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Uno dei cani continuava ad andare avanti e indietro, impaziente, attaccato alla catena. Ringhiò e si fermò abbastanza a lungo, arricciando il muso da ratto verso Janacek e snudando una fila di canini ingialliti. «È un bugiardo», disse Lorimaar alto-Braith, «Perfino i nostri cani sentono l’odore delle sue bugie. A loro non piace».

«Un falsuomo», aggiunse il suo teyn.

Garse Janacek voltò il capo lentamente. Il fuoco da campo accese riflessi rossi sulla sua barba, mentre lui sorrideva col suo sorriso sottile e minaccioso. «Saanel Braith», disse, «il tuo teyn è ferito e quindi può insultarmi impunemente, ben sapendo che non gli posso chiedere di fare le sue scelte. Ma tu non godi di questo privilegio».

«Per il momento », disse Roseph con voce stridula. «Questo è un trucco che non ti permetteremo, Ferrogiada. Non ti permetteremo di sfidarci a duello uno dopo l’altro, in modo da poter salvare il tuo teyn fuorilegge».

«Ho giurato che non ho nessuna intenzione di salvarlo. Non ho nessun teyn. Non potete spogliarmi dei miei diritti nell’ambito del codice».

Roseph, piccolo ed accartocciato — il più piccolo dei Kavalari di almeno mezzo metro — fissò Janacek e non recedette. «Siamo su Worlorn», disse. «E facciamo quel che ci pare». Molti altri mormorarono un assenso.

«Voi siete Kavalari», insistette Janacek, ma il suo viso fu scosso da un accenno di dubbio. «Voi siete Braith ed altolegati di Braith, vincolati alla vostra granlega, al vostro consiglio ed alle sue abitudini».

«Negli anni passati», disse Pyr con un sorriso, «ho visto molti dei miei kethi ed anche molti più uomini delle altre granleghe che abbandonavano l’antica saggezza. "Questo e questo e questo è sbagliato" direbbero gli ampollosi Ferrogiada. "Noi non li seguiremo". E quelle pecore di Rossacciaio vanno loro dietro, come gli effeminati uomini di Scianagate e purtroppo molti Braith. I miei ricordi sono falsi? Tu stai lì e ci predichi il codice, ma io mi ricordo che quando ero giovane i Ferrogiada mi avevano detto che non potevo più fare la caccia ai falsuomini. Mi ricordo forse male se penso a quei Kavalari di burro che furono mandati su Avalon per imparare la navigazione spaziale, le armi ed altre cose utili e che ritornarono pieni di menzogne su come si doveva cambiare un’abitudine, e l’altra, e che il nostro antico codice era una vergogna, anche se prima era sempre stato il nostro orgoglio? Dimmi, Ferrogiada, sbaglio?».

Garse non disse niente. Incrociò le braccia strettamente al petto.

«Jaan Vikary, un tempo alto-Ferrogiada, era il più grande di tutti i fautori di cambiamenti, di tutti i bugiardi. Tu non gli stavi molto lontano», disse Lorimaar.

«Io non sono mai stato su Avalon», disse semplicemente Janacek.

«Rispondimi», disse Pyr. «Tu e Vikary non avete cercato di cambiare le vecchie abitudini? Non avete forse deriso le parti del codice che non vi piacevano?».

«Io non ho mai spezzato il codice», disse Janacek. «Jaan… Jaan forse qualche volta…», balbettò.

«Lo ammette», disse il grasso Saanel.

«Abbiamo parlato tra di noi», disse Roseph con voce calma. «Se gli altolegati possono ammazzare al di fuori del codice, se le cose che secondo noi sono vere possono essere cambiate e disprezzate, allora possiamo fare dei cambiamenti anche noi e rifiutare i falsi insegnamenti che ci danno fastidio. Noi non siamo più vincolati a Braith, Ferrogiada. È la migliore delle granleghe, ma non è buona abbastanza, i nostri vecchi kethi hanno acquisito troppe bugie morbide nei loro cuori. Ma noi non saremo più trattati come giocattoli e piegati al loro volere. Torneremo alle vecchie verità, al credo che era già antico prima che crollasse Pugnodibronzo, anche ai giorni in cui gli altolegati di Ferrogiada, Taal e dei Siti del Carbone Profondo combatterono assieme contro i demoni nei Colli Lamerani».

«Vedi, Ferrogiada», disse Pyr, «tu ci chiami con nomi falsi».

«Non lo sapevo», disse Janacek, piuttosto lentamente.

«Chiamaci nel modo giusto. Noi non siamo Braith».

