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Un piccolo fatto confortante; seppi da Brian che i voti contro di me non erano stati sei a zero, ma sette a zero. Un miglioramento? Sì. Anita aveva deciso che si doveva votare in base al numero di quote possedute; gli azionisti di maggioranza (Brian, Bertie e Anita) avevano votato per primi, ed erano stati sette voti a sfavore, cioè la maggioranza che bastava a espellermi; dopo di che, Doug, Vickie e Lispeth si erano astenuti dal voto.

Un conforto davvero minimo, comunque. Non avevano messo in minoranza Anita, non avevano cercato di fermarla; non mi avevano nemmeno avvertita di quello che bolliva in pentola. Si erano astenuti; poi si erano messi in disparte e avevano lasciato che la sentenza venisse eseguita.

Chiesi a Brian dei bambini, e mi sentii rispondere seccamente che non erano affari miei. Poi mi informò che era molto occupato e doveva lasciarmi, ma io lo bloccai per un’altra domanda: che fine avevano fatto i gatti?

Lui parve sul punto di esplodere: — Marjorie, sei proprio senza cuore? Col tuo comportamento hai provocato tanto dolore, questa tragedia, e ti informi su un particolare insignificante come i gatti?

Trattenni l’ira. — Voglio saperlo, Brian.

— Credo li abbiamo mandati alla protezione animali. O forse alla facoltà di medicina. Addio! Non richiamarmi più.

— La facoltà di medicina… — Il Signor Sottoipiedi legato a un tavolo chirurgico mentre uno studente lo faceva a pezzi col bisturi? Non sono vegetariana, non intendo oppormi all’uso degli animali nella scienza e nell’insegnamento. Ma se proprio deve essere fatto, buon Dio che forse esisti da qualche parte, non permettere che accada ad animali che sono cresciuti convinti di essere umani!

Protezione degli animali o università, quasi sicuramente Signor Sottoipiedi e i gatti più piccoli erano morti. In ogni caso, se gli Sb fossero stati in funzione, avrei corso il rischio di tornare nel Canada Britannico per prendere il primo volo per la Nuova Zelanda, nell’assurda speranza di salvare il mio vecchio amico. Ma senza i mezzi di trasporto moderni, Auckland era più lontana di Luna City. Nemmeno la minima speranza…

Scavai in profondità nelle tecniche di controllo mentale e scacciai dal cervello le questioni irresolubili e scoprii che il Signor Sottoipiedi si stava ancora strusciando contro la mia gamba.

Sul terminale pulsava una spia rossa. Guardai l’ora, vidi che erano passate all’incirca le due ore che avevo stimato; la spia era, quasi certamente, Trevor.

Allora deciditi, Friday. Ti spruzzi gli occhi di acqua fredda e scendi e gli dai una possibilità di cercare di convincerti? Oppure gli dici di salire, lo porti subito a letto e piangi sulla sua spalla? Per prima cosa, intendo. Di sicuro adesso non ti senti libidinosa… ma affonda la faccia in un’armoniosa, calda spalla maschile, e butta fuori tutto quello che provi, tra un po’ ne avrai voglia. Lo sai. Si ritiene che le lacrime femminili siano un potente afrodisiaco per molti uomini, e la tua esperienza lo conferma. (Criptosadismo? Machismo? Chi se ne frega? Funziona.)

Invitalo su. Fai portare il vino. Magari mettiti un po’ di rossetto, cerca di apparire sexy. No, al diavolo il rossetto; tanto non resisterebbe molto. Invitalo su; portalo a letto. Ritrova l’allegria facendo del tuo maledetto meglio per rallegrare lui. Mettici tutta te stessa!

Mi stampai un sorriso in faccia e risposi al terminale.

E mi trovai a parlare con la voce del robot dell’hotel. — Abbiamo una scatola di fiori per voi. Possiamo mandarli su?

— Certo. — (A prescindere da chi o cosa li manda, una scatola di fiori è sempre meglio di un pugno nello stomaco.)

Il montacarichi ronzò poco dopo. Andai ad aprire e tirai fuori un pacco grande quanto una bara per bambini. Lo misi a terra e lo aprii.

