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I monitor nell'aula del giudice Pringle si riaccesero mostrando l'interno dell'astronave aliena. Ma questa volta non si trattava di vecchi nastri — la trasmissione era in diretta…

Francis Antonio Nobilio fluttuò lungo il corridoio buio dell'astronave aliena. Era esilarante! Si sentiva più giovane di dieci anni. All'inizio aveva avuto un senso di nausea, ma il suo corpo si era rapidamente abituato all'assenza di gravità, e ora si stava proprio divertendo. L'aria aveva un gusto leggermente salato, come se fosse di mare, e c'erano diversi altri leggeri odori. Frank non aveva mai notato prima un odore corporeo dei Tosok, ma dato che quegli esseri avevano passato lì interi secoli, qualsiasi odore normalmente impercettibile era ormai esasperato all'ennesima potenza.

Si sentivano molti suoni. Un ronzio elettrico basso, lo scorrere occasionale di acqua o altri liquidi nei tubi, e un ticchettio che Kelkad, mentre accompagnava Frank, indicò come dovuto al riscaldamento irregolare dello scafo della nave quando l'orbita la portava fuori dall'ombra della Terra e nella luce solare diretta.

Frank aveva una videocamera, presa in prestito dal Tribunale. Aveva anche un microfono radio e un auricolare. Kelkad, che indossava una cuffia appositamente modificata per lui, aveva fatto in modo che i segnali fossero trasmessi direttamente dalla nave al tribunale; i problemi di trasmissione che aveva avuto Clete durante la sua visita improvvisata si erano rivelati facilmente superabili. Senza dubbio più di un miliardo di persone stava seguendo la diretta — ma l'unico pubblico che interessava Frank erano sei uomini e sei donne al Tribunale Penale della Contea di Los Angeles. Il giudice Pringle aveva detto a Dale di trovare un modo per portare le prove lì dentro, ed era esattamente ciò che aveva fatto Dale.

«Dottor Nobilio,» disse la voce di Dale «mi sente?» Frank alzò una mano per sistemarsi la cuffia. «Sì.»

«Va bene» disse la voce di Dale. «La giuria è presente, e vorremmo andare avanti con la testimonianza. Capitano Kelkad, può accompagnare il dottor Nobilio presso le attrezzature mediche Tosok?»

«Certamente» disse Kelkad. Si spinse abilmente dal muro e andò giù per il corridoio. Visto da sotto, l'alieno sembrava un calamaro amputato, con i suoi quattro arti equidistanti che pendevano dietro al corpo. Frank cercò di tenere ferma la telecamera mentre tentava di andare nella stessa direzione. Kelkad andò abbastanza dritto per il corridoio, ma Frank non faceva altro che rimbalzare tra pareti, soffitto e pavimento. A un certo punto le lenti si bloccarono direttamente su una delle luci gialle circolari incassate nel soffitto. Frank si scusò con chi lo seguiva dalla Terra.

Arrivarono finalmente all'infermeria di bordo — una stanza in cui nessun umano era mai entrato prima, ma che il biochimico Stant aveva descritto a Dale durante la sua deposizione. Al centro c'era un grande tavolo operatorio, con una fessura sull'asse longitudinale per le braccia. Dal soffitto scendeva una piovra meccanica di strumenti chirurgici attaccati a bracci articolati — probabilmente il chirurgo li tirava giù se necessario. Lungo le pareti c'erano degli armadietti con le aperture orizzontali, ognuna del diametro di circa ottanta centimetri. Era quasi tutto blu, con zone argento e rosse. Invece di avere le solite luci tonde, il soffitto sembrava un unico pannello luminescente che emanava una luce bianco gialla.

«Grazie» disse la voce di Dale. «Ora, Kelkad, mi hanno detto che questa è la stanza in cui Hask avrebbe eseguito la dissezione del corpo di Seltar, la componente del suo equipaggio morta accidentalmente, giusto?»

Kelkad era a metà tra soffitto e pavimento, e si teneva fermo stringendo leggermente il tavolo operatorio con la mano frontale. Il suo ciuffo si mosse in avanti. «È esatto.»

«Dottor Nobilio,» disse Dale «per favore faccia una panoramica della sala, e nel frattempo ci descriva il livello di ordine o disordine.»

