Appena dopo Katous.
Lei colse un azzurro fiore penile e lo rigirò oziosamente fra le mani. Mi stava facendo soffocare dalla mia stessa curiosità, riguardo a Katous. — E così è davvero finita fra te e David. A proposito, l’ho visto fugacemente ieri sera alla festa acquatica di Anna. Da una certa distanza. Si trovava sul sentiero dei gigli.
Io chiesi con indifferenza. — Oh? Con chi?
— Decisamente solo. E sembrava proprio bellissimo. Penso che si sia fatto sostituire nuovamente i capelli. Adesso sono biondi e ricci.
Io mi stiracchiai e sbadigliai. Sentivo i muscoli del collo rigidi come corde di duragem. — Stephanie, se vuoi David, vagli pure dietro. "A me" non interessa.
— Davvero? Ti dispiace se mando il tuo "primitivo" robot-domestico a prendere un’altra caraffa di questo drink ghiacciato? Almeno il tuo robot funziona… il tasso di guasti fra i robot-poliziotti è aumentato ancora. Sono tentata di pensare che le concessionarie dei pezzi siano tutte di proprietà di deficienti se non fossero possedute da alcuni dei miei migliori amici. Come si chiama il tuo robot?
— Hudson — dissi — un’altra caraffa.
Fluttuò via. Katous lo guardò impaurito, indietreggiando in un angolo della terrazza. L’assurdo codino del cane sfiorò un fiore pendulo. Immediatamente il fiore si arrotolò attorno alla coda e Katous guaì scattando in avanti, tremando.
Dissi: — Un cane modificato geneticamente, con un briciolo di coscienza di sé, che ha paura di un fiore? Non ti pare un po’ crudele?
— È tenuto a essere una bestiolina ultra-viziata. A dire il vero Katous è un prototipo beta, testato per il mercato estero. Disponibile secondo l’Atto di esenzione speciale per la ripresa economica, Sezione 14-C. Animali domestici non agricoli per l’esportazione.
— Pensavo che il presidente non avesse firmato l’Atto di esenzione speciale. — Il Congresso vi aveva dibattuto per settimane. Crisi economica, bilancio commerciale sfavorevole, rigidi controlli dell’ECGS, minaccia alla vita per come la conosciamo. Il solito.
— Lo firmerà la prossima settimana — disse Stephanie. Mi chiesi quale dei suoi amanti avesse influenza al Campidoglio. — Non possiamo permetterci di non farlo. La lobby delle modificazioni genetiche diventa ogni mese più potente. Pensa a tutte quelle ricche e vecchie signore cinesi, europee e sudafricane che smanierebbero per avere un costosissimo cagnolino grazioso in modo nauseante, dipendente, senziente in modo poco minaccioso, di breve vita e privo di denti.
— Dalla vita breve? Niente denti? Le caratteristiche di razza dell’ECGS…
— Verranno derogate per gli animali da esportazione. Nel frattempo io sto soltanto effettuando un beta-test per un amico. Oh, ecco che arriva Hudson.
Il robot fluttuò attraverso la portafinestra con una caraffa ghiacciata di vodka non-ti-scordar-di-me. Katous sgattaiolò via, con le quattro orecchie tremanti. Nella fuga urtò un vaso di fiori i quali cercarono di arrotolarsi attorno a lui. Un lungo e flaccido petalo gli si posò delicatamente sopra gli occhi. Katous guaì e si divincolò, lo sguardo impazzito. Sfrecciò attraverso la terrazza.
— Aiuto! — gridò Katous.
Da quella parte della terrazza avevo piantato della polvere di luna in cassette poco profonde fra i paletti, in modo da avere un bordo basso che non mi impedisse la vista della Baia. La terrorizzata fuga di Katous lo mandò a sbattere contro il campo dei sensori della polvere di luna. Essa rilasciò una nuvola di fibre azzurre dal profumo dolciastro, sottili quanto cotone egiziano. Il cagnolino le respirò e guaì nuovamente. La nuvola di polvere di luna risultò per qualche istante traslucida, una nebbia fragrante attorno a quegli occhi enormi, terrorizzati. Katous prese a correre in un tondo, quindi balzò alla cieca. Si scaraventò tra i paletti largamente distanziati e finì oltre il margine della terrazza.
Il rumore del suo corpo che colpiva l’asfalto sottostante giunse ai sensori di Hudson.
Io e Stephanie corremmo alla ringhiera. Ai nostri piedi la polvere di luna rilasciò un’altra nuvola di fibre. Katous giaceva spiaccicato sul marciapiede, sei piani sotto.
