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Anna ebbe la sensazione che aveva quando parlava con Vaihar. Perfino quando parlavano la stessa lingua (lei e Ama Tsai Indil, perlomeno) e quando sembravano d’accordo sul significato delle parole che usavano, la comunicazione era frammentaria; e aveva anche la sensazione che le domande importanti non venissero poste. I hwarhath stavano girando attorno a qualche argomento davvero grosso. Forse la sua era soltanto immaginazione, influenzata dall’immagine che Charlie aveva evocato della singolarità dell’orbita della stazione.

Alla fine, disse: — Vi ho parlato della Terra come meglio ho potuto. Vorrei sapere qualcosa del vostro pianeta natale.

Rispose Lugala Minti. — La nostra società è organizzata in modo adeguato, secondo le regole che la Divinità ha dato al Popolo.

Per le donne di Lugala, la risposta avrebbe potuto essere considerata soddisfacente. Lugala Minti si appoggiò allo schienale, le mani sul ventre. La luce colpiva nel modo giusto la veste che indossava cosicché Anna vedeva i disegni del broccato nero: una ragnatela di stretti rami che si incrociavano più volte gli uni con gli altri. Grandi fiori delicati sbocciavano nei punti in cui si incontravano; altrove, i rami erano spogli tranne che per le lunghe e acuminate spine.

Ettin Per aggrottò la fronte e parlò, la voce tuonante.

Ama Tsai Indil tradusse. — La donna di Ettin ci ha ricordato che la Divinità non è semplice. Sappiamo che occorre più di una teoria per spiegare il suo universo. Forse c’è più di un modo per essere corretti.

Lugala Minti sembrava irritata.

Tsai Ama Ul si sporse in avanti e parlò.

— Ci sono molte cose che non si possono dire, secondo la donna di Tsai Ama. Si ricordi che siamo nemici, almeno per il tempo presente, e sono gli uomini a decidere ciò che deve essere considerato strategico.

"La donna di Tsai Ama dice che racconterà una storia sulle origini del mondo. Perfino gli uomini non possono confutarla. Tutti sono d’accordo che non si tratta della pura verità, e che è molto antica, il che significa che non le dirà nulla della nostra attuale situazione. Ma le dirà qualcosa sul nostro mondo.

"All’inizio non esisteva nulla tranne la Divinità e un mostro. Nel momento in cui si guardarono l’un l’altro, furono subito in disaccordo e si combatterono fino a quando la Divinità non uccise il mostro. Quando il mostro morì, la Divinità gli tolse le ovaie e ne fertilizzò le uova con il proprio seme."

Che cosa?

— Poi la Divinità prese il corpo del mostro e creò il mondo, Le alte montagne sono ciò che rimane del dorso corazzato della creatura. Le pianure e le valli sono l’interno del suo ventre. I denti del mostro divennero le stelle. I suoi occhi i quattro pianeti principali. Il sole è il suo cervello, pieno di idee violente.

"Quando ebbe finito di creare il mondo, la Divinità prese le uova del mostro e le trasformò in creature viventi. Le uova dell’ovaia destra divennero animali; ma quelle di sinistra furono gli antenati del Popolo. A quel tempo, non avevano capacità di giudizio e di fare distinzioni. Erano soltanto un’altra specie di animali, più debole e più miserabile delle altre. Ma la Divinità sapeva ciò che sarebbero diventati. Li depose con affetto nel mondo e subito le creature cominciarono a strisciare e a camminare sull’immenso corpo del mostro. E la divinità li guardava con amore."

Ci fu silenzio. Le donne si mossero un po’, per sistemarsi le vesti, lisciarsi le pieghe.

Anna disse: — Avete detto che la Divinità fertilizzò le uova. Io pensavo che fosse una donna.

Tsai Ama Ul parlò e Ama Tsai Indil tradusse.

— Come ha detto la donna di Ettin, la Divinità non è semplice. Ha molte forme e aspetti. Di solito, quando combatte, è maschio.

Che cosa diceva dunque del Popolo la leggenda? Che il mondo era nato da violenza e morte. La Divinità era ambigua. Il sole… la luce del mondo… era la feroce mente di un mostro.

Quella non era una bella specie.

