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«È un vero peccato che non possiamo far lavorare la flotta proprio qui sulla Terra» disse Elfi. «Purtroppo sembra che su tutto il pianeta sia scoppiata la pace.» Nel frattempo le sue mani scioglievano i muscoli delle sue caviglie, uno per uno e Miles si chiese se sarebbe riuscito a convincerla a fare lo stesso con i piedi. Dopo tutto, lui lo aveva fatto a lei, poco prima, anche se per scopi più nobili e diversi. Oh, meraviglioso, non doveva neppure cercare di persuaderla… agitò le dita, deliziato. Non aveva mai sospettato di avere delle dita dei piedi sensuali, finché lei non glielo aveva fatto notare. In effetti tutto il suo corpo si rivelava in grado di assorbire ogni minima carezza.

«C’è qualcosa che non funziona nei miei ragionamenti» decise. «Sto osservando qualcosa per il verso sbagliato. Vediamo un po’. La flotta dendarii non è legata all’ambasciata, mentre io sì. Potrei mandare via voi…»

Elli piagnucolò, un suono così strano emesso da lei, che Miles rischiò uno strappo muscolare per voltarsi di scatto a guardarla. «Era solo un’idea improvvisa, un po’ pazza» si scusò lui.

«Be’, non fermarti a quella.»

«E in ogni caso, proprio per il pasticcio all’ambasciata, non mi sembra saggio privarmi della copertura alle spalle. È… c’è qualcosa che non funziona, qui, il che significa che continuare a restarcene con le mani in mano in attesa che la situazione si risolva è da veri sciocchi. Bene. Un problema alla volta. I dendarii. Denaro. Lavori strani… ehi!»

«Ehi?»

«Chi dice che devo cercare un contratto per tutta la flotta insieme? Lavoro, impieghi diversi. Contante insperato. Dividi e conquista! Guardie di sicurezza, tecnici di computer, qualunque cosa chiunque sia in grado di inventarsi che generi un po’ di contante…»

«Rapine in banca?» si intromise Elli speranzosa e interessata.

«E dici che la polizia ti ha lasciato andare? Non lasciarti trasportare. Ma ho per le mani una forza lavoro di cinquemila persone con le specializzazioni più varie e più qualificate. E questa è di certo una risorsa che vale molto di più della stessa Triumph. Delegare! Mandiamoli in giro a succhiare un po’ di maledettissimo denaro!»

Seduta a gambe incrociate ai piedi del letto, Elli commentò infelice: «Ho lavorato un’ora per farti rilassare, e guarda qui! Ma che cosa sei, plasto-memoria? Tutto il tuo corpo si sta riannodando sotto i miei occhi… dove vai?»

«A mettere in atto le mie idee, dove altro?»

«La maggior parte della gente a questo punto, dorme…» Con uno sbadiglio lo aiutò a distinguere i pezzi di uniforme disseminati sul pavimento. Le due magliette erano intercambiabili. Quella di Elli si riconosceva solo per il debole sentore del suo profumo che ancora emanava… Miles fu tentato di non restituirgliela, ma poi rifletté che tenersi la biancheria della sua ragazza per annusarla non gli avrebbe fatto guadagnare molto punti nel campo del savoir-faire. L’accordo, anche se tacito, era chiaro: quella fase della loro relazione doveva interrompersi, con molta discrezione, sulla porta della camera da letto, se volevano confutare la fatua affermazione dell’ammiraglio Naismith.

Le prime battute delle riunioni dello stato maggiore dendarii, quando Miles arrivava con un nuovo contratto per la flotta, gli davano sempre la sensazione di vederci doppio. Lui era solo un’interfaccia, pienamente conscio delle due metà, che cercava di fare da specchio magico tra i dendarii e il loro vero datore di lavoro, l’Imperatore. Quella sgradevole sensazione di solito svaniva in fretta, perché lui si concentrava solo sulla missione in questione, rifocalizzando la sua personalità e a quel punto l’ammiraglio Naismith arrivava a prendere quasi del tutto il sopravvento. "Rilassato" non era il termine giusto per descrivere il suo stato alfa, vista la personalità trascinante di Naismith; quello che si avvicinava di più era forse "sciolto".

