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Lei era morta. Era davvero morta.

— Ecco perché, signore — continuò Hubbley — è così maledettamente necessario che ci riprendiamo questo grande paese dai padroni Muli che ci renderebbero schiavi. Col contagocce, se necessario. Sì, per Dio, col contagocce. — Attaccò con gusto lo stufato.

— In effetti, preferibilmente col contagocce — dissi io. — Non vi piacerebbe affatto altrettanto questa guerra se combatteste in campo aperto, nei tribunali.

Mi ero aspettato di farlo infuriare. Egli invece appoggiò il cucchiaio e mi guardò in tralice con espressione pensosa.

— Già, ha proprio ragione, signor Arlen. Credo proprio che ha ragione. Ognuno di noi ha il temperamento che gli ha dato il buon Dio e il mio è portato per il combattimento col contagocce. Proprio come il generale Marion. Questa sì che è un’intuizione interessante. — Tornò a ingurgitare stufato a cucchiaiate.

Assaggiai il mio. Soia base standard per Vivi ma con pezzi di carne vera aggiunta, filacciosa e un po’ dura. Scoiattolo? Coniglio? Erano passati decenni da quando ero stato costretto a mangiare entrambi.

— Non che la Costituzione non abbia i suoi limiti — continuò Hubbley. — Prenda per esempio Abigail e Joncey. Loro sanno perfettamente quali devono essere questi limiti. Stanno manipolando la combinazione genetica nel giusto modo: tramite procreazione umana. — Trascinò le ultime due parole assaporandone ogni sillaba. — Alcuni dei geni di Joncey, alcuni di Abby e il miscuglio finale nelle mani di Dio. Loro rispettano la chiara delimitazione nella Costituzione fra quello che spetta a Dio di manipolare e quello che spetta all’uomo.

Avevo bisogno di sapere tutto il possibile sul suo conto, indipendentemente da quanto fosse pazzo, perché non sapevo ancora di che cosa avrei avuto bisogno per ucciderlo. — Dov’è il punto della Costituzione in cui si traccia questo limite?

— Oh, figliolo, ma non vi insegnano proprio niente in quelle vostre scuole alla moda? Non dovrebbe essere permesso, no, non dovrebbe proprio. Caspita, proprio qui nel Preambolo, c’è scritto chiaro come il sole che "Noi, il Popolo" stiamo scrivendo questa cosa "così da formare un’Unione più perfetta, amministrare la Giustizia, assicurare Tranquillità domestica, fornire la difesa comune" eccetera. Dove sta la perfetta unione se si lascia che i Muli controllino il genoma umano? Questo non fa altro che separare ancora di più le persone. Dove sta la Giustizia nel non permettere al bimbo di Abby e Joncey di partire dalla stessa base di un bambino Mulo? Come può creare tranquillità domestica? Che diavolo, crea invidia e risentimento ecco cosa crea. E che caspita può essere, sulla verde terra del buon Dio, la "difesa comune" se non la difesa della gente comune, i Vivi, in modo che possano avere dei figli che contano esattamente come un bimbo modificato geneticamente? Abby e Joncey stanno combattendo per loro stessi, proprio come i genitori naturali di ogni posto, e la Costituzione dà loro il diritto di farlo, proprio lì, in quel sacro paragrafo.

Non avevo mai sentito nessuno, prima di allora, usare la parola "bimbo". Egli continuò a ingollare a cucchiaiate il suo pessimo stufato, Jimmy Hubbley, la persona più artificiale e insincera che io avessi mai conosciuto.

Le discussioni intellettuali mi confondono. Lo hanno sempre fatto. Avvertii il sentimento di impotenza crescere in me, quello che avevo sempre sentito quando avevo discusso con Leisha, con Miranda, con Jonathan, Terry e Christy. La cosa migliore che riuscii a rispondere in preda a rabbia e confusione, fu: — Che cosa dà a "te" il diritto di decidere che cosa sia meglio per 175 milioni di persone?

Egli mi guardò nuovamente in tralice. Gli tornò la voce apologetica. — Caspita, figliolo, non è esattamente quello che sta facendo il suo Huevos Verdes?

Lo fissai duramente.

— Certo che lo è. Solo che loro non possono decidere per la gente comune perché "loro" non lo sono. Chiaro. Non sono come noi. Non come "lui". — Agitò il cucchiaio in direzione del ritratto di Francis Marion. Il sugo di stufato gocciolò dal cucchiaio sulla tavola.

