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Passò infine questo momento, il peggiore, e quando il mattino lasciò intravedere il suo splendore attraverso le verdi pareti trasparenti della stanza, aveva perso ogni paura e cominciava ad acquistare pieno controllo sui pensieri come sui movimenti.

Non ci fu un'effettiva sovrapposizione di due strati di memoria. Falk aveva trovato spazio per affiorare alla coscienza nell'ampio numero di neutroni che rimangono inutilizzati in un cervello straordinariamente intelligente, cioè gli spazi incolti della mente di Ramarren. Il sistema motorio di base e le vie sensoriali non erano mai state definitivamente escluse, anzi, in un certo senso avevano continuato a vivere marginalmente, benché insorgessero difficoltà causate dallo sdoppiamento in due strati di abitudini motorie e modi di percezione. Ai suoi occhi un oggetto era diverso a seconda che l'avvertisse come Falk o come Ramarren, e benché a lungo andare il raddoppiamento potesse fruttare un aumento dell'intelligenza e delle capacità percettive, al momento lo confondeva fino a rasentare le vertigini. L'intersecarsi emotivo era così vivace che in certi punti diventava conflittuale. E dato che i ricordi di Falk coprivano la "durata della vita" non meno di quelli di Ramarren, le due serie tendevano ad apparire simultanee anziché nella giusta successione. Era difficile per Ramarren ammettere un tempo morto durante il quale non era esistito coscientemente. Dov'era dieci giorni fa? Era sul dorso di un mulo tra i picchi nevosi della terra, Falk lo sapeva; ma Ramarren sapeva invece che si stava accomiatando dalla moglie in una casa delle alte pianure verdi di Werel… Inoltre ciò che Ramarren immaginava del pianeta Terran veniva spesso contraddetto da ciò che sapeva Falk, mentre l'ignoranza di Falk circa il pianeta Werel gettava uno strano fascino di leggenda sul passato di Ramarren. Eppure anche in questo smarrimento c'era un germe di interazione, la possibilità di quella coerenza cui tendeva bramoso. Perché il fatto in sé rimaneva indiscutibile: egli era fisicamente e cronologicamente un solo uomo; il suo problema non era esattamente quello di creare un'unità, ma semplicemente di capirla.

Era ben lontano dalla coerenza. L'una o l'altra delle due strutture mnemoniche doveva pur dominare, se doveva agire e pensare con una certa competenza. Per ora era in genere Ramarren ad avere il sopravvento, perché l'Ufficiale di rotta dell'Alterra era persona autorevole e potente. Al suo confronto Falk si sentiva bambino, inesperto; poteva metter a disposizione tutto il suo sapere, ma faceva affidamento sulla forza e l'esperienza di Ramarren. E aveva bisogno di entrambe le qualità, perché l'uomo a due menti si trovava in una situazione oscura e pericolosa.

Una domanda si imponeva sopra tutte. Semplice a dirsi: se ci si potesse o no fidare degli Shing. Perché se in Falk era stato inculcato un ingiustificato timore dei Signori della Terra, allora anche il timore di rischi e raggiri sarebbe stato ingiustificato. Dapprima Ramarren pensò che le cose stessero così; ma non a lungo.

La sua doppia memoria aveva ormai individuato menzogne evidenti e discrepanze. Abundibot s'era rifiutato di comunicare telepaticamente con Ramarren, dicendo che gli Shing non si servivano della comunicazione paraverbale; ma Falk sapeva che era una bugia bella e buona. Perché l'aveva detta Abundibot? Evidentemene perché voleva dire una cosa falsa, la versione Shing di ciò che era successo all''Alterra e al suo equipaggio, e non poteva o non osava dirla a Ramarren telepaticamente.

Ma a Falk aveva detto suppergiù la stessa storia, e telepaticamente.

Dunque era una storia falsa, gli Shing potevano mentire telepaticamente e non si tiravano indietro. Vero o falso?

Ramarren ricorse ai ricordi di Falk. In un primo momento quello sforzo di concordare i fatti era superiore alle sue possibilità, ma gli fu più facile dopo i primi tentativi, percorrendo la stanza silenziosa avanti e indietro, finché gli divenne improvvisamente chiaro; ricordava lo smagliante silenzio delle parole di Abundibot: "Noi che tu conosci come Shing siamo uomini…" E risentendole, anche se a memoria, Ramarren capì che erano una menzogna. Era incredibile quanto indubitabile. Gli Shing potevano mentire telepaticamente, l'umanità sottomessa aveva immaginato e temuto il vero. Gli Shing erano veramente il Nemico.