Frank inquadrò pareti e pavimento, poi fece una lenta panoramica per l'intera lunghezza del tavolo operatorio. «Mi sembra tutto immacolato» disse. «Non ci sono segni di disordine.»

«Niente schizzi di sangue?» disse la voce di Dale. «Niente segni di carneficina?»

«Niente.»

«Ora, dottor Nobilio, ci mostri per favore gli armadietti montati sulla parete.» Frank eseguì. «Vorrei che ingrandisse sulle varie targhette, e che Kelkad traducesse per noi quello che c'è scritto.»

La voce di Ziegler: «Obiezione, Vostro Onore. Posso avvicinarmi?»

«Potete avv…» il giudice Pringle doveva aver rotto il microfono; il suono si interruppe a metà. Frank, sempre fluttuando, tentò di alzare le spalle in direzione di Kelkad. «Mi dispiace» disse.

Il ciuffo di Kelkad ondeggiò. «Nei vostri tribunali si passa un tempo eccessivamente lungo sulle questioni procedurali.»

«Dovresti provare a lavorare nel settore governativo» disse Frank con aria afflitta. «Sembra che non facciamo altro che discutere.»

«Credevo che l'avvocato Rice avesse detto che sei un idealista.»

«Rispetto a Dale, lo sono di sicuro. Ma sono idealista nel senso che credo che l'ideale sia raggiungibile, che si tratti di tribunali efficienti o di governi efficienti. E poi…»

«… Allontanatevi.» Di nuovo la voce del giudice Pringle. Qualunque fosse la questione sollevata, era stata evidentemente risolta. «Avvocato Rice, proceda.»

«Grazie, Vostro Onore. Dottor Nobilio, lei ci stava mostrando gli armadietti sulle pareti.»

«Oh, scusate.» Frank puntò di nuovo la telecamera. «Come si vede?»

«Bene» disse Dale. «Capitano Kelkad, può tradurre?»

Frank realizzò che Kelkad stava guardando l'armadietto in alto a destra, mentre lui stava inquadrando quello in alto a sinistra — una di quelle piccole differenze culturali. «Qui dice…»

«No, Kelkad» disse Frank. «Per favore iniziamo da quello in alto a sinistra.»

«Oh, chiedo scusa.» Il Tosok si spinse lungo la parete usando la mano anteriore. «Questa dice 'Chirurgia' — be', voi direste 'attrezzatura', ma il termine è più generico. 'Materiali chirurgici'.»

«Attrezzatura chirurgica varia?» chiese Dale.

«Esatto.»

«E quello vicino?»

«In orizzontale o in verticale?» chiese Kelkad.

«In orizzontale» disse Dale. «Il prossimo a destra.»

«'Bende e garza'.»

«E quello successivo?»

«'Giunture artificiali'.»

«Intende gomiti meccanici, ginocchia e così via, esatto?»

Il ciuffo di Kelkad si mosse in avanti per annuire. «Sì.»

«E il prossimo?»

«Il segno verde non è una parola; è un simbolo che usiamo per indicare la conservazione in celle frigorifere.»

«Come nella refrigerazione, vero?» disse Dale.

«Sì.»

«Quindi i contenuti di quell'armadietto vengono conservati a bassa temperatura?»

«Esatto.»

«Sotto al simbolo c'è scritto qualcosa. Cosa dice?»

«La prima colonna dice 'organi per trapianti'. La seconda dice 'cuori'.»

«Kelkad, le parole a cui si sta riferendo hanno un aspetto molto diverso da quelle scritte sulle targhette di prima. Perché?»

«Quelle di prima erano scritte con delle macchine. Queste sono scritte a mano.»

«Calligrafia Tosok, vero?»

«Sì.»

«Riconosce di chi è?» chiese Dale.

«Obiezione!» disse Ziegler. «Kelkad non è stato presentato come esperto di grafologia.»

«Respinta» disse la voce del giudice Pringle. «Può rispondere alla domanda.»

«È la calligrafia di Hask» disse Kelkad. «È abbastanza particolare — e piuttosto disordinata.»

Nell'auricolare Frank sentì qualche risata.

«Quindi si può dire che le scritte su quelle etichette sono state fatte dopo l'inizio del vostro viaggio da Alfa Centauri?» chiese Dale.

«Sicuramente. Quando siamo partiti non avevamo organi per il trapianto.»

«Da dove provengono quegli organi?»