— Maledizione! — esclamò Stephanie. — Quel prototipo costava un quarto di milione in Ricerca e Sviluppo!
Hudson disse: — C’È STATO UN RUMORE NON REGISTRATO PROVENIENTE DALL’INGRESSO AL PIANO TERRA. DEVO ALLERTARE LA SICUREZZA?
— No, Hudson — risposi io. — Nessuna azione. — Guardai l’ammasso di pelo rosa insanguinato. Dispiacere e disgusto mi inondarono: dispiacere per il terrore di Katous, disgusto per Stephanie e me.
— Oh, bene — disse Stephanie. Le sue labbra perfette si contrassero. — Forse il QI "aveva" bisogno di essere potenziato. Non ti vedi già i titoli dei tabloid dei Vivi? CANE SCEMO SI TUFFA NELLA MORTE. PRESO DAL PANICO PER UN BOUQUET PENILE. — Tirò indietro la testa e si mise a ridere, mentre i capelli rossi le ondeggiavano nella brezza.
"Mercuriale", aveva detto una volta David di Stephanie. "Ha dei capricci intriganti e mercuriali."
A livello personale non ho mai trovato i titoli dei tabloid dei Vivi buffi quanto sembrano trovarli tutti gli altri. Scommetterei inoltre che né "penile" né "bouquet" si trovino nel dizionario dei Vivi.
Stephanie alzò le spalle e si allontanò dalla ringhiera. — Immagino che Norman ne debba semplicemente fare un altro. Con il lavoro di Ricerca e Sviluppo già completato la società non dovrebbe finire in bancarotta. Forse potrà perfino dedurlo dalle tasse. Hai sentito che Jean-Claude ha inoltrato richiesta di deduzione al Fisco per gli embrioni che lui e Lisa hanno alla fine deciso di non impiantare in un surrogato? Li ha buttati e ha dedotto le spese di sette anni di deposito degli embrioni come deprezzamento economico, basandosi sul fatto che un erede faceva parte di una pianificazione strategica a lungo termine e che il revisore fiscale l’aveva effettivamente autorizzato. Nove embrioni fertilizzati, tutti con costosissime modificazioni genetiche. Poi lui e Lisa hanno deciso che, dopotutto, non volevano affatto dei bambini.
Fissai il mucchietto di pelo rosa da buttare, poi l’ampia Baia azzurra e presi la mia decisione. In quel preciso istante.
— Conosci Colin Kowalski? — chiesi a Stephanie.
Rifletté brevemente. Aveva una memoria eidetica. — Sì, mi sembra di sì. Sarah Goldman me lo ha presentato a teatro qualche anno fa. Alto, con capelli mossi e scuri? Modificazione genetica minima, vero? Non mi ricordo che fosse bello. Perché? È il tuo sostituto per David?
— No.
— Aspetta un attimo… non fa parte dell’ECGS?
— Sì.
— Penso di averti già detto — proseguì Stephanie irrigidita — che la compagnia di Norman aveva un permesso speciale di beta-test per Katous, no?
— No. Non lo hai fatto.
Stephanie si morse l’impeccabile labbro inferiore. — A dire il vero il permesso è in sospeso. Diana…
— Non ti preoccupare, Stephanie. Non denuncerò la tua violazione mortale. Ho solo pensato che potessi conoscere Colin. Darà una stravagante festa per il 4 di Luglio. Potrei farti avere un invito. — Mi stavo godendo il suo disagio.
— Non penso che mi interessi una festa organizzata da un Agente della Squadra Purezza. Sono sempre così noiosi, così rigidi sulla genetica, un manganello che si abbatte sull’innovazione nel nome di un patriottismo fasullo. No, grazie.
— Pensi che l’idealismo sia fasullo?
— La maggior parte del patriottismo lo è. Sia quello, sia il sentimentalismo da Vivi. Dio, l’unica cosa sopportabile di questo paese proviene dalla tecnologia della modificazione genetica. La maggior parte dei Vivi ha un aspetto di merda e si comporta in modo anche peggiore… anche tu hai detto che non sopporti di averli attorno.
Lo avevo detto, sì. C’era moltissima gente che non sopportavo di avere attorno.
Stephanie era in una lista elettorale, il genere di persona che non arriva mai in una campagna per olo-video. — Senza i cervelli modificati geneticamente nelle enclavi di sicurezza, questo sarebbe un paese di deficienti ambulanti, incapaci perfino della basilare sopravvivenza. A livello personale, penso che l’azione migliore del "patriottismo" sia un virus letale, modificato geneticamente, che spazzi via chiunque a parte i Muli. I Vivi non contribuiscono a nulla e dissanguano tutto.