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— Prendo nota della sua raccomandazione, signore.

E se il ba non si fosse fatto vedere? La cosa gli era già riuscita bene nelle ultime ventiquattro ore…

Dove diavolo e Bel?

Ma che cosa voleva il ba? Presumibilmente liberare il suo carico, e che Gupta morisse prima di poter parlare. Forse non sapeva ancora che Miles aveva scoperto tutto.

— Imboscata — suggerì Miles. — Ci sono due punti in cui potrete tendere un’imboscata al ba. Dovunque porterete Gupta… o meglio, dovunque lui creda che lo abbiate portato. Se non volete diramare l’annuncio che è fuggito, allora nascondetelo in un posto segreto, ma fate in modo che si sappia che si trova alloggiato in un luogo raggiungibile. Poi un’altra trappola si può tendere sull’Idris. Se Dubauer chiede il permesso di salire a bordo, dovreste concederglielo. E poi bloccarlo mentre entra nella stiva.

— Era quello che avrei voluto fare io — disse Gupta con rimpianto. — Se solo voi mi aveste lasciato in pace, a questo punto tutto sarebbe già finito.

Miles era d’accordo con lui, ma non poteva certo confermarlo ad alta voce: qualcuno avrebbe potuto fargli notare che era stato proprio lui a chiedere che venisse arrestato.

Greenlaw aveva un’aria cupamente pensierosa. — Vorrei ispezionare quel carico. È probabile che violi abbastanza regolamenti per essere sequestrato e portato fuori dalla nave.

Il giudice si schiarì la gola. — Questo potrebbe essere legalmente complicato, Sigillatrice. I carichi non scaricati per il trasferimento, anche se discutibili, sono di norma lasciati transitare senza controlli legali. Sono considerati di responsabilità territoriale della nazione in cui è registrata la nave che li trasporta, a meno che non costituiscano una minaccia grave e imminente per la popolazione. Un migliaio di feti, ammesso che si tratti di questo, che minaccia possono costituire per la Stazione?

Sequestrarli? pensò Miles. Se lo avessero fatto, avrebbero attirato l’attenzione dei cetagandani sullo Spazio Quad. E non potevano neppure immaginare a che pericolo sarebbero andati incontro. No, non era una buona idea.

— Anch’io desidero venire sulla Idris — disse Venn, — non tanto per vedere il carico, quanto per rendermi conto di dove far appostare i miei uomini.

— Avrete bisogno di me, per entrare nella stiva — fece notare Miles.

Greenlaw lo guardò in malo modo: — No, mi basta che lei mi dia i codici di sicurezza.

Miles le rivolse un sorriso di compatimento che la irritò. La quad ci pensò sopra un momento, poi ringhiò: — D’accordo. Andiamo, Venn. Anche lei, giudice. E — fece un piccolo sospiro — anche lei, Lord Ispettore Vorkosigan.

Gupta venne prudentemente avvolto in bio-barriere e due quad lo trascinarono via senza permettergli di toccare nient’altro. L’anfibio sopportò senza protestare. Sembrava del tutto esausto.

Garnet Cinque decise di andare a casa di Nicol in attesa di ricevere notizie di Bel. — Chiamami — supplicò Nicol a Miles mentre fluttuava via. Miles annuì, augurandosi che la chiamata non fosse tragica.

Si mise in contatto con la Prince Xav per informare l’ammiraglio Vorpatril sugli sviluppi della situazione. L’ammiraglio confermò che avrebbe inviato immediatamente una squadra di medici.

Poco dopo, il gruppo composto da Venn, Greenlaw, il giudice, due poliziotti quad, Miles e Roic, giunse all’astronave. Trovarono una delle due guardie quad che stazionavano al portello d’entrata, fuori dal suo flottante e accucciata a terra. Stava passando il tempo giocando con una pallina e altri oggetti metallici. Miles non capì come funzionasse, ma probabilmente il gioco consisteva nel riuscire ad afferrare gli oggetti mentre la palla rimbalzava. Per rendere il gioco più interessante stava usando una mano diversa a ogni mossa. Il quad, nel vedere i nuovi venuti, raccolse tutto in fretta e rientrò nel suo flottante.

