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— Portomastro Thorne, ah… — Miles era più ancora con i piedi per aria, tuttavia la sua voce si fece brillante e curiosa: — Ci siamo già incontrati?

— Non credo, Lord Ispettore Vorkosigan, no — rispose Bel; Miles sperò ardentemente che solo le sue orecchie percepissero la lieve enfasi con cui quella voce dall’accento strascicato, che gli era tanto familiare, aveva pronunciato il suo nome e titolo barrayarani.

— Ah. — Miles esitò. Gettiamo un amo, un appiglio, qualcosa… - Sa, mia madre era di Beta.

— Che coincidenza — disse Bel. — Anche la mia.

Bel, dannazione! — Ho avuto il piacere di visitare la Colonia Beta in numerose occasioni.

— Oh, io negli ultimi decenni ci sono tornato solo una volta. — Negli occhi castani si affievolì lo scintillio elusivo del senso dell’umorismo notoriamente terribile di Bel, e l’erm si rilassò al punto da dire: — Mi piacerebbe avere notizie di quella vecchia palla di sabbia.

— Sarebbe un piacere per me discuterne — rispose Miles, pregando che questo scambio suonasse educatamente diplomatico e non criptico. E in fretta, maledizione. Bel gli restituì un cordiale cenno del capo.

La donna quad fece un gesto verso l’altra estremità del vano con una delle mani superiori. — Vogliate per favore accompagnarci nella sala conferenze, Lord e Lady Vorkosigan, armiere Roic.

— Certamente, Sigillatrice Greenlaw. — Miles eseguì un lieve mezzo inchino, come a dire dopo di lei, signora, poi si allungò fino a toccare con un piede la paratia, dandosi così una spinta per poterla seguire.

Ekaterin e Roic lo imitarono. Ekaterin arrivò alla porta stagna e frenò con ragionevole grazia, Roic invece atterrò con un tonfo. Aveva messo troppa forza nel darsi la spinta, ma Miles non poteva fermarsi a spiegargli le finezze dei movimenti in assenza di gravità. Prima o poi avrebbe imparato, o si sarebbe rotto le ossa. La serie di corridoi che percorrevano presentava, comunque, una sufficiente quantità di maniglie a cui aggrapparsi.

I terricoli riuscirono a tenere il passo dei quad, che li seguivano e li precedevano; fu con mal celata soddisfazione che Miles constatò come nessuna delle guardie dovesse fermarsi per recuperare un barrayarano in rotazione incontrollata oppure disperatamente fermo a mezz’aria.

Arrivarono infine in una sala dove un’immensa vetrata panoramica si apriva sui bracci d’attracco della Stazione e lo spazio profondo, punteggiato di stelle. Lo scenario era così profondo che un terricolo con appena un tocco di agorafobia da pressurizzazione avrebbe senza dubbio preferito rimanere il più possibile vicino alla parete opposta. Miles fluttuò dolcemente fino alla barriera trasparente, fermandosi con due dita tese delicatamente davanti a sé, e osservò il panorama; le sue labbra s’incurvarono spontaneamente. — Bellissimo — disse con sincerità.

Si guardò attorno. Roic aveva trovato una maniglia accanto alla porta, che condivideva con una delle mani inferiori di una guardia quad, fra occhiatacce e caute manovre per evitare di toccarsi. La guardia d’onore era rimasta nel corridoio, mente lì erano entrati solo due quad, uno della Stazione Graf e uno dell’Unione, che osservavano i presenti con sguardi molto attenti. Le due pareti laterali della stanza erano decorate con piante che crescevano dentro tubi a spirale illuminati, dove le radici erano immerse in una nebbiolina idroponica. Ekaterin si fermò accanto a una di esse, osservandone da vicino le foglie multicolori. Distolse l’attenzione con una certa fatica, e il breve sorriso che le era spuntato in viso si spense, mentre guardava Miles e i loro ospiti quad, cercando di cogliere indizi su come comportarsi. I suoi occhi finirono, curiosi, su Bel, che a sua volta stava guardando Miles, con un’espressione che… be’, a chiunque sarebbe sembrata neutra, mentre Miles era certo che fosse profondamente ironica.

