bordo?

– Anderson e Nout.

– Qual è il numero del loro canale di comunicazione codificato?

– Ventitré.

Miles prese posto sul sedile accanto a quello di Bel e attivò il canale; ci volle una piccola eternità prima che il Sergente Anderson rispondesse… qualcosa come trenta o quaranta secondi durante i quali l'aerocarro continuò a volare alla massima velocità al di sopra delle cime degli alberi e della cresta dell'altura più vicina.

– Laureen, voglio che faccia decollare la navetta, perché abbiamo bisogno di essere prelevati d'emergenza al più presto. Siamo a bordo di un aerocarro della Casa Fell, direzione… – Miles s'interruppe e protese il comunicatore sotto il naso di Bel.

– Verso nord dal Complesso Biologico Ryoval – scandì Bel. – Velocità circa duecentosessanta chilometri all'ora, il che è il massimo di cui questa carcassa è capace.

– Si sintonizzi sul nostro segnale d'emergenza – aggiunse Miles, attivando il segnale del comunicatore, – e non aspetti il permesso di decollo da parte del controllo del traffico astroportuale dell'astroporto di Ryoval, perché non l'otterrà. Chieda a Nout di collegare il mio comunicatore con l'Ariel.

– Fatto, signore – rispose allegramente Anderson.

Ci furono alcune scariche di statica e qualche secondo di angoscioso ritardo, poi si sentì una voce concitata.

– Parla Murka. La scorsa notte credevo che ci sarebbe venuto dietro immediatamente. Sta bene, signore?

– Per il momento. Il «tecnico medico Vaughn» è a bordo?

– Sì, signore.

– D'accordo, non lasciate che se ne vada e garantitegli che ho con me i suoi campioni di tessuti.

– Davvero? Come ha fatto…

– Per ora non ci pensi. Faccia richiamare a bordo tutti i soldati e metta la nave in orbita libera, effettuando i calcoli per prelevare in volo la navetta e avvertendo l'ufficiale pilota di tracciare la rotta per la stazione di balzo di Escobar alla massima accelerazione non appena ci avrete raccolti. Non aspettate nessun permesso di decollo.

– Stiamo ancora stivando il carico…

– Abbandonate tutto ciò che non è ancora a bordo.

– Siamo in guai seri, signore?

– Mortalmente seri, Murka.

– D'accordo, signore. Chiudo.

– Credevo che avremmo dovuto essere silenziosi come topolini, qui sul Gruppo Jackson – si lamentò Bel. – Non stiamo facendo un po' troppo chiasso?

– La situazione è cambiata. Dopo quello che abbiamo fatto la notte scorsa sarà impossibile negoziare con Ryoval per ottenere Nicol, o anche soltanto Taura: laggiù ho sferrato un colpo in nome della verità e della giustizia di cui fra breve potrei aver modo di pentirmi amaramente… ma te ne parlerò più tardi. In ogni caso, vuoi davvero essere nei dintorni quando dovrò spiegare al Barone Fell la verità a proposito del trattamento di ringiovanimento betano?

– Oh – fece Thorne, con un bagliore nello sguardo, concentrandosi sul compito di pilotare. – Sarei pronto a pagare per assistere a questa scena, signore.

– No. Per un ultimo momento, laggiù, abbiamo avuto tutti i pezzi nelle nostre mani, almeno potenzialmente – replicò Miles, analizzando al tempo stesso i semplici comandi dell'aerocarro. – Non riusciremo mai più ad averli tutti insieme nello stesso posto. Si cerca sempre di manovrare fino al limite del possibile, ma il momento culminante richiede l'azione, e se te lo lasci sfuggire gli dèi ti danneranno per sempre. E viceversa. A proposito di azione, hai visto il modo in cui Taura ha eliminato sette di quei tizi? – chiese, ridacchiando al ricordo. – Pensa a cosa riuscirà a fare dopo aver ricevuto l'addestramento di base.

Bel si lanciò un'occhiata piena di disagio al di sopra della spalla, in direzione del retro dell'aerocarro, dove Nicol aveva incastrato la sua poltrona in un angolo e Taura se ne stava accoccolata vicino al corpo del soldato ancora svenuto.

– Ero troppo occupato per tenere il conto – rispose infine.

Lasciato il suo sedile, Miles passò nel retro dell'aerocarro per controllare le condizioni del suo prezioso carico vivente.

– Sei stata grande, Nicol – disse, – hai combattuto come un falco. Può darsi che ti faccia uno sconto su quella tariffa di un dollaro.

Con il respiro ancora affannoso e le guance color avorio tinte di rossore, Nicol sollevò una delle due braccia superiori per allontanare una ciocca di capelli neri dagli occhi scintillanti.

– Avevo paura che rompessero il mio salterio – replicò, accarezzando con una delle mani inferiori il grosso contenitore infilato accanto a lei nella poltrona a forma di tazza. – E poi ho avuto paura che rompessero Bel…