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Dal diario di Sanders Nicholas,

addetto alle informazioni presso lo staff

del Primo Difensore Ettin Gwarha

CODIFICATO PER LA SOLA VISIONE DI ETTIN GWARHA

17

Fu Vaihar a farle da scorta, il giorno dopo. Quando raggiunsero la zona dei Colloqui-con-i-nemici, una delle guardie hwarhath gli parlò.

Vaihar disse: — Devo portarla nella sala d’osservazione e andare a unirmi alla squadra dei negoziati. Hah! È una fortuna che indossi l’uniforme da cadetto dello spazio.

— Che cos’è successo?

— Non lo so. Non voglio farle premura, Anna, ma…

Si affrettarono verso la sala d’osservazione. Lui la lasciò alla porta. Dentro, l’ologramma era acceso e mostrava la sala delle riunioni con le due file di sedie. Anna si sedette e rimase a guardare. Entrarono gli umani secondo il solito rituale; ma l’ingresso dei hwarhath fu diverso. Prima di tutto, il Popolo sembrava imbarazzato. Dopo un momento, ne capì la ragione. C’era una persona nuova, robusta e con il pelo grigio scuro, l’uniforme leggermente stretta. Lui e il generale entrarono insieme, girando attorno alle estremità opposte della fila di sedie e cercando (così sembrò ad Anna) di misurare i movimenti in modo da raggiungere il centro della fila insieme.

Quando l’ebbero fatto, si girarono contemporaneamente e si fermarono, di fronte agli umani. L’uomo robusto sovrastava Ettin Gwarha, più alto di lui di mezza testa e molto più massiccio. Gli altri hwarhath presero posto lateralmente, muovendosi con riluttanza, o così almeno parve ad Anna, e tenendosi il più vicino possibile alle sedie. Persino Vaihar appariva a disagio e quasi goffo.

Il generale si guardò attorno. L’uomo robusto annuì. Tutti si sedettero. Il generale, colto di sorpresa, fu un po’ lento e si sedette un attimo dopo gli altri.

Era rigido. Arrabbiato, pensò Anna. Furibondo. Poi si rilassò e si sporse verso l’uomo robusto, parlando sottovoce. L’altro sorrise. Aveva denti larghi, squadrati e bianchissimi.

— Voglio presentare il Frontista Lugala Tsu — disse Vaihar. — L’uomo che gli sta accanto è Min Mahata, che gli farà da traduttore.

Haxu presentò la squadra degli umani.

Interessante, pensò Anna. Ma cosa significava?

Guai, si rese conto alla fine della riunione. Lugala Tsu aveva una certa difficoltà a mantenersi calmo. Il problema non era veramente visibile… non si arrivava all’aperta scortesia… ma esisteva: piccoli cambiamenti di posizione, soprattutto quando parlava Ettin Gwarha, espressioni arcigne, smorfie. A volte, si chinava leggermente verso il traduttore, come se fosse sul punto di mormorargli qualcosa, ma non lo faceva mai. Il generale gli lanciò diverse volte delle occhiate oblique, specialmente all’inizio della riunione. Alla fine si rivolse all’altro frontista.

Vaihar disse: — Ettin Gwarha ha chiesto: «Hai qualcosa da aggiungere, Frontista Lugala? Cosa ne pensi?»,

No, rispose l’uomo robusto. Non aveva niente da aggiungere. Ero nuovo ai negoziati. Per il momento, s’accontentava di ascoltare. Avrebbe parlato in seguito.

Il generale mosse leggermente la testa. Uno dei traduttori umani aveva detto ad Anna che quel movimento poteva significare che era d’accordo, che capiva o che stava mostrando considerazione, dipendeva dal momento. Poi il generale si appoggiò allo schienale della sedia. Era giunto a una qualche decisione, pensò Anna, anche se non avrebbe saputo dire quale.

Da quel momento in poi, il generale non lanciò più occhiate all’altro frontista.

L’umore nella sala stava cambiando. Qualcosa, la sensazione di agio e di sicurezza, che era andata a mano a mano crescendo nelle settimane passate, cominciò a diminuire; e, proprio perché diminuiva, Anna cominciò ad avvertirla per la prima volta. Era avvenuto in modo così graduale! Anche se fin dall’inizio il generale e Charlie si erano mostrati cortesi e rispettosi. Tuttavia, c’era stata una certa rigidità, che era sparita… che stava sparendo… e che ora ritornava.

