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Lui disse:

— Io sono Arek di Estre.

L'altro disse:

— Io sono Therem di Stok.

A questo punto Estraven rise, poiché era ancora debole, e disse:

— Mi hai ridato vita e calore per potermi uccidere, Stokven?

L'altro disse:

— No.

Tese la mano e toccò la mano di Estraven, come se volesse assicurarsi che la brina e il gelo ne fossero usciti. A quel tocco, benché Estraven fosse a un giorno o due dal suo kemmer, sentì il fuoco risvegliarsi dentro di lui. Così per qualche tempo entrambi rimasero immobili, con le mani che si toccavano.

— Sono le stesse — disse Stokven, e posando il palmo della mano su quello di Estraven, dimostrò che così era: le loro mani erano uguali per forma e lunghezza, dito per dito, uguali come le due mani di un solo uomo, palmo contro palmo.

— Io non ti ho mai visto prima — disse Stokven. — Noi siamo mortali nemici. — Si alzò, e ravvivò il fuoco nel focolare, e ritornò a sedersi accanto a Estraven.

— Noi siamo mortali nemici — disse Estraven, — io potrei giurare il kemmeri con te.

— E io con te — disse l'altro. Allora essi fecero il voto di essere kemmeri l'uno dell'altro, e in Kermlandia allora come oggi quel voto di fedeltà non può essere infranto, non può essere sostituito. Quella notte, e il giorno che seguì, e la notte che seguì il giorno, li trascorsero nella capanna nella foresta accanto al lago ghiacciato. Il mattino seguente un gruppo di uomini venuti da Stok giunse alla capanna. Uno di loro riconobbe a prima vista il giovane Estraven. Egli non disse parola né diede preavviso, ma sguainò il suo pugnale, e là, sotto gli occhi di Stokven, pugnalò Estraven alla gola e al petto, e il giovane cadde sul focolare freddo, bagnato del suo stesso sangue, morto.

— Egli era l'erede di Estre — disse l'assassino.

Stokven disse:

— Mettetelo sulla vostra slitta, e portatelo a Estre per il funerale.

Egli ritornò a Stok. Gli uomini partirono con il corpo di Estraven sulla slitta, ma lo lasciarono più lontano, nella foresta di thore, perché gli animali selvaggi lo mangiassero, e ritornarono quella notte a Stok. Therem si alzò, davanti al suo genitore della carne, Lord Harish rem ir Stokven, e disse agli uomini:

— Avete fatto come io vi ho ordinato?

Ed essi risposero — Sì. — A questo, Therem disse:

— Voi mentite, poiché mai avreste potuto ritornare vivi da Estre. Questi uomini hanno disobbedito al mio comando, e hanno mentito per nascondere la loro disobbedienza: chiedo che siano subito banditi.

Lord Harish accondiscese a questa richiesta, e gli uomini vennero scacciati dal focolare e dalla legge.

Dopo questi eventi, passò un breve tempo, e subito Therem lasciò il suo Dominio, dicendo che egli voleva abitare per qualche tempo nella Fortezza di Rotherer, ed egli non ritornò a Stok fin quando un anno non fu passato.

Nel Dominio di Estre, intanto, tutti andavano cercando Arek per monti e per valli, nei boschi e nelle pianure, e dopo la ricerca, tutti piansero il giovane: e fu amaro il compianto per tutta l'estate e l'autunno, poiché egli era stato l'unico figlio della carne del Lord. Ma alla fine del mese di Thern, quando l'inverno giace con tutto il suo gelido peso sulla terra, un uomo salì per la montagna, calzando un paio di sci, e diede al guardiano della Porta di Estre un fagotto avvolto in pelli e pellicce, dicendo: «Questi è Therem, il figlio del figlio di Estre.» E subito egli scese per la montagna sui suoi sci, come un sasso lanciato sull'acqua, e scomparve prima che qualcuno potesse pensare di trattenerlo.

Nel fagotto di pelli e pellicce era avvolto un bambino appena nato, che piangeva. Portarono il bambino a Lord Sorve, e gli dissero le parole dello straniero; e il vecchio signore, pieno di dolore, vide nel bambino il suo figlio perduto Arek. Egli ordinò che il bambino fosse allevato come un figlio del Focolare Interno, e che egli fosse chiamato Therem, benché si trattasse di un nome che mai era stato usato nel clan di Estre.