— Ma…

— Ha bisogno di esaminare le premesse, figliolo — disse con grande gentilezza. — Volontà e ideale. — Tornò a mangiare.

Il ragazzo rientrò, portando due boccali. Whisky mezzo fermentato e mezzo distillato. Non toccai il mio, ma mi costrinsi a mangiare lo stufato. Avrei potuto avere bisogno della mia forza. L’odio brillava in me come molti soli.

Hubbley parlò ancora di Francis Marion: del suo coraggio, della sua strategia militare, del suo modo di sopravvivere con i frutti della terra. — Caspita, scrìsse al generale Horatio Gates che gli mandasse rifornimenti perché "noi siamo tutti poveri Continentali senza soldi". Poveri Continentali! Non è forte? Poveri Continentali! Lo siamo anche noi. — Scolò il whisky. Alla faccia di acqua e aceto.

Sputai fuori: — L’ECGS vi fermerà. Oppure lo farà Huevos Verdes.

Egli sogghignò. — Sa che cosa diceva il tenente colonnello Banastre Tarleton dell’esercito di Sua Maestà riguardo a Francis Marion? "Per quanto attiene a quella maledetta vecchia volpe, il Diavolo in persona non riuscirebbe a catturarla."

Dissi: — Hubbley, lei "non è" Francis Marion.

Egli si fece immediatamente serio. — Be’, certo che no, figliolo. Chiunque se ne accorge così chiaramente che non c’è nemmeno bisogno di dirlo, se non sei un pazzo. È chiaro come il sole che non sono Francis Marion. Io sono Jimmy Hubbley. Cosa c’è che non va, signor Arlen? Si sente bene?

Si sporse sulla tavola, col volto ossuto carico di preoccupazione.

Riuscivo a sentire il cuore battermi in petto. Quell’uomo era impenetrabile, impenetrabile come Huevos Verdes. Un istante dopo mi dette una pacca su un braccio.

— Va bene così, signor Arlen, signore, è soltanto un po’ scioccato dagli eventi, tutto qui. Starà bene per domani mattina. E solo molto sconvolgente scoprire la verità dopo avere creduto per tutto questo tempo nelle falsità. Perfettamente naturale. Non si preoccupi per niente: starà bene domani mattina. Deve cercare di dormire e, mi scusi, ma devo partecipare a un consiglio di guerra.

Mi dette nuovamente una pacca sul braccio, sorrise e se ne andò. Il ragazzino spinse la mia sedia a rotelle fino a una camera da letto con un lettino singolo, un gabinetto chimico e una serratura alla porta che poteva essere aperta solamente dall’esterno.

La mattina dopo venne a visitarmi un dottore. Si rivelò essere l’ometto che aveva aiutato Joncey alla piattaforma di atterraggio. Joncey era con lui e mi accorsi che lo stava controllando: apparentemente il dottore non si trovava lì per propria Volontà e Ideale. Gli veniva tuttavia concesso di vagare per la tenuta sotterranea, il che significava che probabilmente sapeva dove si trovavano i terminali.

— La gamba sembra a posto — disse. — Dolori al collo?

— No. — Joncey si appoggiò allo stipite della porta, sorridendo. Il sorriso si fece più profondo e io colsi un’occhiata di Abigail che passava nel corridoio. Joncey si staccò dalla porta. Qualche risatina e uno scherzo.

Dissi velocemente e a voce molto bassa: — Dottore, io posso fare in modo di farci uscire entrambi da qui se lei mi porta a un terminale. Conosco modi per chiedere aiuto che possono sovrapporsi a qualsiasi programma loro possano avere…

Il volto piccino si contrasse allarmato. Mi resi conto troppo tardi, ovviamente, che era monitorato. La gente di Hubbley avrebbe origliato qualunque cosa lui avesse detto o sentito.

Joncey tornò e il dottore si affrettò ad affiancarglisi, interessato solamente a restare in vita.

La grata nella mia mente si era fatta più serrata che mai, una forma chiusa e raggomitolata che nascondeva tutto ciò che c’era all’interno. Perfino la struttura a rombi sulla sua superficie esterna sembrava più piccola. Forme infuriate, inefficaci, vi ballonzolavano attorno con un movimento lento, come pesci arenati.