— È un romanzo — disse con espressione indifferente la donna. — Jane Austen. È sorpresa del fatto che esistano ancora Vivi che sanno leggere? O che vogliono farlo?
— Sì. — Sorrisi con atteggiamento cospiratore, ma lei mi lanciò soltanto un’occhiata e tornò al proprio libro. Un Mulo rinnegato non stimolava il suo disprezzo, né indignazione, né adulazione. Non le interessavo davvero. Provai uno sciocco rispetto.
Apparentemente non sapevo così tanto sulla varietà dei Vivi come avevo ritenuto.
Il tramonto mi estasiò. Il cielo si fece lucido e vulnerabile, quindi striato di colori rarefatti. I colori si fecero aggressivi e vennero seguiti da tenui e remoti pastello. Divennero quindi freddi e scuri. Un intero rapporto amoroso, empireo, in trenta minuti. Claude-Eugene-Rex-Paul-Anthony-Russel-David.
Non comparve alcun tecnico riparatore. La prateria si rinfrescò rapidamente: risalimmo tutti sul treno, furono accesi le luci e il riscaldamento. Mi chiesi che cosa sarebbe successo se quei servizi, o i robot-servitori, si fossero guastati anche loro.
Qualcuno disse, non a voce alta e a nessuno in particolare: — Il mio gettone-pasto è arrivato in ritardo dalla capitale lo scorso trimestre.
Pausa. Mi sedetti con la schiena più eretta: questo era un tono nuovo. Nessuna lamentela. Qualcosa di diverso.
— Nel mio paese non ci sono più tute. Il Mulo del deposito dice che c’è penuria nazionale, lui.
Pausa.
— Noi siamo su questo treno, noi, per andare a prendere la mia vecchia madre in Missouri. Il riscaldamento a casa sua si è rotto e nessuno l’ha presa con sé. Adesso non ha per niente riscaldamento, lei.
Pausa.
Qualcuno disse: — C’è qualcuno che sa quanto è lontano il prossimo paese? Forse ci potremmo arrivare a piedi, noi.
— Non siamo tenuti a camminare, noi! Loro devono mettere a posto questo fottuto treno! — disse mamma Viva, in un’esplosione di rabbia e saliva.
Il tono pacato era scomparso. — Giusto! Noi siamo votanti, noi!
— I miei bambini non possono camminare fino al paese dopo… Cosa sei tu, un fottuto Mulo?
Vidi l’uomo dalla testa grossa fissare un volto dietro l’altro.
L’ologramma dell’alto tecnico bruno apparve all’improvviso all’interno della carrozza, in piedi nel corridoio centrale. "Signore e signori, la Ferrovia a gravità Morrison si scusa ancora una volta per il ritardo nel servizio. Per rendere la vostra attesa più gradevole ci pregiamo presentarvi una produzione nuovissima, non ancora trasmessa dagli olo-canali, con gli omaggi del Congressista Wade Keith Finley. Drew Arlen, il Sognatore Lucido, nel suo nuovissimo concerto Il guerriero. Vi preghiamo di guardare dai finestrini sul lato sinistro della ferrovia."
I Vivi si guardarono a vicenda: un immediato blaterare felice sostituì la rabbia. Evidentemente questo era qualcosa di assolutamente nuovo nei diversivi da guasto. Calcolai il costo di un olo-proiettore portatile in grado di creare ologrammi grandi abbastanza da potere essere visti dai finestrini per tutta la lunghezza di un treno, oltre al costo del video in esclusiva dell’intrattenitore Vivo più alla moda del momento. Confrontai il totale con il costo di una competente squadra di riparazione. Lì c’era qualcosa che non funzionava proprio. Non sapevo nulla di Hollywood, ma un concerto in esclusiva di Drew Arlen doveva valere milioni. Perché un treno a gravità se lo portava in giro quale diversivo di emergenza per impedire ai nativi di diventare troppo irrequieti?
L’uomo dalla testa grossa osservò tranquillamente i compagni passeggeri che incollavano le facce ai finestrini di sinistra.
Un lungo palo sgusciò dal tetto della carrozza dietro alla nostra, che era posta al centro del treno. Il palo si alzò fino a formare un angolo ottuso rispetto al terreno e si allungò quasi fino al campo di grano. Dall’estremità del palo si estese una luce a ventaglio verso il basso, formando una piramide. Tutti esclamarono "Oooohhhh!". I proiettori portatili non fornivano mai la definizione di una buona unità stabile ma non pensavo che a questo pubblico sarebbe interessato. L’ologramma di Drew Arlen apparve al centro della piramide, tutti esclamarono nuovamente "Oooohhhh!".
