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Inzara

L’oracolo andò a raccogliere radici e bacche, Derek andò in cerca di legna e io feci un inventario delle cose appartenute a Inahooli. Due tuniche… tre, se contavo quella che avevo indosso, un mantello di pelle, un paio di sandali e un coltello. Tutte le tuniche erano adorne di ricami: disegni geometrici. Il mantello aveva un fermaglio, simile a una fibbia, fatto di bronzo e rivestito d’argento. L’argento si andava assottigliando.

— Lixia! — gridò Derek.

Gettai a terra il mantello e attraversai di corsa il boschetto. Derek si trovava sul limitare orientale.

— Laggiù! — Puntò il dito.

Sull’aperta pianura c’era un cavaliere. Era in sella a un cornacurve. Riuscivo a distinguere le lunghe corna ricurve dell’animale. Un secondo animale, un altro cornacurve, seguiva il primo.

— Nia? — domandai.

— Credo di sì.

Il cavaliere si avvicinava. Riconobbi le ampie spalle e il suo modo di cavalcare: agile, disinvolto, un po’ ciondolante sulla sella. — Dobbiamo chiamare subito Eddie — dissi.

Derek mi rivolse un’occhiata. — È il caso che sia io a parlare. Sono un miglior politico di te, e dobbiamo dare delle spiegazioni. La sventurata morte di una guida religiosa indigena.

— Okay.

Nia ci raggiunse e smontò di sella. — Bene, l’ho trovato. — Indicò con la mano il cornacurve. — E anche l’attrezzatura. Sono affamata. C’è qualcosa da mangiare?

— Sì — risposi.

— Io mi occupo degli animali — disse Derek. Allungò la mano e Nia gli porse le redini.

— Dove hai preso quella tunica? E che cosa è successo alla sua faccia? — Indicò Derek.

— Inahooli è tornata.

— Aiya!

— È venuta a cercarci durante la notte. Abbiamo dovuto ucciderla. Io ho dovuto ucciderla.

— Tu? — Nia mi fissò a occhi sgranati.

— Sì.

Nia restò silenziosa per un momento. Alla fine disse: — Ogni morte imprevista è spiacevole. Una morte così, avvenuta durante una lite, è peggiore delle altre. Lo spirito della persona defunta è certamente adirato. È probabile che porti sventura. Quando arriveremo in un posto dove c’è una sciamana, chiederemo che esegua cerimonie per placare Inahooli o scacciarla. Sarebbe meglio fare qualcosa anche per l’uomo del canyon, anche se non ha la stessa importanza quando un uomo muore all’improvviso. — Aggrottò la fronte. — Avete seppellito Inahooli?

— Sì.

— Con dei doni?

— Sì. L’oracolo le ha dato la sua collana.

— Bene. Forse non ci sarà sventura. — Nia non sembrava sicura di sé. — Quella donna era pazza e pericolosa. Se l’è cercata. Gli spiriti non se la prenderanno con noi, e di solito i fantasmi non percorrono grandi distanze. Una volta che ce ne saremo andati da qui, dovremmo essere al sicuro. — Nia fece il gesto che significava "me lo auguro" o "lo spero".

Tornammo all’accampamento. Tirai fuori del cibo: carne essiccata e frutta secca. Nia mangiò. — Mmm! Stavo morendo di fame sulla pianura. — Si appoggiò all’indietro e sospirò. — Il cibo è della donna?

Feci il gesto dell’assenso. — Derek gliel’ha spiegato.

Nia osservò il pezzo di frutta che aveva in mano. Dopo un po’ se lo cacciò in bocca. — Ci pensavo mentre cercavo il cornacurve. All’inizio ho pensato che ero io resposabile di ciò che stava succedendo. Ma non può essere così. — Finì di masticare e inghiottì, poi si grattò il naso. — Quasi sempre la sventura proviene da qualcosa di imprevisto o particolare. Bene, ho fatto cose strane e ho avuto la mia parte di sfortuna. Ma in questo caso è stata Inahooli a comportarsi in modo bizzarro. Siamo arrivati nella sua terra. Eravamo stranieri. Ma lei non ci ha fatto una buona accoglienza. Al contrario, ha cercato di ucciderci. Ora, tutti sanno che le donne non litigano con chi è straniero. Questo è un comportamento maschile.

— Le donne non litigano mai con chi è straniero? — chiesi.

