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D’un tratto, lui si guardò intorno con aria incerta. Se Betriz era lì, voleva dire che c’era anche Iselle, però… «Iselle? Bergon?» domandò.

«Sono qui, Lord Caz», rispose la voce di Iselle, che proveniva da un punto al suo fianco. Lei si spostò in modo da mettersi di fronte a lui e rimase a guardarlo con sgomento. Nel corso della fuga si era liberata della pesante sopravveste e sembrava ancora un po’ affannata, però, oltre alla sopravveste, aveva perso anche il nero mantello della maledizione… oppure no? La sua seconda vista cominciava a oscurarsi, però, alla fine, Cazaril fu certo che esso non c’era più.

«Bergon è con mio zio», continuò Iselle, con voce salda, nonostante le lacrime che le rigavano il volto. «Lo sta aiutando a spazzare via gli uomini di dy Jironal.»

«L’ombra nera è stata rimossa… da voi, da Bergon, da tutti», disse Cazaril.

«Come?»

«Se sopravvivrò, ne parleremo.»

«Cazaril!»

La familiare, esasperata cadenza con cui era stato pronunciato il suo nome gli strappò un sorriso.

«In tal caso, dovrete vivere!» esclamò Iselle, con un tremito nella voce. «Io… ve lo ordino.»

Dy Tagille s’inginocchiò davanti a Cazaril, che gli rivolse un secco cenno del capo. «Estraila», sussurrò.

«Tiratela senza inclinarla e senza dare strattoni, Lord dy Tagille, in modo da non aggravare la ferita», lo ammonì Iselle.

«Sì, mia signora», rispose dy Tagille, umettandosi le labbra per la tensione, e afferrò l’impugnatura dell’arma.

«Con cautela, certo, ma fate in fretta, per favore…» mormorò Cazaril.

La lama gli uscì dal corpo, accompagnata da un fiotto di liquido caldo. Cazaril si era augurato di svenire, ma barcollò soltanto, mentre i tamponi venivano applicati con decisione sulle due ferite, al ventre e alla schiena. Quando abbassò lo sguardo, aspettandosi di vedere il proprio grembo rosso di sangue, scorse invece un liquido limpido appena sfumato di rosa. Evidentemente la spada aveva trapassato il tumore… il quale non conteneva affatto una sorta di grottesco feto demoniaco. Che il Bastardo si portasse via Rojeras per avergli messo in mente un’idea tanto spaventosa!

Dalle persone intorno a lui si levò un mormorio di stupore: quel liquido aveva un profumo di fiori.

Cazaril si abbandonò tra le braccia dei suoi soccorritori, ma, prima che numerose mani lo sollevassero e lo trasportassero nella sua stanza, riuscì a raccogliere il ciottolo. Intorno a sé avvertiva soltanto agitazione e paura… Lui invece si sentiva deliziosamente rilassato e trovava meraviglioso essere accudito in quel modo. Nel momento in cui lo sistemarono nel letto, Betriz gli prese la mano. Lui la serrò nella propria e non la lasciò più.

28

Un lieve bussare alla porta della stanza e alcune voci basse riscossero Cazaril, rivelandogli che la stanza era buia, con un’unica candela che cercava di respingere l’oscurità, segno che era ormai scesa la notte.

«Sta dormendo, Roy… Royina», sentì mormorare al medico, rimasto seduto al suo capezzale.

«No, sono sveglio. Entrate», disse Cazaril. Tentò di puntellare le braccia per sollevarsi a sedere, ma poi ci ripensò, limitandosi ad aggiungere: «E fate più luce, molta più luce. Voglio vedervi bene».

Una piccola folla entrò nella sua stanza, cercando di procedere in silenzio e con delicatezza, come partecipanti a un corteo colti da un’improvvisa timidezza collettiva. C’erano Iselle e Bergon, seguiti da Betriz e da Palli, e l’Arcidivino di Taryoon, insieme col piccolo giudice votato al servizio del Padre. Dal suo paradiso orizzontale di lenzuola pulite e d’immobilità, Cazaril sorrise amabilmente a tutti, mentre altre candele venivano accostate a quella già accesa e disposte all’intorno.

«Come sta?» sussurrò Bergon con voce roca, rivolto al medico, guardando con apprensione Cazaril.