Non erano uomini, ma alieni, dotati di un potere alieno; e senza dubbio erano loro che avevan fatto fallire la Lega, acquistando forza su questa Terra usando di quel potere. Erano loro che avevano attaccato l'Alterra quando era entrata nell'atmosfera terrestre; tutte quelle storie di ribelli erano pura invenzione. Avevano ucciso o cancellato tutto l'equipaggio, tranne il bambino Orry. Ramarren poteva intuire perché: perché avevano scoperto, esaminando lui o qualche altro paraverbalista altamente qualificato dell'equipaggio, che i Wereliani riuscivano a sapere quando gli Shing mentivano telepaticamente. Questo li aveva spaventati ed essi si erano sbarazzati degli adulti, risparmiando solo l'innocuo bambino di cui si servivano come informatore.

Per Ramarren i suoi Compagni di Viaggio erano morti solo ieri e, lottando contro questo dolore, cercò di pensare che potevan essere sopravvissuti in qualche angolo della terra come era successo a lui. Ma se era stato così, e bisognava tener conto che lui era stato molto fortunato, dove si trovavano adesso? A quanto pareva gli Shing avevano avuto un bel daffare per scoprire dove si trovava anche uno solo, quando avevano saputo di avere bisogno di lui.

E per che motivo avevano bisogno di lui? Perché lo avevano cercato, portato qui, e gli avevano restituito la memoria dopo avergliela distrutta?

Non poteva derivare nessuna spiegazione dai fatti a sua disposizione, tranne quella cui era giunto come Falk: gli Shing avevano bisogno di lui perché gli dicesse da dove veniva.

Questa constatazione dapprima lo divertì. Se era davvero così semplice, era divertente. Avevano risparmiato Orry perché era molto giovane; non addestrato, non formato, vulnerabile, divertente, niente più di uno strumento, e loro informatore. Era certamente stato tutto questo per loro. Ma non sapevano da dove veniva… E quando arrivarono a questa scoperta, avevano già cancellato dalle menti che lo sapevano l'informazione che volevano strappare, e sparpagliato le loro vittime per l'ampia Terra in rovina, a morire accidentalmente, o di fame, oppure per l'attacco di qualche fiera o uomo selvaggio.

Poteva anche presumere che Ken Kenyek, mentre il giorno prima gli manipolava la mente con lo psicocomputer, avesse cercato di estorcergli il nome Galaktika del sole di Werel. E certamente se lo avesse comunicato, a quest'ora sarebbe stato morto o senza mente. Non era lui, Ramarren, che volevano; volevano solo quello che lui sapeva. E non l'avevano avuto.

Questo fatto di per sé doveva averli preoccupati, ed era bene così. Il codice segreto kenshiano riguardante i Libri della Colonia Perduta era stato elaborato assieme a una complessa tecnica di difese mentali. Quella mistica della segretezza o, per essere precisi, del ritegno, era cresciuta con gli anni a partire dal rigoroso controllo delle conoscenze tecnicoscientinche di cui disponevano i Colonizzatori originari, conseguenza esse stesse della Legge della Lega sull'Embargo Culturale che vietava l'importazione della cultura sui pianeti coloniali. Il complesso concetto di ritegno era diventato ormai fondamentale nella cultura wereliana, e la stratificazione della società wereliana era improntata alla convinzione che il sapere e la tecnica devono restare sotto controllo intelligente. Particolari del genere, come il Vero Nome del Sole, erano formali e simbolici, ma il formalismo veniva preso seriamente, con grave serietà, perché per i Kelshiani il sapere era religione, la religione sapere. Per difendere l'intangibilità degli angoli sacri delle menti degli uomini eran state escogitate difese intangibili e invulnerabili. A meno che non si trovasse in uno dei Luoghi del Silenzio e che a lui non si rivolgesse, in una forma adeguata, un appartenente al suo stesso Livello, Ramarren era assolutamente incapace di comunicare, in parole, scritti, o anche telepaticamente, il Vero Nome del sole del suo mondo.