Rose rosse a gambo lungo! Decisi di regalare a Trevor un corpo a corpo più succulento di quanto avesse saputo fare Cleopatra nei suoi giorni migliori.

Dopo aver ammirato i fiori, aprii la busta che li accompagnava. Mi aspettavo solo un biglietto con due righe, la richiesta di chiamare l’atrio o qualcosa del genere.

No: un messaggio, quasi una lettera.

Cara Marjorie,

spero che queste rose siano gradite come lo sarei stato io.

(Come lo sarei stato? Che diavolo?)

Sono costretto a confessare che debbo scappare. È successo qualcosa che mi ha fatto capire che devo desistere dai tentativi di importi la mia compagnia.

Non sono sposato. Non so chi sia quella bella signora; la fotografia è fasulla. Come mi hai fatto notare, io e i miei simili non siamo ritenuti partiti degni. Io sono una persona artificiale, mia cara. «Mia madre era una provetta; mio padre un bisturi.» Quindi non dovrei fare avances a donne umane. Fingo di essere umano, sì, ma preferisco dirti la verità che continuare a fingere con te, perché prima o poi lo scopriresti. Accadrebbe, credimi, perché sono il tipo di testone orgoglioso che presto o tardi te lo direbbe.

Preferisco dirtelo adesso, senza farti del male più avanti. Il mio cognome non è Andrews, ovviamente, perché quelli come me non hanno famiglia.

Però non posso impedirti di desiderare che anche tu potessi essere una Pa. Sei dolcissima (nonché estremamente sexy), e la tua tendenza a dire sciocchezze su cose che non conosci, come le Pa, probabilmente non è colpa tua. Mi ricordi una cagnetta fox terrier che ho avuto. Era intelligente e molto affettuosa, ma pronta a combattere da sola il mondo intero se un certo giorno le girava di farlo. Confesso di amare cani e gatti parecchio più di tanta gente: non mi rimproverano mai di non essere umano.

Goditi le rose,

Trevor

Mi asciugai gli occhi e mi soffiai il naso e scesi giù di corsa e traversai l’atrio e poi il bar e scesi di un piano fino al terminal degli shuttle e mi fermai davanti ai cancelletti degli shuttle in partenza… E restai lì, e aspettai, e aspettai, e aspettai ancora un po’, e un poliziotto cominciò a squadrarmi e alla fine si avvicinò e mi chiese cosa volevo e per caso mi occorreva aiuto?

Gli dissi la verità, o almeno una parte, e lui mi lasciò in pace. Aspettai e aspettai e lui continuò a guardarmi. Alla fine tornò da me e disse: — Senti, se insisti a voler fare di testa tua, sarò costretto a chiederti la licenza e il certificato medico, e se uno dei due non è in regola ti porterò dentro. Non voglio farlo. A casa ho una figlia più o meno della tua età e mi piace pensare che un poliziotto non le romperebbe l’anima. Comunque tu non dovresti fare la vita. Ti si legge in faccia che non sei abbastanza coriacea.

Pensai di mostrargli la carta di credito dorata; dubito esista in tutto il mondo una battona con una carta di credito dorata.

Ma il caro vecchio era davvero convinto di agire per il mio bene, e io avevo già umiliato gente a sufficienza per un giorno. Lo ringraziai e tornai nella mia stanza.

Gli umani sono così maledettamente certi di saper sempre individuare una Pa. Buffonate! Noi nemmeno ci riconosciamo a vicenda. Fra tutti gli uomini che avessi mai conosciuto, Trevor era l’unico che avrei potuto sposare senza il minimo scrupolo; e lo avevo scacciato.

Ma lui era troppo sensibile!

Chi è troppo sensibile? Lo sei tu, Friday.

Ma, all’inferno, la maggioranza degli umani ci discrimina. Continuate a prendere a calci un cane, e diventerà di un nervosismo bestiale.

Guardate la mia dolce famiglia ennezeta, porci. Probabilmente Anita aveva ritenuto suo pieno diritto ingannarmi: io non sono umana.

Punteggio della giornata: Umani 9 — Friday 0.

Dov’è Janet?