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— Uscite all'aperto in una notte chiara — continuò Morgan — e vedrete la meraviglia meno insolita dei nostri giorni: le stelle che non sorgono e non tramontano mai, che restano immobili in cielo. Noi, e i nostri genitori, e i loro genitori, diamo ormai per scontati i satelliti e le stazioni spaziali sincrone, che orbitano al di sopra dell'equatore alla stessa velocità di rotazione della Terra, per cui rimangono eternamente sospesi sullo stesso punto.

"La domanda che Artsutanov si pose aveva la fanciullesca freschezza del vero genio. Un uomo semplicemente intelligente non l'avrebbe mai formulata, oppure si sarebbe detto che era assurda e l'avrebbe respinta.

"Se le leggi della meccanica celeste fanno sì che un oggetto possa restare immobile in cielo, non si potrebbe far scendere sulla Terra, dalla sua superficie, un cavo, e costruire un sistema di elevatori che colleghino la Terra allo spazio?

"Non c'era niente di errato nella teoria, ma i problemi pratici erano enormi. I calcoli dimostrano che nessun materiale disponibile sarebbe stato abbastanza robusto. L'acciaio più resistente si sarebbe spezzato sotto il proprio peso molto prima di poter colmare i trentaseimila chilometri che corrono fra la Terra e l'orbita sincrona.

"Però nemmeno i più sofisticati tipi d'acciaio si avvicinavano lontanamente ai limiti teorici di resistenza. Su scala microscopica, in laboratorio erano stati creati materiali con resistenza infinitamente superiore. Se fosse stato possibile produrli su scala industriale il sogno di Artsutanov si sarebbe avverato, e la dinamica dei trasporti spaziali avrebbe subito un cambiamento radicale.

"Prima della fine del ventesimo secolo, dai laboratori cominciarono a uscire materiali super-resistenti, gli iperfilamenti. Ma erano terribilmente costosi, valevano un'infinità di volte il loro peso in oro. Per costruire una rete che potesse reggere tutto il traffico diretto verso la Terra ne erano necessari milioni di tonnellate, e così il sogno rimase un sogno.

"Sino a pochi mesi fa. Ora le fabbriche orbitanti possono produrre quantità praticamente illimitate di iperfilamento. Finalmente possiamo costruire l'Elevatore Spaziale, ovvero la Torre Orbitale, come preferisco chiamarla. Perché, in un certo senso, è una torre che si alza attraverso l'atmosfera e giunge molto, molto oltre…"

Morgan scomparve, come uno spettro improvvisamente esorcizzato. Venne sostituito da una Terra grande quanto un pallone da football, che ruotava lentamente su se stessa. Più alta d'un braccio del nostro pianeta, immobile sullo stesso punto al di sopra dell'equatore, una stella fulgida indicava la posizione d'un satellite sincrono.

Dalla stella partirono due sottili linee luminose: una diretta verso la Terra, l'altra esattamente in senso opposto, verso lo spazio.

— Quando si costruisce un ponte — continuò la voce senza corpo di Morgan — si comincia dalle due estremità e ci s'incontra a metà strada. Con la torre orbitale è esattamente il contrario. Bisogna costruire contemporaneamente verso l'alto e verso il basso, secondo un programma minuzioso, partendo dal satellite sincrono. Il trucco sta nel tenere sempre il centro di gravità della struttura bilanciato al punto stazionario; altrimenti la torre entrerà nell'orbita sbagliata e comincerà a girare lentamente attorno alla Terra.

La linea di luce che scendeva in basso raggiunse l'equatore. Nello stesso momento, si fermò anche la linea protesa nello spazio.

— L'altezza totale dev'essere almeno di quarantamila chilometri; e gli ultimi cento, quelli che scendono nell'atmosfera, potrebbero indubbiamente costituire il percorso più critico, perché la torre potrebbe essere soggetta agli uragani. Non sarà stabile finché non l'avremo saldamente ancorata al suolo.