Il bambino crebbe, avvenente, forte di corpo e delicato di lineamenti; era buio di natura e taciturno, eppure tutti vedevano in lui qualche somiglianza con il perduto Arek. Quando egli fu cresciuto, Lord Sorve nelle sue volontà della vecchiaia lo nominò erede di Estre. E allora ci furono cuori gonfi di astio e rammarico tra i figli di kemmeri di Sorve, tutti uomini forti e orgogliosi, che avevano aspettato a lungo di essere i Lords della terra. Essi tesero un'imboscata al giovane Therem, quando egli uscì da solo a caccia di pesthry nel mese di Irrem. Ma egli era armato, e non fu preso di sorpresa. Due dei suoi fratelli di focolare egli colpì, nella nebbia che giaceva fitta sul Lago di Ghiaccio nel tempo del disgelo, e combatté con un terzo, coltello contro coltello, e lo uccise alla fine, benché egli stesso fosse stato colpito al collo e al petto con profonde ferite. E poi restò immobile, sopra il corpo del suo fratello, nella nebbia sopra il ghiaccio, e vide che la notte stava cadendo. Si sentì malato e debole, sempre di più mano a mano che il sangue usciva dalle ferite, e pensò di andare al villaggio di Ebos in cerca di aiuto; ma nell'oscurità sempre più fitta si smarrì, e giunse alla foresta di thore, sulla riva est del lago. Vedendo là una capanna abbandonata egli vi entrò, e troppo debole per accendere un fuoco egli cadde sulle fredde pietre del focolare, e giacque così, con le ferite sanguinanti.

Qualcuno arrivò, uscendo dalla notte, un uomo solo. Egli si fermò sulla soglia e rimase immobile, fissando attonito l'uomo che giaceva nel suo sangue, sul focolare. Poi egli entrò di gran fretta, e preparò un letto di pelli che egli prese da un vecchio ripostiglio, e accese un fuoco, e pulì le ferite di Therem e le fasciò. Quand'egli vide che il giovane lo fissava, disse:

— Io sono Therem di Stok.

— Io sono Therem di Estre.

Allora ci fu un lungo silenzio tra di essi. Poi il giovane sorrise, e disse:

— Hai dunque curato le mie ferite solo per potermi uccidere, Stokven?

— No — disse il più anziano.

Estraven domandò:

— Quale caso è mai questo che conduce te, il Lord di Stok, qui su una terra disputata, da solo?

— Vengo qui spesso — replicò Stokven.

Sentì il polso del giovane e la mano, per scoprire se c'era febbre, e per un istante posò il palmo della mano sul palmo della mano di Estraven; e dito per dito, le due mani erano uguali, combinavano come le due mani di un solo uomo.

— Noi siamo mortali nemici — disse Stokven.

Estraven rispose:

— Noi siamo mortali nemici. Eppure io non ti ho mai visto prima.

Stokven girò il capo per nascondere il viso.

— Una volta io ti ho visto, molto tempo fa — disse. — Vorrei che potesse esserci pace tra le nostre case.

Estraven disse:

— Io potrei far voto di pace, con te.

Così essi fecero questo voto, e poi non dissero altro, e l'uomo ferito dormì. Al mattino Stokven se ne era andato, ma una squadra di persone venute dal villaggio di Ebos arrivò alla capanna e portò Estraven a casa, a Estre. Là nessuno osò opporsi alla volontà del vecchio Lord, la cui giustizia era scolpita perché tutti potessero vederla nel sangue di tre uomini, sul lago ghiacciato; e alla morte di Sorve Therem diventò Lord di Estre. Entro quell'anno egli pose termine all'antica faida, rinunciando a metà della terra disputata, che cedette al Dominio di Stok. Per questo, e per l'uccisione dei suoi fratelli di focolare, egli venne chiamato Estraven il Traditore. Eppure il suo nome, Therem, viene ancora dato ai bambini di quel Dominio.