Gli occhi del Ferrogiada parevano bui ed ammantati. Teneva sempre le braccia incrociate. Fissò Lorimaar. «Tu hai fatto una nuova granlega», disse.

«C’è un precedente», disse Roseph. «Rossacciaio nacque da quelli che li allontanarono da Monte di Pietraluce e lo stesso Braith è nato da Pugnodibronzo».

«Io sono Lorimaar Reln Volpebianca alto-Larteyn Arkellor», disse Lorimaar con la sua voce dura, piena di dolore.

«Onore alla tua granlega», rispose Janacek, mantenendosi rigido, «onore al tuo teyn».

«Siamo tutti Larteyn», disse Roseph.

Pyr rise. «Siamo il consiglio degli altolegati di Larteyn e riconosciamo l’antico codice», disse.

Nel silenzio che seguì, gli occhi di Janacek passarono da un viso all’altro. Dirk, sempre immobilizzato ed inginocchiato nella sabbia, osservò il movimento della sua lesta, voltandosi ora verso uno, ora verso l’altro. «Voi avete preso il nome di Larteyn», disse alla fine Janacek, «per cui siete dei Larteyn. Tutte le antiche leggi sono d’accordo su questo. Comunque vi ricordo che tutte le cose di cui parlate, gli uomini, gli insegnamenti e le granleghe che invocate, sono tutte morte. Pugnodibronzo e Taal furono distrutte nelle alteguerre prima che voi tutti nasceste ed i Siti del Carbone Profondo erano già abbandonati ed allagati fin dal tempo del Fuoco e dei Demoni».

«La loro sapienza vive in Larteyn», disse Saanel.

«Siete soltanto sei», disse Janacek, «e Worlorn sta morendo».

«Sotto di noi prospererà ancora», disse Roseph. «La notizia si spargerà su Alto Kavalaan ed altri ci raggiungeranno. Qui naseranno i nostri figli, per cacciare in questi boschi di soffocatori».

«Come volete», disse Janacek. «Comunque per me è lo stesso. Ferrogiada non ha niente contro Larteyn. Sono venuto da voi scopertamente e vi ho solo chiesto di potermi unire a voi nella caccia». Fece cadere la mano sulla spalla di Dirk. «E vi ho portato un dono di sangue».

«Vero», disse Pyr e restò zitto per un attimo. Poi rivolto agli altri: «lo dico di lasciarlo venire».

«No», disse Lorimaar. «Non mi fido di lui. È troppo impaziente».

«C’è una buona ragione, Lorimaar alto-Larteyn», disse Janacek. «Sulla mia granlega è scesa una grande vergogna e pure sul mio nome. Sono impaziente di lavarla».

«Un uomo deve vendicare il suo onore, a prescindere da quanto possa essere doloroso», disse Roseph annuendo. «Ciò è piuttosto vero per tutti quanti».

«Lasciamolo cacciare», disse il teyn di Roseph. «Noi siamo sei e lui è solo. Come fa ad essere pericoloso?».

«È un bugiardo!», insistette Lorimaar. «Come ha fatto ad arrivare fino qui da noi? Chiedeteglielo un po’! E guardate!» Indicò il braccio destro di Janacek, dove le pietreluci brillavano come occhi rossi nelle loro incastonature. Ne mancavano solo alcune.

Janacek mise la mano sinistra sul coltello e lo sfilò dal fodero. Poi tese la destra a Pyr. «Aiutami a tenere fermo il braccio», disse in tono calmo e conversativo, «e strapperò i falsi fuochi di Jaan Vikary».

«Pyr fece ciò che gli era stato chiesto. Nessuno parlava. La mano di Janacek era rapida e sicura. Quando ebbe finito, le pietreluci giacevano nella sabbia simili a braci di un fuoco calpestato. Si chinò e ne prese una, la lanciò in alto e la riprese, come se volesse verificarne il peso, sempre sorridendo. Poi gettò all’indietro il braccio e la lanciò; la pietra si sollevò in alto e fece un lungo percorso prima di cominciare a cadere. Alla fine del suo arco, scendendo, pareva quasi una stella cadente. Dirk quasi si aspettava che sibilasse cadendo nelle scure acque del lago. Ma non si sentì nessun rumore, a quella distanza non si sentì nemmeno il tonfo.

Janacek raccolse tutte le pietreluci, le fece rotolare un istante sulla mano e le consegnò al lago.

Quando anche l’ultima fu sparita, si voltò verso i cacciatori e sollevò il braccio destro. «Vuoto ferro», disse. «Guardate. Il mio teyn è morto».