«In precedenza, ha perso molto sangue urinando, ma stanotte l’emorragia è stata più lieve e non è ancora insorta la febbre. Per ora, non oso permettergli d’inghiottire più di qualche sorso di tè, e così sarà almeno fino a quando non avremo visto come si evolve la ferita al ventre. Non ho idea di quanto stia soffrendo.»

«Mi fa male, non ne dubitate», intervenne Cazaril. Poi fece un altro tentativo di sollevarsi, sussultò e protestò: «Mi vorrei sedere. Non vi posso guardare così dal basso in alto. Devo parlarvi».

Palli e Bergon si affrettarono a sollevarlo con delicatezza, ammucchiandogli i cuscini dietro la schiena.

«Vi ringrazio», disse Iselle al medico che s’inchinò e si trasse in disparte.

«Cos’è successo?» domandò Cazaril, appoggiandosi ai cuscini con un sospiro soddisfatto. «Taryoon è sotto attacco? E non mi parlate sussurrando, come se questo fosse un funerale.»

«Sono successe molte cose», replicò Iselle con un sorriso, riportando la voce a un timbro normale. «Dy Jironal aveva ordinato ai suoi uomini di avanzare il più in fretta possibile sia da Thistan, sede di suo genero, sia da Valenda, per seguire e sostenere le spie e i rapitori che avrebbe infiltrato in città durante la festa. La scorsa notte, la colonna proveniente da Valenda ha incontrato la delegazione incaricata di portare la nostra lettera a Cardegoss, a Orico, e l’ha catturata.»

«Sono tutti vivi, vero?» volle sapere Cazaril, allarmato.

«C’è stato uno scontro, ma nessuno è rimasto ucciso, grazie agli Dei. Una volta al campo, sembra proprio che ci siano state lunghe discussioni…»

Cazaril non ne dubitò neppure per un istante, dato che aveva incaricato di quell’ambasciata gli uomini più ragionevoli e persuasivi di Taryoon.

«Più tardi, nel pomeriggio, abbiamo mandato incontro alle truppe alcune squadre, incaricate di contrattare, nelle quali abbiamo incluso alcuni degli uomini di dy Jironal che, avendo assistito allo scontro nel cortile, erano stati testimoni del… miracoloso fuoco azzurro, o qualsiasi cosa fosse, che lo aveva ucciso, perché spiegassero l’accaduto. Quegli uomini hanno pianto e farfugliato parecchio, ma sono stati molto convincenti. Cazaril, cos’è davvero… Oh, inoltre dicono che Orico è morto.»

Lo sapevo, pensò Cazaril con un sospiro. «Quando?» chiese.

«C’è una certa confusione al riguardo», rispose l’Arcidivino di Taryoon. «Questo pomeriggio, un corriere del Tempio mi ha portato una lettera dell’Arcidivino Mendenal di Cardegoss, in cui si sostiene che Orico è morto la notte successiva alle nozze della Royesse… della Royina. Secondo gli uomini di dy Jironal, invece, Orico è morto la notte precedente a quella. È un’informazione che hanno avuto dallo stesso dy Jironal e che renderebbe quest’ultimo il legittimo reggente di Chalion. Suppongo che il Cancelliere stesse mentendo, ma credo che non abbia più importanza.»

Però ne avrebbe avuta, se gli eventi avessero preso una piega diversa… Incuriosito, Cazaril assunse un’aria pensosa, mentre valutava le diverse ipotesi.

«In ogni caso, la notizia della sorprendente morte di dy Jironal, nonché del fallimento e della cattura dei loro compagni, unita alla consapevolezza di marciare contro la legittima Royina, ha fatto sì che le truppe si disperdessero», intervenne Bergon. «Adesso gli uomini stanno tornando a casa. Ho sovrinteso io stesso alla cosa.» In effetti, era coperto di fango, ma con gli occhi che scintillavano per la gioia del successo… e per il sollievo.

«Credi che la tregua reggerà?» domandò Cazaril. «Dy Jironal teneva le fila di una considerevole rete di potere e di relazioni, e gli interessi delle persone che la componevano sono tuttora esposti a un notevole rischio.»

Palli fu pronto a scuotere il capo. «Adesso non hanno più il sostegno delle truppe dell’Ordine del Figlio, che è privo del suo generale», replicò con un grugnito. «Ma la cosa peggiore è la certezza — pressoché assoluta — che il comando di quell’Ordine passerà a qualcuno che non appartiene alla loro fazione. Credo che i fedeli a dy Jironal dovranno agire con cautela.»