L’incontro ebbe termine. Anna ritornò alle sue stanze. Appoggiò la mano e la porta si aprì. Nicholas era là, seduto sul divano. — Com’è andata? — domandò.

— Un minuto soltanto. — Anna andò in cucina e riempì due bicchieri di vino: rosso, questa volta, un L-5 Borgogna con un gusto che le piaceva.

Ne porse uno a Nicholas e si sedette di fronte a lui, bevendo un sorso prima di dirgli dell’incontro. Era stanca di diffidenze, e poi lui avrebbe certamente saputo dal generale, e il generale dalle zie, di com’era andata.

— Mi sono sentita defraudata — disse, quando ebbe finito. — Ho parlato loro della Terra e che cosa ho ricevuto in cambio? Una stucchevole leggenda.

— Una leggenda interessante e che io non conosco. Ma Tsai Ama Ul è una fonte di informazioni. — Nicholas fissò la parete opposta. — Violenza e procreazione. Mi domando di chi stesse parlando? Delle donne di Ettin o di lei? La storia le dice qualcosa… forse molto… sul Popolo.

— Davvero?

Lui annuì. — Sebbene non sia sicuro di poter spiegare come. È una storia complicata e molte cose in essa sono al rovescio di come dovrebbero essere. La madre del Popolo non dovrebbe essere un mostro violento. La Divinità non dovrebbe essere maschio… almeno non nella leggenda della creazione. — Nicholas tacque per un momento. — Il Popolo crede molto nel giudizio e nella discriminazione, crede anche che certe cose non possano essere comprese con l’analisi. Perciò forse dovrei cercare di analizzare la storia. Però, adesso devo andare. — Si alzò.

— È venuto per sapere com’è andato l’incontro.

— Naturalmente. Le ho detto che non posso mai considerarmi davvero solo e adesso sono seriamente arrabbiato con i Lugala. Non lascerò che mi mettano da parte.

Anna finì il vino. Il bicchiere di Nicholas era su uno dei tavoli, non toccato. Lei lo prese, lo portò in cucina e ne vuotò il contenuto nel recipiente dal quale, poco prima, lo aveva versato.

22

Il generale non era nel suo ufficio, perciò ho aspettato, guardando l’intricata giungla che riempiva una delle pareti della stanza. Cose volanti sfrecciavano tra le ombre. Animali come grosse cimici strisciavano sui tronchi degli alberi. Conoscevo il posto: un inferno che il Popolo era finalmente riuscito ad abbandonare sebbene odiasse… odiare è la parola giusta… perfino ammettere d’esservi stato sconfitto. Ettin Gwarha c’era stato per trattare la ritirata non con gli indigeni… il Popolo non era mai stato in grado di stabilire dei contatti con loro… ma con vari ufficiali anziani frustrati che se la prendevano l’uno con l’altro.

Durante quei negoziati, un giorno che ero particolarmente nervoso, ero andato a fare quattro passi ai margini del nostro accampamento e avevo incontrato una delle formidabili armi biologiche che gli indigeni avevano creato o che erano già lì. La cosa mi aveva quasi ucciso.

Perché il generale stava guardando uno dei più grandi fallimenti della sua specie? Sebbene si fosse comportato bene su quel pianeta. I vari ufficiali anziani erano stati convinti a collaborare. La ritirata aveva avuto luogo con ordine. Il generale aveva ottenuto una promozione e io ero diventato più attento a quello che toccavo.

La porta si è aperta. Ho guardato il generale poi di nuovo la giungla.

— Quasi certamente non erano intelligenti — ha detto lui.

— Quali specie?

— Tutte. Quella che pensavamo fosse collaborazione era simbiosi. — Si è girato per mettersi davanti a quella giungla color porpora. Qualcosa con molte zampe stava strisciando sul terreno. A occhio e croce, era lunga un paio di metri. — Pensavo, forse non è possibile combattere con un’altra specie, certamente non con qualcosa come le creature del pianeta. Si possono uccidere come animali. E perché preoccuparsene? Non c’era nulla sul pianeta di cui avessimo potuto aver bisogno, tranne un nemico, e quel nemico non comprendeva le regole della guerra. — Si è seduto alla sua scrivania, indicando l’unica altra sedia della stanza. L’ho presa e gli ho parlato dell’incontro tra le donne e Anna.