Venn finse di non averlo notato; si limitò a chiedere se fosse successo qualcosa durante il loro turno. Niente. Nessuno aveva chiesto di entrare: loro erano le prime persone che vedevano da quando avevano montato la guardia.

Venn diede ai suoi poliziotti le istruzioni per catturare il ba nel caso comparisse, mentre Miles accompagnava gli altri nella stiva.

Le file scintillanti dei replicatori di Dubauer erano sempre al loro posto, e Greenlaw cominciò ad aggirarsi tra i loro corridoi per un esame preliminare. Poi ritornò accanto al giudice il quale osservava Miles attivare un pannello per mostrare il contenuto dei replicatori.

Rispetto alla prima visita di Miles, alcuni indicatori adesso erano gialli invece che verdi. Si trattava di indici del livello di alcuni fattori di rischio, fra cui i livelli di adrenalina. Forse il ba aveva ragione affermando che i feti stavano per raggiungere il limite biologico dei contenitori? Oppure era il segnale di una crescita eccessiva?

Mentre Miles osservava, un paio di indicatori tornarono al verde. Allora, tranquillizzato, continuò a mostrare le immagini dei singoli feti a Greenlaw e al giudice. Quando visualizzò il quarto, si accorse che il liquido amniotico conteneva una velatura di sangue scarlatto. Miles trattenne il fiato. Ma come…?

Non era normale. L’unica possibile origine del sangue era il feto stesso, e sembrava provenire da una piccola ferita irregolare sulla schiena. La luce rossastra della stiva, si disse Miles per rassicurarsi, faceva apparire le cose peggiori di quanto non fossero.

La voce di Greenlaw lo fece sussultare. — C’è qualcosa che non va in quel feto?

— Sembra che abbia una ferita. Ma… non dovrebbe essere possibile, in un replicatore sigillato. — Pensò ad Aral Alexander, a Helen Natalia, e lo stomaco gli si annodò. — Se alla Stazione avete un esperto della riproduzione tramite replicatore, è meglio che lo chiamiate per dargli un’occhiata. — Dubitava che fosse una materia per la quale i medici della Prince Xav potessero dare aiuto.

Quando Venn apparve sulla soglia della stiva, Greenlaw lo mise al corrente di cosa stava succedendo. L’espressione del quad si fece preoccupata. — Quell’uomo anfibio non stava mentendo. Questo è molto strano.

In quel momento il suo comunicatore suonò, Venn si scusò, fluttuò a distanza e parlò a bassa voce con chi lo aveva chiamato. Almeno, cominciò a bassa voce, fino a che tuonò: — Cosa? Quando?

Miles gli si avvicinò.

— Circa alle 02.00, signore — rispose la voce turbata di chi parlava dall’altra parte.

— Non era autorizzato!

— Sì, regolarmente autorizzato dal portomastro Thorne. Era lo stesso passeggero che aveva scortato a bordo ieri per badare ai suoi animali. Abbiamo ritenuto che non ci fosse niente di strano.

— Quando se ne sono andati? — chiese Venn. Il suo volto era una maschera d’ira.

— Non durante il nostro turno, signore. Non so che cosa sia successo dopo. Io sono andato direttamente a letto e ho visto l’ordine di ricerca del portomastro Thorne solo quando mi sono svegliato, pochi minuti fa.

— Perché la cosa non è stata registrata nel rapporto di fine turno?

— Il portomastro Thorne ci ha detto di non farlo. — La voce esitò. — Quanto meno… il portomastro ci ha ordinato di non scriverlo nel rapporto, dopo che il passeggero gli ha suggerito che sarebbe stato meglio evitarlo per non dover rispondere a tutti gli altri passeggeri che, se lo avessero saputo, avrebbero preteso di salire a bordo.

Venn fece una smorfia e respirò profondamente. — Va bene, a questo punto non si può fare più niente, agente. Tu sei giustificato, perché hai fatto rapporto appena hai saputo come stavano le cose. Da questo momento in poi provvediamo noi. — Venn chiuse la comunicazione.

— Cos’è successo? — chiese Miles.

Venn si mise le mani superiori alla testa ed emise un gemito. — Una guardia del turno di notte ha appena letto l’ordinanza di ricerca di Thorne. Mi ha informato che verso le due, Thorne è salito a bordo con Dubauer.