I quad si disposero a formare un semicerchio attorno a una piastra video nel centro della stanza, con Bel che fluttuava accanto al suo commilitone in uniforme ardesia, Capo Watts. Degli steli di diversa altezza, dotati di pannelli di controllo che in genere si trovavano sui braccioli delle poltrone di un terminale, tanto da assomigliare a fiori sui loro gambi, fornivano punti d’appoggio adeguatamente distanziati. Miles ne scelse uno che gli permetteva di rivolgere la schiena alla vetrata. Ekaterin fluttuò fino a sistemarsi dietro di lui. Aveva assunto un atteggiamento silenzioso e riservato che Miles interpretò come infelice. Forse voleva solo dire che era troppo impegnata ad assorbire informazioni per ricordarsi di essere vivace. Per fortuna, quell’espressione simulava anche un distacco aristocratico.

Un paio di quad più giovani, vestiti di maglietta e pantaloncini verdi, entrarono e offrirono delle bevande. Miles scelse una cosa che veniva presentata come tè, Ekaterin un succo di frutta, e Roic, con uno sguardo ai suoi colleghi quad cui non era stato offerto nulla, declinò. Un quad poteva afferrarsi a una maniglia, tenere un bicchiere da cui bere e avere ancora due mani libere per estrarre un’arma e sparare. Non era giusto!

— Sigillatrice Anziana Greenlaw — cominciò Miles. — Dovrebbe avere ricevuto le mie credenziali. — La donna annuì, e i suoi corti, sottili capelli bianchi seguirono il movimento formando un morbido alone. Miles continuò: — Sfortunatamente il significato del suo titolo non mi è familiare. A nome di chi parla, e sono le sue parole un vincolo di onore per chi rappresenta? Voglio dire, rappresenta la Stazione Graf, un dipartimento della Unione degli Habitat Liberi, o un’entità ancora più vasta? E chi ratifica gli accordi da lei stretti? — E quanto tempo gli ci vuole per farlo?

La donna esitò, e Miles si chiese se lo stesse studiando con la stessa intensità con cui lui studiava lei. I quad vivevano più a lungo dei betani, i quali arrivavano comunemente ai centoventi anni standard. Potevano aspettarsi un’esistenza di un secolo e mezzo; quanti anni aveva quella donna?

— Sono una Sigillatrice del Dipartimento Relazioni Terricole dell’Unione; credo che alcune culture terricole mi considererebbero un ministro plenipotenziario degli Affari Esteri, cioè, l’autorità a capo della struttura diplomatica. Ho servito il dipartimento per gli ultimi quarant’anni e ho compiuto turni di servizio come inviato anziano in entrambi i sistemi confinanti.

I sistemi confinanti erano vicini di casa dello Spazio Quad, a diversi salti iperspaziali di distanza lungo rotte molto trafficate; questo voleva dire che aveva effettivamente vissuto su dei pianeti. E che fa questo mestiere da prima che io nascessi. Se non era una di quelle persone convinte che una volta visto un pianeta li hai visti tutti, avrebbe anche potuto essere una cosa promettente. Miles annuì.

— Le mie raccomandazioni e gli accordi che stipulo vengono ratificati dalla mia squadra di lavoro sulla Stazione Unione, cioè il Consiglio Direttivo dell’Unione degli Habitat Liberi — concluse la quad.

Be’, dunque il comitato c’era, ma per fortuna non lì. Miles calcolò che doveva essere l’equivalente di un esponente di primo piano del Consiglio dei Ministri di Barrayar, equivalente al suo rango di Ispettore Imperiale. Certo, i quad non avevano nulla di simile a un Conte barrayarano nella loro struttura di governo, anche se non sembravano soffrire troppo per questa privazione… Miles dovette ingoiare uno sbuffo sarcastico. A un solo gradino dalla cima, Greenlaw aveva un numero finito di referenti da compiacere o persuadere. Si permise per la prima volta di sperare in un negoziato ragionevolmente flessibile.

La donna unì leggermente le sopracciglia bianche. — La chiamano la Voce dell’Imperatore. Davvero i barrayarani sono convinti che la voce del loro Imperatore provenga dalla sua bocca, a tutti questi anni-luce di distanza?

Miles rimpianse di non avere una sedia su cui potersi raddrizzare; dovette accontentarsi di irrigidire un po’ la spina dorsale. — Il mio nome è dovuto a una formalità legale, non a una superstizione, se è questo che intende. In effetti, è la descrizione informale del mio compito. Il mio vero titolo è Ispettore Imperiale. E il mio primo compito è di ascoltare. Rispondo a, e per, l’Imperatore Gregor e solo a lui. — Sembrava opportuno in quella sede lasciare fuori varie complicazioni come la possibile procedura di impeachement da parte del Consiglio dei Conti, e altri pesi e contrappesi tipicamente barrayarani. Come l’assassinio.