— Capita una volta ogni tanto. Hakht l’ha fatto. È una persona malvagia. — Nia lo disse fermamente e con convinzione. — E anche Inahooli. Lei era pazza. E io ho ucciso il vecchio che aveva ucciso Enshi. Ma le donne normali, le donne che hanno rispetto di sé, non litigano mai se non con le persone che conoscono. Parenti o vicine. È questo il modo giusto di avere una discussione. — Nia mangiò altra frutta. — Non c’è modo di sapere con certezza chi sia un’estranea o ciò che accadrà se la si importuna.

Era un ragionamento logico. Gli abitanti di questo pianeta non conoscevano la guerra, né, per quanto ero in grado di giudicare, alcun genere di furto organizzato. Quando vedevano uno straniero, o almeno una straniera, non dovevano chiedersi: questa persona può essere un ladro? Un assassino? Qualcuno che ci farà del male? Al contrario potevano pregustare il piacere dei doni e delle storie che la straniera avrebbe portato con sé.

Aggressione e scambi erano, almeno in apparenza, cose del tutto disgiunte. Com’era diverso dalla Terra. La vecchia Terra, in ogni caso, dov’era stato legittimo affermare: "La proprietà è un furto".

Derek arrivò nell’accampamento, portando due zaini.

— Che cos’è successo? — s’informò Nia. — Com’è morta Inahooli?

Lui mise giù gli zaini e glielo riferì. Era un eccellente resoconto, breve e chiaro, con un gran gesticolare. — Ho avuto cattiva fortuna ieri — disse alla fine. — Ma lei ne ha avuta di assai peggiore. Se le cose si fossero svolte un po’ più lentamente, se avesse avuto un po’ più di tempo, Inahooli ci avrebbe uccisi tutti e tre. Forse l’Imbroglione aveva deciso che ero stato punito abbastanza.

— Chi è l’Imbroglione? — domandò Nia. — È perché vuole punire Derek?

— Ti ricordi del braccialetto che ha trovato? — dissi.

— Sì.

— Apparteneva a uno spirito chiamato l’Imbroglione. Inahooli ha detto a Derek che l’Imbroglione era sicuramente infuriato e gli avrebbe causato un sacco di dolore.

— Ah! — esclamò Nia.

— Conosco quello spirito — disse Derek. — Fra la mia gente è chiamato Coyote.

— Non sono del tutto sicura di questo, Derek. Il Coyote è ignobile, ma non è malvagio. Da quanto mi ha raccontato Inahooli, mi sono fatta l’impressione che l’Imbroglione sia cattivo. Egoista e malevolo. È simile a Loki.

— Ancora una volta, non so di che cosa stiate parlando — intervenne Nia.

— Non preoccuparti. Lixia ha l’abitudine di divagare dall’argomento di cui si sta parlando. Pensa troppo, e il suo pensiero si allontana in ogni possibile direzione.

Gli feci un gestaccio.

— Quello è un gesto usato dalla vostra gente? — domandò Nia.

— Sì. È un gesto di mancanza di rispetto.

— Ah! Fammelo vedere di nuovo.

Ripetei il gesto. Nia mi imitò. — Credevo che la tua gente non avesse gesti. È bello sapere che non siete totalmente strani. — Guardò Derek. — Il tuo racconto è finito?

Lui fece il gesto dell’affermazione.

— Uh! Vorrei che tutto questo non fosse accaduto. Ma è accaduto. — Fece il gesto che significava "così sia". — Domani proseguiremo. Voglio andarmene lontano da qui, prima che il fantasma riesca a liberarsi dal suo corpo.

— D’accordo — disse Derek.

L’oracolo tornò con un po’ di bacche. Cenammo. Derek chiamò la nave.

— Che cosa è successo? — s’informò Eddie. — Dove diavolo siete stati?

— Abbiamo incontrato un esemplare di fauna locale. Alto quattro metri e provvisto di artigli. I nostri animali sono fuggiti e li abbiamo persi. Le nostre radio erano sugli animali. — Derek alzò lo sguardo. Io lo stavo osservando, e lo stesso facevano Nia e l’oracolo. — Sei riuscito a imparare la lingua locale, Eddie?

— No. Perché?

— Ho qui due nativi e credo che si stiano domandando che cosa sto dicendo.

— Hai lasciato che sapessero delle radio?

— Sì.

— Era nostra intenzione cercare di tenere i nativi all’oscuro della nostra tecnologia — disse Eddie. Parlò lentamente e in modo chiaro, con voce pacata. — Faceva parte della nostra politica di non interferenza.