Per la prima volta era rimasto con i dendarii per ben cinque mesi filati e l’improvvisa ricomparsa del tenente Vorkosigan nella sua vita aveva avuto un effetto insolitamente dirompente in questa circostanza. Naturalmente in genere non erano le cose di parte barrayarana a mandarlo in tilt, perché aveva sempre contato sulla solidità di quella struttura di comando, l’assioma da cui fluivano tutte le azioni, lo standard su cui si misuravano i conseguenti successi o i fallimenti. Ma non questa volta.

Quella sera, nella sala riunioni della Triumph, davanti a tutti i capi dipartimento e ai capitani delle navi convocati in gran fretta, venne colto da un’improvvisa paralisi schizoide: che cosa doveva dire a quella gente? Okay, siete liberi di fare quello che volete, ragazzi…

«Per qualche tempo dovremo fare da soli» esordì l’ammiraglio Naismith, emergendo da quell’ignoto recesso della mente di Miles in cui abitava e prendendo il comando. La notizia, finalmente confermata pubblicamente, di qualche anomalia nel pagamento del contratto, provocò l’attesa reazione costernata; la cosa più sconcertante, però, fu la rapidità con cui si rasserenarono, rassicurati, quando lui, con voce severa e minacciosa, affermò che stava già indagando personalmente sulla cosa. Be’, almeno, dal punto di vista dei dendarii, quello giustificava tutto il tempo che aveva passato ad infilare dati in un computer nelle cantine dell’ambasciata di Barrayar. Giuro, pensò Miles, che riuscirei a vendergli anche i terreni radioattivi.

Ma una volta interpellati, quegli uomini scovarono un impressionante numero di idee su come trovare liquidità a breve termine. E Miles, profondamente sollevato, lasciò la cosa nelle loro mani. Dopo tutto, non si arrivava allo stato maggiore dei dendarii se si era stupidi. Il suo cervello per il momento era prosciugato. Sperava che fosse dovuto al fatto che i suoi circuiti inconsciamente continuavano a lavorare sulla metà barrayarana del problema e che non fosse invece un sintomo di demenza senile precoce.

Dormì da solo, e male, e si svegliò stanco e dolorante. Si occupò di alcune questioni di amministrazione interna e poi diede la sua approvazione alle sette idee meno strampalate per fare denaro che i suoi uomini avevano sviluppato durante la notte. Un ufficiale aveva persino scovato un contratto per guardie di sicurezza che avrebbe impegnato venti soldati, all’inaugurazione di un centro commerciale a… dove diavolo era Xian?

Miles si agghindò con la sua uniforme di gala (tunica di velluto grigio con mostrine d’argento sulla spalla, pantaloni con l’accecante striscia bianca lungo la cucitura esterna, gli stivali più lucidi) e accompagnò il tenente Bone alla banca. Elli Quinn lo scortò con due dendarii tra i più robusti, mentre un cordone invisibile di uomini in abiti civili armati anche di rilevatori, vigilava davanti e dietro di loro.

Alla banca l’ammiraglio Naismith, molto lustro ed educato per essere un uomo che non esisteva, firmò la cessione di discutibili diritti su una nave che non gli apparteneva ad un’organizzazione finanziaria che non se ne faceva nulla e che non ne aveva alcun bisogno. Come gli fece notare il tenente Bone, però, il denaro era vero. Invece di crollare un pezzo alla volta che sarebbe dovuto cominciare quel pomeriggio (secondo i calcoli del tenente Bone), avrebbero avuto un solo grande collasso in una data imprecisata del futuro. Urrà!!

Mentre si avvicinavano all’ambasciata barrayarana, congedò ad una ad una le guardie, finché non rimase solo Elli. Nel tunnel sotterraneo di servizio si fermarono davanti ad una porta con la scritta: PERICOLO: SOSTANZE TOSSICHE. INGRESSO CONSENTITO SOLO AL PERSONALE AUTORIZZATO.

«Siamo nel raggio degli analizzatori» l’avvertì Miles.

Elli si portò un dito alle labbra, riflettendo. «Però potresti entrare lì dentro e scoprire che sono arrivati ordini che ti richiamano su Barrayar e non ti rivedrei per un altro anno. O mai più.»