"E allora, per la prima volta nella storia, avremo una scalinata per il paradiso, un ponte per le stelle. Un semplice sistema d'elevatori, alimentato dalla poco costosa elettricità, sostituirà i nostri razzi rumorosi e costosi, che saranno usati solo per il compito più adatto, e cioè per i trasporti nello spazio profondo. Eccovi uno dei possibili progetti per la torre orbitale…"

L'immagine della Terra svanì. La telecamera riprese in primo piano la torre, attraversò i muri per svelarne la struttura trasversale.

— Come vedete, consiste di quattro tubature identiche: due per il traffico che sale, due per il traffico che scende. Immaginate che sia una metropolitana o una ferrovia verticale, diretta dalla Terra all'orbita sincrona.

"Le capsule contenenti i passeggeri, il carico e il carburante correrebbero su e giù lungo le tubature a diverse migliaia di chilometri orari. Stazioni di alimentazione disposte a intervalli regolari fornirebbero tutta l'energia necessaria; e dato che di questa energia si potrebbe recuperare il novanta per cento, il costo netto per passeggero ammonterebbe a pochi dollari. Perché, quando le capsule torneranno verso la Terra, i loro motori funzioneranno come magneti-freni, generando elettricità. A differenza dei missili in rientro, non consumeranno tutta la loro energia per surriscaldare l'atmosfera e produrre esplosioni soniche: l'energia sarà ritrasferita al sistema. Si può anche dire che le capsule in discesa alimenteranno quelle in salita; per cui, tenendoci entro stime molto caute, la torre sarà cento volte più efficiente di ogni missile possibile.

"E praticamente non esistono limiti alla mole di traffico che potrebbe reggere, perché tubature nuove si possono aggiungere a seconda delle necessità. Se mai accadesse che un milione d'individui al giorno volesse visitare la Terra, o lasciarla, la torre orbitale potrebbe ospitarli. Dopo tutto, un tempo le metropolitane delle città più grandi hanno fatto altrettanto…"

Rajasinghe schiacciò un bottone, interrompendo Morgan a metà della frase.

— Il resto è tutta roba tecnica. Va avanti a spiegare che la torre può diventare una specie di fionda cosmica, per inviare materiali alla Luna e ai pianeti senza servirsi di un solo razzo. Ma credo che abbiate già visto abbastanza per afferrare l'idea.

— Il mio cervello è doverosamente ammirato — disse il professor Sarath. — Ma per tutti i numi, e anche gli altri, che cosa c'entro io? Oppure tu, a voler guardare?

— Tutto a tempo debito, Paul. Qualche commento, Maxine?

— Forse posso perdonarti. Questa potrebbe essere una delle notizie più colossali del decennio, o del secolo. Ma perché tanta fretta, per non parlare della segretezza?

— Stanno succedendo parecchie cose che io non capisco, ed è qui che tu puoi aiutarmi. Sospetto che Morgan stia portando avanti una battaglia su diversi fronti. Ha in mente di annunciare tutto al mondo in un futuro molto prossimo, ma non vuole esporsi prima di essere sicuro. Mi ha lasciato questa registrazione con la promessa che non fosse divulgata al pubblico. È per questo che ho dovuto far venire qui tutti e due.

— È al corrente del nostro incontro?

— Certo. Anzi, si è dimostrato molto felice quando gli ho detto che volevo parlare con te, Maxine. È chiaro che ti stima e che vorrebbe averti come alleata. E per quanto riguarda te, Paul, gli ho assicurato che sei in grado di tenere un segreto fino a un massimo di sei giorni senza che ti venga l'apoplessia.

— Solo se mi offrono un ottimo motivo.

— Comincio a vedere la luce — disse Maxine Duval. — Ci sono diverse cose che mi hanno lasciata perplesa, e adesso hanno un po' di senso. Primo, questo è un progetto "spaziale". Morgan è ingegnere capo della Divisione "Terra".

— E allora?

— Proprio tu vieni a chiedermelo, tu, Johan! Pensa alle battaglie burocratiche quando i disegnatori di missili e le industrie aerospaziali ne sentiranno parlare! Imperi di miliardi di dollari barcolleranno, tanto per cominciare. Se non agisce con la massima cautela, Morgan si sentirà dire: "Grazie tante. Adesso ci pensiamo noi. Lieti di avervi conosciuto".