Io scivolai fuori dal treno.
Al buio e da vicino, l’ologramma sembrava ancora più strano: un uomo alto quattro metri e mezzo, dai contorni sfuocati seduto su una carrozzella elettrica, con lo sfondo di chilometri di prateria oscura. Sopra, scintillavano fredde stelle, immensamente in alto. Aprii la giacca in plastitessuto che avevo nella tasca della tuta.
L’ologramma disse: "Sono Drew Arlen. Il Sognatore Lucido. Lasciate che i vostri sogni si avverino".
Avevo assistito una volta a una rappresentazione di Arlen dal vivo, a San Francisco, quando bazzicavo nei bassofondi con amici. Ero stata l’unica persona nella Sala da Concerto Congressista Paul Jennings Messura a non rimanere coinvolta. Resistenza naturale all’ipnosi, aveva detto il mio dottore. Il tuo cervello non possiede la necessaria calibrazione biochimica. Sogni di notte?
Non sono mai stata in grado di ricordare uno solo dei miei sogni.
La luce piramidale attorno a Drew Arlen cambiò, in qualche modo, tremolò in modo strano. Schemi subliminali. I modelli si fusero lentamente in forme intricate e la voce di Arlen, bassa e intima, cominciò una storia.
"C’era una volta un uomo di grandi speranze e nessun potere. Quando era giovane, voleva tutto…"
Oh, per cortesia! Chiacchiere grezze che bussavano a desideri basilari. E pensare che alcuni "Muli" definivano quel delinquentello un artista!
Tuttavia le forme erano intriganti. Scivolavano oltre la carrozzella di Arlen piegandosi e aprendosi, alcune apparendo chiare e altre indistinte al limite della percezione conscia. Sentii il sangue scorrere più forte nelle vene, quell’improvviso stimolo di vita che si ha a volte davanti al sesso, alla primavera o alla sfida. Non ero immune ai subliminali. Questi dovevano essere fantastici.
Sbirciai nella carrozza del treno a gravità. I Vivi stavano immobili con le facce premute contro il vetro. Desdemona guardava a bocca aperta, una piccola buca rosa.
Mi rivolsi nuovamente verso Drew Arlen, che dipanava ancora la sua semplice storia. Aveva una voce musicale. La storia era una specie di pseudo ballata popolare priva di sottigliezze, priva di ironia, priva di arte. Le parole rappresentavano soltanto il nudo scheletro su cui scintillava la grafica. Mi era stato detto che ogni persona provava un’esperienza diversa rispetto a un concerto di Drew Arlen, a seconda dei simboli liberati ed evidenziati dalle possenti esperienze infantili, immagazzinate in ogni mente. Mi era stato detto, ma non ci avevo creduto.
Camminai esternamente lungo il treno, nel buio, analizzando i volti dei Vivi dietro ai finestrini. Alcuni erano bagnati di lacrime. Qualsiasi cosa stessero provando sembrava più intensa di tutto ciò che io avevo provato, più intenso della droga o di un lavaggio di nervi. Intenso come un orgasmo.
Nessuno regolava il Sogno Lucido. Arlen aveva un esercito di scadenti imitatori. Non duravano mai a lungo. Qualsiasi cosa stesse facendo Drew Arlen, era l’unica persona al mondo che sapesse come farlo. La maggior parte dei Muli lo ignoravano.
Drew Arlen, come tutto il mondo sapeva, era l’amante di Miranda Sharifi. Era l’unico Dormiente che entrava e usciva da Huevos Verdes a suo piacimento. L’ECGS lo seguiva costantemente, ovvio, insieme con tanti reporter da poter riempire una cittadina. Erano soltanto i suoi concerti che non prendevano seriamente.
Tornai lungo il treno e risalii nella mia carrozza. L’uomo dalla testa grossa era l’unico che non stava pressato contro il finestrino. Giaceva steso su un sedile vuoto, dormendo. O facendo finta di dormire. Per non restare ipnotizzato? Per meglio osservare gli effetti della rappresentazione di Arlen?
Il concerto procedeva noiosamente. Quando tutto terminò, le persone si voltarono l’una verso l’altra, abbracciandosi emozionate, ridendo e piangendo e quindi si riversarono sulla fredda prateria in direzione dell’ologramma di Drew Arlen. Egli sorrideva dolcemente ai propri discepoli. Le forme che lo circondavano erano svanite a meno che non stessero frusciando a livello subliminale, il che era possibile. Alcuni Vivi infilarono le mani nell’ologramma, cercando di raggiungerlo. Desdemona danzò all’interno della piramide e appoggiò la testa sulla coperta posta sopra le ginocchia di Arlen.