Comprese come i colloqui fossero stati razionali e, relativamente parlando, chiari quando a capo della situazione c’erano stati Charlie e il generale. Lenti, sì, e forse eccessivamente cauti, sebbene lei non sapesse molto di diplomazia. Forse i diplomatici avevano bisogno di girare attorno agli argomenti a quel modo.

Ora non capiva. Vaihar sembrava infelice. Charlie… lo vedeva di lato… appariva sempre più teso.

Pranzò con gli altri umani. Un pasticcio vegetariano, il cibo più adatto alla situazione. I suoi colleghi parlarono e riparlarono della riunione che si era appena conclusa, cercando di capire che cosa stesse succedendo.

Alla fine, Charlie disse: — Ho il sospetto che si tratti di una lotta di potere tra i due. — Usò la forchetta per muovere il pasticcio nel piatto. — Avrei voluto capire quali erano le loro posizioni. Lugala Tsu è ostile a noi? Ettin Gwarha è in un certo qual modo nostro amico? Anna… — La guardò. — Lei ha i contatti migliori. Veda cosa riesce a scoprire da Sanders o dalle donne hwarhath o da quei due giovani.

Anna annuì. — Farò il possibile.

Dopo il pranzo, lasciò gli alloggi umani. La sua scorta era Matsehar. Gli chiese che cosa stesse succedendo.

— Dove?

— Ai negoziati.

— Esattamente quello che vede. Il figlio di Lugala si è unito ai negoziati perché è suo diritto e sua responsabilità. I Frontisti Riuniti non dovrebbero essere rappresentati da una persona soltanto.

Anna stava ascoltando la versione ufficiale, quella di parte. Matsehar aggrottò la fronte, il che poteva essere un avvertimento o forse soltanto una delle sue occasionali espressioni strane. Poi cominciò a descrivere le macchinazioni di Lady Macbeth e di suo figlio. La madre cominciava a perdere la sua sicurezza, ed era il guerriero sanguinario che ora occupava il centro del palcoscenico. — Ecco cosa accade — disse Matsehar — quando le donne non frenano i loro figli. La violenza maschile deve sempre essere tenuta nel giusto contesto politico.

Si divisero all’ingresso degli alloggi delle donne e lei entrò negli splendidi corridoi che portavano alle sue stanze. L’ologramma era acceso e mostrava l’alba sull’oceano di Reed 1935-C. C’era un chiarore rosa all’orizzonte. In alto, quasi sul soffitto, c’era la stella mattino/sera. Era doppia, al momento, i due pianeti abbastanza lontani per essere visibili come punti di luce.

Altre luci si accendevano nell’acqua della baia. Luccicavano debolmente, sembravano stanche. Era la fine di una lunga notte di segnalazioni d’identità e di rassicurazione. Anna capiva quella sensazione di stanchezza. Si massaggiò i muscoli del viso e del collo.

Dopo un po’, sorse la stella primaria. Era troppo lucente perché la si potesse guardare direttamente. Anna si alzò e si avvicinò all’interfono per chiamare Ama Tsai Indil.

— Credo di aver bisogno di un incontro con la vostra gente.

— Vuol dire con la mia compagna anziana. Sì, va bene.

— E forse dovrebbe essere presente Sanders Nicholas.

— Di questo sono meno sicura, ma mi lasci consultare la donna di Tsai Ama.

L’interfono si spense. Anna si mise a trafficare con l’ologramma, facendolo alla fine scorrere velocemente verso il pomeriggio. La stella primaria non luccicava più. C’era invece una lunga ombra che si stendeva sulla collina dorata: una specie di manufatto con sostegni. Forse faceva parte dell’attrezzatura che aveva registrato il paesaggio. Il cielo era cosparso di piccole nubi rotonde. Onde spumeggianti punteggiavano l’oceano azzurro. Anna immaginò il vento che doveva soffiare, freddo e salato.

Si sedette e guardò l’ombra del manufatto che si allungava sempre di più.

Ama Tsai Indil la richiamò e disse che l’incontro con la compagna anziana era accordato.